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Se pensate che scalare il K2 sia un'impresa vi sbagliate. La vera impresa non è salire, ma scendere. E lo scialpinista polacco Andrzej Bargiel è entrato nella storia perché il 22 luglio è riuscito a compiere la prima discesa della seconda montagna più alta della Terra con gli sci ai piedi, partendo dagli 8.611 metri della cima.

"Anche se non ho dormito per 7.800 metri" ha raccontato alla radio polacca Rmf, "ho dovuto portare con me la corda e un sacco di bagagli, quindi mi sono stancato un po'. È stata una sfida che non mi ha dato pace, perché sapevo che si poteva fare. Ora non posso che mandare un caro saluto alle tante persone che pensavano che fosse impossibile".

Le tappe dell'impresa

Il 30enne polacco Bargiel, riporta PianetaMountain aveva raggiunto il Karakorum a metà giugno, acclimatandosi sui pendi del Gasherbrum II. A causa delle condizioni avverse non ha potuto tentare la cima, però e insieme al team si è spostato al Campo Base del K2, dove ha iniziato velocemente la salita della via Cesen sullo Sperone Sud-Sudest. Il 19 luglio è salito al campo 2, mentre il giorno successivo ha raggiunto Campo 3 a 7.000 metri insieme a Janusz Gołąb.

Il 21 luglio invece è partito da solo e, arrampicando senza ossigeno supplementare, ha raggiunto la cima verso le 11:30. Da lì ha messo gli sci agli scarponi e ha iniziato la storica discesa, lungo la spalla verso la via Cesen, poi sotto gli enormi seracchi sul difficile traverso della variante Messner per poi raggiungere la linea aperta dai compatrioti Jerzy Kukucka e Tadeusz Piotrowski nel 1986. Bargiel è tornato al campo base verso le 19:30, dopo essere stato costretto a fare una calata in doppia circa 50 metri sopra il Collo di Bottiglia e dopo aver aspettato al Campo 4 che le nuvole si dissipassero.

Perché è un'impresa storica 

La discesa con gli sci dal K2, sempre secondo PianetaMountain è l'impresa che molti consideravano l'ultima frontiera dello sci estremo e la montagna di 8.611 metri era stata tentata senza successo in passato. Già nel 1998 le guide alpine valdostane Edmund Joyeusaz e Marco Barmasse erano partite con gli sci da 7.000 metri circa, mentre nel 2001 Hans Kammerlander ha sciato circa 400 metri dalla vetta prima di abbandonare il suo tentativo dopo la caduta mortale di un alpinista coreano.

Nel 2009 Michele Fait perse la vita sciando dal campo 2 sulla via Cesen sotto gli occhi del compagno svedese Fredrik Ericsson che, nel 2010, morì a sua volta nel Collo di Bottiglia durante il suo tentativo di realizzare l'impresa. Già nel 2016 Andrzej Bargiel aveva tentato di sciare il K2 ma il tentativo fu abortito a causa delle elevate temperature e le condizioni pericolose. Nel 2013 aveva sciato dallo Shisha Pangma Centrale, e dopo aver raggiunto la cima del Broad Peak nel 2014, nel 2015 ha sciato il Manaslu.

Chi è Andrzej Bargiel

Andrzej è nato il 18 aprile 1988 a Letownia, vicino a Jordanow, nono degli 11 figli di Maria e Jozef Bargiel, I suoi genitori cercarono di convogliare le straordinarie energie mostrate fin da piccolo nel lavoro nella fattoria di famiglia, ma Andrzej preferiva correre dietro al pallone, arrampicarsi sugli alberi, nuotare e cercare avventure con i bambini del posto. Già alle medie fu chiaro a tutti che la scuola non faceva per lui e che l'unico modo per sfruttare le sue energie era un regolare allenamento sportivo. Iniziò con le passeggiate a cavallo e i giri in mountain bike, ma quando distrusse la bici e né il suo piccolo circolo sportivo né la famiglia avevano abbastanza soldi per comprarne una nuova decise di portare la sfida più in alto e dedicarsi allo sci.

A 9 anni barattò due racchette da ping pong e un coltello da tasca con un paio di sci di legno e scarponi troppo grandi e alla prima nevicata, insieme agli amici con cui marinava la scuola, costruì le prime piste da sci e salti sulle colline intorno a casa.

Ma fu grazie al fratello maggiore Grzesiek che lo sci divenne qualcosa di più serio. Lui, soccorritore di montagna, gli fece nascere la passione per lo sci alpinismo. Fu il suo primo allenatore e lo iscrisse al TKN Tatra Team club in un periodo in cui lo sci alpinismo era qualcosa di completamente nuovo in Polonia. Ora è lo sport perfetto per il suo Paese: oltre a tutti gli aspetti positivi del turismo di montagna, offre l'opportunità di esplorare luoghi inaccessibili in inverno per un normale escursionista.

"È anche ecologico" dice Andrzej nel suo sito, "non sono necessari skilift e altre infrastrutture. Scendere nella neve fresca e farinosa dà una scarica di adrenalina incredibile. Questo è il motivo per cui voglio suscitare più interesse in questo bellissimo sport. Nel frattempo, insegno ai miei amici e a mio fratello minore, che ha appena iniziato la sua carriera sportiva professionale e ha deciso di seguire i fratelli maggiori".

Ha fondato il progetto 'Sunt Leones' che vuole togliere all'alpinismo quel'aura di martirio e darle i crismi dello sport organizzato. L'obiettivo principale del progetto è esplorare le montagne più alte della Terra e dimostrare che è possibile sciare anche sul tetto del mondo. L'evento di apertura è stato lo Shishapangma Ski Challenge nel 2013, la prima spedizione sciistica polacca sull'Himalaya. 

Cosa c'entrano i droni

La discesa di Bargiel non sarebbe stata possibile senza l'aiuto di suo fratello Bartlomiej (protagonista dello spettacolare salvataggio dello scialpinista scozzese Rick Allen su Broad Peak), che con il suo drone ha individuato la linea di discesa, come riporta Montagna.tv

Il drone è stato utilizzato per realizzare un video del K2 da una prospettiva insolita rispetto a quella degli alpinisti. Nella clip si vede anche Andrej mentre scia in parete sulla via dello Sperone degli Abruzzi durante l’acclimamento.