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AGI – Avrebbe compiuto cento anni oggi Benito Jacovitti, il vignettista dei salami e delle lische di pesce. Portava quel nome perché il padre, Michele, era un avanguardista quasi della prima ora.

E in questi nostri tempi è facile domandarsi se nelle strisce di Zerocalcare, un autore politicamente distante da Jacovitti ma accomunato da un certo senso di straniamento rispetto alla realtà, ci starebbero poi così male dei salami sorridenti ad ammiccanti a margine delle vignette: anche perché i nasi dei personaggi di Zerocalcare qualcosa hanno di quei salami che sono diventati il marchio di fabbrica di Jacovitti, la sintesi del suo modo divertito, irridente e sarcastico di vedere la realtà in tutte le sue forme. E di raccontarla.

Il mitico Zorry Kid

C’è un personaggio inventato da Jacovitti e che furoreggiò sulle pagine del ‘Corriere dei Piccoli poi ribattezzato, a cavallo fra i ’60 e i ’70, ‘Corriere dei Ragazzì che è passato spesso in secondo d’ordine rispetto al mitico Cocco Bill. Si chiamava Zorry Kid e comparve in un’epoca in cui l’appuntamento con i telefilm Disney, in cui Zorro aveva il volto baffuto e rassicurante di Guy Williams e la pancia debordante del sergente Garcia reggeva il peso del cotè comico, era irrinunciabile per milioni di ragazzi. 

Lo Zorry Kid di Jaco aveva i baffetti e cercava pure lui di combattere (fra salami e lische di pesce vaganti, si capisce) l’ingiustizia: ma soprattutto aveva a che fare con una fidanzata (figlia del governatore) che si chiamava Alonza-Alonza (detta Alonza) e che dall’alto della sua possanza fisica schiaffeggiava con una mano enorme e guantata soprattutto l’antagonista di Zorry, il capitano Malandero, ma talvolta pure lo stesso eroe.

Quello schiaffo potrebbe essere il simbolo di tutto ciò che Jacovitti ha disegnato e creato nel corso della sua vita. E che ancora oggi, quando lui, scomparso nel ’97, avrebbe compiuto un secolo, è di una straordinaria attualità. Jacovitti schiaffeggiava irridendo chiunque pensasse di essere potente e influente. “Nessuno ha raccontato meglio l’Italia del dopoguerra di Sordi, Fellini e Jacovitti” ha scritto Oreste del Buono che lo volle a ‘Linus’ negli anni Settanta, attirandosi addosso le critiche dell’ultrasinistra.

Jacovitti irrideva lo stile di vita americano 

Schiaffeggiava gli americani, il loro cinema, i loro fumetti e il loro frenetico stile di vita con Cocco Bill che beveva camomilla in una tazza bianca con tanto di piattino e con un cavallo-ronzino che si chiamava Trottalemme.

Schiaffeggiava l’intero genere poliziesco con ‘Cip l’arcipoliziotto’, uno dei personaggi che comparì sulle pagine del ‘Vittorioso, il settimanale conservatore cattolico che aveva ampia diffusione nel dopoguerra: la frase “Lo supponevo, lo suppo!” con cui Cip commentava l’esito dei casi polizieschi regolarmente risolti da altri sotto gli occhi dell’assistente Gallina e di Chilometro, ovvero un lunghissimo salame in forma di cane, altro non era che la caratterizzazione di un vizio molto italico: quello di mettere cappello su meriti altrui.

Ed è difficile vedere come la Signora Carlomagno di anni cento che picchiava come un pugile (Jacovitti era un grande appassionato di sport) non sia stata una presa in giro del pensiero dei supereroi americani che avrebbero contrassegnato l’immaginario di intere generazioni nel dopoguerra bastonando i cattivi di turno a più non posso.