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Petr Cech è uno di quei calciatori che piace di più a tutti, da sempre. Bravo, bravissimo, uno dei più bravi di sempre, con quel caschetto da aviatore anni ’30, nell’immaginario dello sport più puro e fantasioso, è il Barone Rosso dei portieri, coraggioso, diverso. Uno che ha difeso la porta con un paracolpi dopo lo scontro con il ginocchio di Stephen Hunt, avvenuto il 14 ottobre 2007, quando ha rischiato la morte per la frattura depressa dell’osso temporale sinistro. 

Il 37enne di Pilsen è talmente diverso che ora passa dall’erba al ghiaccio, dal pallone di calcio al dischetto dell’hockey, scendendo dal duo Chelsea/Arsenal della Premier League inglese al Guildford Phoenix. Di più, da star titolare, da monumento del calcio ceco con 124 presenze in nazionale, da campione di 5 scudetti del campionato di calcio più ricco, di 5 FA Cup, 3 coppe dei campioni, 3 Champions League, passa al ruolo di terzo portiere in una squadra di quarto livello, nella scala di valori dell’hockey britannico.

Romantica come idea, e particolare, anche se semplice come spiegazione: “Dopo 20 anni di calcio pro sarà un’esperienza formidabile per me giocare lo sport che più ho amato da bambino”. Fra l’altro, sarà un’attività part-time, in parallelo con quella di consulente di tecnica e prestazioni del Chelsea.

“Non cambio lavoro ma, prima, da calciatore professionista, non potevo giocare a hockey per ovvie ragioni, mentre ora posso riprendere il filo che ho interrotto da giovanissimo. E spero di poter aiutare la mia giovane squadra a raggiungere gli obiettivi stagionali e di vincere più partite possibile, quando avrò la possibilità di giocare io stesso”. Di sicuro, sarà la grande attrazione già domenica nel match contro i Swindon Wildcats II.

LA VACANZA DI AIR

La scelta di Cech è diversa e insieme vicina a quella di molte altre star di prima grandezza del loro sport. Fra cui spicca quella fenomenale di Michael Jordan, il mitico Air che, dopo tre anelli NBA coi Chicago Bulls, nel 1993, si allontanò dal basket per darsi al baseball, nella Minor League, con scarsi risultati, per poi rientrare, nel 1995 ai canestri e vincere altri tre titoli. MJ non è riuscito ad esprimersi allo stesso livello in due sport, anche perché lo sport è diventato negli anni sempre più competitivo e specialistico. Mentre un tempo i casi di doppi eroi sono stati clamorosi.

FENOMENI POLIVALENTI

Tutti ricordano Johnny Weissmuller, 5 ori nel nuoto e 1 bronzo nella pallanuoto, prima di diventare famoso come interprete cinematografico di Tarzan. Una figura indimenticabile, che però non fa testo, visto la vicinanza fra i due sport che il formidabile atleta statunitense praticò a livello più alto dal 1924 al 1928. Prima di lui, il tedesco Carl Schumann conquistò 3 ori nella ginnastica e uno nella lotta ai Giochi di Atlanta 1896. In quella stessa edizione olimpica, un altro tedesco, Fritz Hofmann, salì sul primo gradino nel podio, due volte come ginnasta e una come nuotatore, per l’argento nei 100 stile. 

Fra i pionieri, è significativo l’esempio di Jim Thorpe che si aggiudicò l’oro olimpico nel decathlon e nel pentathlon, e quindi nell’atletica leggera, ma poi giocò anche ad alto livello nel calcio e nel baseball. Ma parliamo degli anni 1916-23. Saltando gli atleti che praticavano discipline vicine fra loro, il primo fenomeno veramente polivalente ai massimi livelli fu lo svedese Daniel Norling, oro a squadre nella ginnastica all’Olimpiade 1908 e nel 2012, capace poi di primeggiare anche nell’equitazione (salto a squadre) nel 1920. L’accoppiata magica è stata raggiunta anche dallo statunitense Eddy Eagen, primo oro nelle due versioni dei Giochi olimpici: trionfò nel 1920 nella boxe e nel 1932 nel bob a squadre.

SPORT MODERNO

Forse il primo fenomeno autentico di due sport diversi è stato, negli anni 60, la freccia Bob Hayes, primatista mondiale dei 100 yard e dei 100 metri, con due ori olimpici a Tokyo ’64 (100 e staffetta veloce), che è stato poi 4 volte All-Pro di football e campione del Superbowl coi Dallas Cowboys: unico della storia a riuscire nell’impresa. Negli anni ’80, Bo Jackson è stato il primo atleta ad essere nominato All-Star in due dei maggiori sport americani, football e baseball.

Deion Sanders ha giocato sia nei San Francisco 49ers (football) che negli Atlanta Braves (baseball), e ha disputato sia il Super Bowl che le World Series, vincendo col football e perdendo col baseball. La tedesca Christa Rothenburger è stata la prima medaglia olimpica sia ai Giochi estivi che a quelli invernali: vinse 2 ori ai Giochi invernali del 1984, nel pattinaggio velocità e, quattro anni dopo, a quelli estivi del 1988 conquistò l’argento nel ciclismo.

La statunitense Lauryn Williams fece la doppietta nella staffetta dei Giochi estivi ed invernali, oro della 4×100 di atletica leggera nel 2012, argento nel bob 2014. All’ultima Olimpiade invernale, a Pyeongchang 2018, ha fatto scalpore l’impresa della ceca Ester Ledecka, oro nel superG di sci alpino e nel gigante parallelo di snowboard, prima donna nella storia che sale sul primo gradino del podio in due diverse discipline nella stessa edizione dei Giochi.