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Dirk Nowitzki è per il basket quello che Totti è stato per il calcio. Classe 1978, “Wunder Dirk” è uno di quei giocatori che hanno segnato la storia recente dello sport. Dal 1998, anno in cui ha lasciato la sua Germania per approdare nella NBA, non ha mai cambiato squadra indossando per 1394 partite la maglia dei Dallas Mavericks e mettendo a referto più di 30mila punti. Il sesto nella classifica di tutti i tempi, a duemila punti da Michael Jordan. Nel 2011, da protagonista, ha contribuito alla prima (e unica) vittoria del campionato, portando a casa anche il titolo di MVP delle finali. Un riconoscimento che viene dato al giocatore più forte, quello che è stato in grado di spostare gli equilibri in una serie lunga sei partite. E dall’altra parte, con la canotta dei Miami Heat, c’erano giocatori del calibro di LeBron James e Dwayne Wade.

Decurtarsi lo stipendio, per il bene della squadra

In NBA, il “mercato” funziona in maniera diversa rispetto a quello che accade in Europa e a quello cui siamo abituati, soprattutto per colpa del calcio. Non c’è un costo del cartellino ma, ogni squadra, deve gestire con oculatezza un monte salari. In NBA, ad esempio, non potrebbe mai accadere un caso Neymar. Un presidente, per semplificare un meccanismo molto più complesso, non può pagare i suoi giocatori con estrema libertà ma deve stare attento al costo complessivo degli stipendi. Se all’apice della carriera, Nowitzki, poteva contare su uno dei contratti più onerosi, di quelli che vengono offerti solo alle superstar, negli ultimi anni, si è accontentato di cifre molto inferiori. Una decurtazione, di anno in anno, che ha permesso alla squadra di ingaggiare quei talenti in grado di portare la franchigia a combattere, ancora, per i traguardi più importanti.

“Oggi il pranzo te lo pago io”. Il tributo di un tifoso

Il sacrificio di Nowitzki non è passato inosservato tra i tifosi che continuano, partita dopo partita, a dedicargli cori e ovazioni. Un fan, qualche giorno fa, durante un allenamento a porte aperte, gli ha lasciato negli spogliatoi un biglietto con una dedica e una banconota da venti dollari: “Hai fatto tutto questo negli ultimi 6 anni per permettere a Dallas di prendere talenti e puntare al titolo. Il pranzo di oggi te lo offro io”. Un gesto che il campione tedesco ha voluto immortalare sul suo profilo Twitter e che racconta, in poche righe, cosa vuol dire diventare una bandiera per un’intera comunità.