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Non si può certo considerare conclusa la scorsa stagione della serie A e B e sarà il Tribunale Nazionale Federale della Federcalcio a mettere un punto quando deciderà il destino di Chievo e Parma, accusate di illeciti che potrebbero costare cari e ridisegnare il tabellone a circa un mese dalla partenza dei campionati. Ieri infatti la Procura della Figc, guidata da Giuseppe Pecoraro, ha chiesto per il Chievo 15 punti di penalizzazione che andrebbero a gravare su quelli messi in tasca durante la stagione scorsa (2017/18 quindi), e che significherebbero matematica retrocessione in serie B. Secondo l’accusa la società veneta avrebbe scambiato una trentina di calciatori con la società calcistica del Cesena (ormai andata in fallimento), per generare plusvalenze fittizie che avrebbero generato ricavi che ammonterebbero a circa 25 milioni di euro. Il presidente del Chievo Campedelli, tramite nota del suo avvocato risponde così “Il deferimento è infondato nel merito, è fragilissimo e contiene degli errori marchiani anche nei numeri. Il presidente Campedelli è dispiaciuto perché ha sempre seguito alla lettera le regole e ha anche chiesto per due volte di essere ascoltato dalla procura senza essere accontentato: credo che l'improcedibilità sarà sicuramente la prima scelta di questo tribunale". Insomma, la vicenda è lontana dal risolversi dato che in caso di condanna la società certamente ricorrerebbe in appello.

Diversa la situazione del Parma che rischia di vanificare la storica risalita in serie A a causa di un paio di messaggi mandati tramite Whatsapp dal suo tesserato Emanuele Calaiò a due calciatori de La Spezia, Filippo De Col e Claudio Terzi, invitandoli a non impegnarsi troppo nel match che li avrebbe visti avversari il successivo 19 maggio, e che, per gli emiliani avrebbe potuto significare promozione. La partita finì 2-0 e Parma festeggiò una promozione adesso fortemente in bilico. La penalizzazione, che in questo caso sarebbe di due punti, manderebbe a monte la risalita in favore di un Palermo che attende con ansia alla finestra gli sviluppi della vicenda. Ieri il protagonista, Emanuele Calaiò, in una dichiarazione spontanea al tribunale della Figc ha detto “Ho passato un’estate orribile, di inferno, a giustificarmi anche in lacrime con i miei figli: ho 36 anni e sono oramai vicino alla fine della mia carriera, non voglio chiuderla con una macchia come questa, sono accuse che non mi appartengono”.

Per entrambe le squadre comunque le sentenze non tarderanno ad arrivare e presto anche i tifosi scopriranno in quale categoria saranno chiamati a supportare i propri colori.