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L'ultima volta che quattro tenniste americane erano arrivate in semifinale in uno slam era il 1985. I campi erano quelli in erba di Wimbledon e il tennis era molto diverso da quello che si gioca oggi. Due campionesse assolute, Chris Evert e Martina Navratilova superarono due ottime giocatrici, Zina Garrison e Khaty Rinaldi. Ben 32 anni dopo la storia si è ripetuta, stavolta sul cemento newyorchese dell'ultimo slam della stagione, gli Us Open. Ma stavolta le sorprese non sono mancate. Venus Williams e CoCo Vandeweghe, favorite alla vigilia, si sono arrese alle connazionali Sloane Stephens e Madison Keys

Il "ritorno" di Sloane Stephens

In pochi avrebbero scommesso sulla sconfitta di Venus Williams, classe 1980, reduce da una delle stagioni più positive degli ultimi anni. Ma Sloane Stephens (classe 1993) ha giocato la partita perfetta (6-1, 0-6, 7-5), quella che riesce poche volte nella vita. Il talento, alla giocatrice della Florida, non è mai mancato. La salute fisica, quella sì. Negli ultimi anni gli infortuni e le operazioni chirurgiche ne avevano limitato la presenza sui campi ma ora sembra tornata a pieno regime. Se ne accorta anche Roberta Vinci battuta in uno dei primi match giocati dalla Stephens nel torneo. E rispetto ai primi anni, Sloane, ha mostrato una maturità tennistica invidiabile gestendo al meglio una partita complicatissima contro "Venere". Primo set solido, secondo set lasciato andare una volta compreso che sarebbe andato perso, terzo set  di testa e cuore. Accelerando col suo dritto e difendendosi, fino allo stremo, con la sua velocità, dalle bordate dell'avversaria. La Stephens, infatti, non è altissima ma muove i piedi come poche altre giocatrici nel circuito. E non è nuova a imprese del genere visto che nel 2013, a vent'anni, eliminò l'altra sorella Williams, Serena, nei quarti di finale di un altro slam, l'Australian Open. Insomma, un bel ritorno quello di Sloane, anche in una posizione di classifica, la n°22, più congeniale alle sue qualità. Occhio però agli insetti…

 

 

Madison Keys. Il futuro del tennis USA?

Difficile invece prevedere che, nella seconda semifinale, potesse uscire vincitrice Madison Keys (classe 1995). La sua avversaria, CoCo Vandeweghe (classe 1991), più esperta e più abituata a giocare match di altissimo livello, aveva superato nettamente quella Karolina Pliskova, ex numero WTA, candidata a contendere per molti il titolo a Venus Williams. E sorprende ancor di più il punteggio finale del match che ha visto la Keys imporsi con un netto 6-1, 6-2. La tennista di Rock Island ha subito imposto il suo ritmo agli scambi commettendo pochissimi errori, assestando colpi di assoluta precisione (25 vincenti) e facendo muovere moltissimo la sua avversaria, più potente ma anche più lenta. Aggiungete un servizio quasi perfetto e avrete i motivi per spiegare i numeri del match. Per Madison una grande soddisfazione e una piccola rivincita.

 
Qualche anno fa era stata definita da molti addetti ai lavori come l'erede naturale delle sorelle Williams. "Il nuovo prodigio del tennis americano". Una valanga di pressione da sopportare fin dai primi match. Una vittoria a Eastbourne nel 2014; una semifinale agli Australian Open e i quarti a Wimbledon l'anno successivo. Nel 2016 la vittoria a Birmingham, le finali di Roma e di Montreal ma, accanto, degli slam deludenti. Poi l'infortunio al polso che la costringe a stare fuori per cinque mesi e che fa calare i riflettori. Forse la svolta decisiva per preparare al meglio questi splendidi Us Open e conquistare, convincendo, la prima finale in carriera in uno dei quattro principali tornei del circuito. Che sia la volta buona per scrollarsi via dubbi e insicurezze? 
 

 

Una finale (quasi) inedita

Le due americane si sono affrontate una sola volta, nel 2015, sul campo veloce, in cemento, di Miami. Era il primo turno del torneo e vinse, in due set, Sloane Stephens. Un precedente importante per le statistiche ma che conta pochissimo per la finale di sabato. Rispetto a due anni fa, infatti, sono entrambe molto cambiate. Ora sono pronte per prendersi quel titolo che potrebbe lanciarle nell'olimpo del tennis femminile. Quel che è certo è il fatto che hanno già fatto la storia: negli ultimi dodici anni nessuna giocatrice americana, che non si chiamasse Williams, era stata in grado di raggiungere una finale degli Slam. Quello che è più incerto, invece, è capire chi, tra le due, possa vincere questa inedita, e bellissima, finale.