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Si chiama Dionicio Farid Fernandes ha 19 anni, è messicano, ed è un giovane talento delle giovanili della Juventus che presto esordirà in Champions League con la maglia bianconera. O almeno questo è quello che grazie ad un abile uso di Photoshop è riuscito a far credere alla stampa sudamericana. Il ragazzo infatti non è un calciatore ma è lo stesso finito in prima pagina fingendosi non solo un tesserato del club di Torino ma anche uno che palla al piede ci sapeva fare.

Qualche colpo di tacco con Photoshop elaborando le foto di veri primavera della Juve e anche i social cominciano a volare, 16 mila followers in pochissimi giorni, e ciò che dicono i social diventa di fatto realtà. Ovviamente finché non si scontra con la realtà vera così la verità viene a galla e il giochino finisce. Account chiuso e sputtanamento globale. Peccato. Quello che ha fregato il giovane Dionicio in realtà sono proprio i social perché la sua storia ricorda quella di un altro non-calciatore, il Maradona dei non-calciatori, il leggendario Carlos Henrique Raposo, detto il Kaiser, che negli anni ’80 girò mezzo mondo messo sotto contratto da club sudamericani di prima fascia come Botafogo, Flamengo, Fluminense e Vasco Da Gama (oltre ad una breve parentesi in Corsica con l’Ajaccio), senza mai toccare un pallone. Una storia tanto leggendaria quanto totalmente vera che adesso è diventata un film prossimamente nelle sale del Regno Unito.

Vi starete chiedendo come si fa a diventare calciatore e a fare la vita del calciatore, con tanto di interviste e ospitate in tv, ma soprattutto facendosi pagare come un calciatore senza esserlo davvero. Molto semplice nel Brasile degli anni ’80. Al Kaiser è bastato il suo carisma che catturò immediatamente le simpatie di tanti campioni connazionali dell’epoca, gente come Bebeto, Romario ed Edmundo. Lui il calciatore voleva farlo davvero ma il buon Dio gli aveva negato fisico e talento, in compenso però gli ha fornito una bella faccia tosta, talmente tosta da convincere i suoi amici star del calcio ogni volta che si trasferivano da un club all’altro di inserire una clausola nel contratto per portare con loro anche questo giovane talento garantendo per lui.

Una volta firmato il contratto era tutto molto semplice, un falso infortunio con la complicità di un medico e via a casa, pronto la notte, per le mega feste buone per ricompensare i vecchi amici e farsene sempre di nuovi. A nessuno quindi veniva in mente di denunciarlo e le fake non correvano così veloci sul filo del web verso lo smascheramento, così come successo al giovane messicano.

Così il Kaiser, con questo stratagemma riuscì a costruire un’intera carriera senza mai toccare un pallone, nemmeno quando l’allenatore del Bangù, una delle sue ultime squadre, insospettito, decide di farlo scaldare per mandarlo in campo; lui non fa una piega, si toglie la tuta e si scaglia ferocemente verso un ignaro tifoso accusandolo di insulti mai realmente ricevuti. Per cui espulsione e di nuovo a casa. Pericolo scongiurato. Continuerà con questa truffa fino alla soglia dei quaranta, come un vero professionista. Altri tempi, è ovvio, ora l’attenzione mediatica non permette tutto ciò e lo scouting è decisamente più selettivo, ma se ci pensate esiste tutto un sottocalciomercato silenzioso, di giovani che cambiano continuamente casacca, promesse perpetue che non esplodono mai, e chi lo sa quanti di loro sanno davvero calciare un pallone?