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(AGI) – Roma, 13 lug. – “Il popolo e’ come l’acqua su cui naviga la barca dell’Impero” cantano gli artisti dello Jiangsu Performing Arts Group. Lo sa da sempre chi governa la Cina: il potere si regge sul benessere della gente. Chi governa in modo dispotico viene punito con la perdita del mandato del Cielo. Va in scena al Teatro Argentina “Il Canale del Destino” la prima opera lirica cinese in tournee europea che racconta la costruzione del Grande Canale, il fiume artificiale piu’ lungo del mondo – 1,776 km – che collega il Fiume Giallo e il Fiume Yangtse, voluto dall’ultimo imperatore della dinastia Sui (581-618 AD).

Un patrimonio di grande valore che ha domato le acque portando ricchezza ma causato profonde sofferenze umane nella fase di edificazione. L’imperatore Yang Guang vuole completare l’opera ciclopica sotto il suo regno chiedendo al popolo sacrifici enormi. Per avviare i lavori il sovrano paga il prezzo della sua ambizione con la ribellione e la caduta dell’Impero. Il Canale resta l’opera piu’ importante di Yang ma segna anche la sua rovina. Alla prima l’Argentina ha registrato il tutto esaurito.

La storia in Cina e’ ciclica, ogni cosa e’ gia’ accaduta. “Uno spettacolo che esprime con la forza della musica e del canto la saggezza politica dei governanti cinesi acquisita in millenni di amministrazione dei corsi d’acqua” dichiara l’Ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu. Per un caso fortunato l’opera approda in un tempio della lirica italiana dove ando’ in scena la prima del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nel 1816. “Il Fiume del destino” lo chiamano i cinesi, parte da Pechino e attraversa Tianjin, scendendo verso le province dell’Hebei, dello Shandong, dello Jiangsu, del Zhejiang fino ad arrivare ad Hangzhou.

Un’opera maestosa, recentemente dichiarata patrimonio Unesco. “Nasce cosi’ l’idea di trasformarlo in opera lirica” dice all’Agi il vice presidente del Jiangsu International Culture Association Li Chaorun arrivato a Roma dopo le tappe di Bruxelles e Ginevra insieme alla troupe e al direttore del Jiangsu Highhope John Lee che ha finanziato l’iniziativa. “Mi sembrava assurdo che il Canale del Destino fosse meno famoso della Grande Muraglia, nel 2013 ho deciso quindi di scrivere un’opera lirica per far riscoprire ai cinesi un pezzo importante della loro storia e provare a raccontare la nostra cultura al resto del mondo utilizzando il linguaggio universale dell’opera”.

Un genere artistico poco frequentato dagli artisti cinesi che hanno sempre nutrito ammirazione per la tradizione lirica occidentale. “Noi abbiamo l’opera di Pechino, voi avete Puccini. Vogliamo raccontare al mondo la cultura cinese con il linguaggio di Puccini” dichiara il tenore Dai Yuqiang. “Un’opera meravigliosa” dice il responsabile dell’Aula Confucio del Convitto di Roma, Francesco Alario al termine dello spettacolo. “Mettendo in scena la storia dell’imperatore Yang con i suoi trionfi e la sua uccisione, gli artisti ci hanno raccontato la storia di lotte per il potere, di amori delicati, di un popolo in lotta che si ribella al tiranno. L’opera e’ maestosa, imperiale per i testi; la musica e la scenografia sono incantevoli, l’interpretazione semplicemente superba. Questo spettacolo e’ un’ottima opportunita’ per conoscere ancor meglio la cultura cinese”. (AGI)