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Il Museo Egizio di Torino riapre finalmente le sue sale, dopo i mesi del lockdown e la risposta del pubblico non si fa attendere: in meno di 48 ore sono andati subito esauriti gli 880 ingressi a disposizione, su prenotazione, per la giornata di oggi. La presidente del Museo Evelina Christillin ed il direttore Christian Greco hanno, infatti, scelto una preapertura gratuita, proprio oggi, in occasione della festa del 2 giugno, “con un richiamo – spiega Greco – all’articolo 9 della Costituzione italiana che pone la promozione della cultura fra i principi fondamentali del vivere democratico”.

Dal prossimo 5 giugno poi il museo torinese, il secondo al mondo, dopo quello del Cairo per la ricchezza delle collezioni dell’antico Egitto, sarà aperto il venerdì, il sabato e la domenica sempre su prenotazione. I visitatori potranno scegliere la fascia oraria preferita e dovranno presentarsi all’ingresso con il biglietto elettronico.

Un’apertura in sicurezza quella del Museo Egizio con la misurazione della temperatura all’ingresso e l’obbligo di indossare le mascherine. Lungo il percorso sono posizionati dispenser di gel igienizzanti e all’ingresso di ogni sala un cartello indica la capienza massima nel rispetto della distanza di due metri. Un insieme di regole rappresentate graficamente con l’ausilio di una segnaletica ad hoc, rivisitata in chiave “egizia” con icone a “tema” sul corretto comportamento da tenere.

Dalla prossima settimana, inoltre, riprenderanno le visite guidate: ​saranno gruppi di un massimo di 12 persone, e ciascun partecipante sarà dotato di un’auricolare usa e getta. Sono previsti due tipi di visite: una da 50 minuti, a 40 euro ed una da 90 minuti, a 70 euro, sempre acquistabili esclusivamente online. 

Oggi per questo primo giorno di riapertura anche una scelta un po’ scaramantica da parte della presidente e del direttore del Museo Egizio: lei indossa un tubino verde con grandi fiori, lui in completo blu. “Abbiamo scelto di vestirci esattamente – spiega scherzando  Evelina Christillin – come il 1 aprile del 2015, quando fu inaugurato il museo rinnovato, visto che cinque anni fa ci ha portato tanta fortuna”​.

Il direttore Christian Greco non nasconde l’emozione provata, oggi, alla riapertura delle porte del Museo Egizio di Torino, dopo i mesi di chiusura imposti dalla pandemia.​ Una chiusura che Greco definisce “un vulnus fortissimo, se si pensa che questo museo non è mai stato chiuso fin dalla fine del secondo conflitto mondiale”.

Certo la nuova apertura porta con sè numeri diversi: “adesso in contemporanea all’interno delle sale del Museo – spiega il direttore – ci potranno essere 288 persone, prima del lockdown erano 2000 ed avevamo giornate con punte di visitatori fino a 7/8000”.​ Per Christian Greco questa riapertura con modalità diverse potrà però essere anche “un’opportunità enorme per riconnettere il museo alla città, offrendo anche, con i necessari ingressi contingentati, un modo diverso per visitare le nostre sale.  Sarà un modo nuovo di poter usufruire delle nostre collezioni ed anche un’occasione per avvicinare chi prima non veniva”.

I mesi di chiusura imposti dal lockdown hanno pesato fortemente sui conti del Museo Egizio di Torino come conferma la presidente Evelina Christillin, soddisfatta della risposta avuta dalla città, in questo giorno di preapertura in occasione della festa del 2 giugno.

Una soddisfazione che però non fa dimenticare che la situazione finanziaria del museo è seria: “non abbiamo mai chiesto un euro – spiega Christillin – ma questa volta speriamo ci sia un aiuto dallo Stato per arrivare a fine anno senza troppo spargimento di sangue. Abbiamo perso 34mila euro al giorno e facendo i conti di tutto il periodo si arriva ad un milione”.

“In questi tre mesi – aggiunge –  io e il direttore abbiamo lavorato noi da soli, qui dentro, cercando di arrivare alla giornata di oggi, guardando a cosa si poteva fare per la sicurezza dei reperti ed a come organizzare il lavoro dei nostri collaboratori, sempre ponendo attenzione al tema dei conti”.

Quindi, la decisione,  per Christillin inevitabile, di riaprire: “la cultura è un bene di tutti, tenere chiuso sarebbe una forma di egoismo. Certo – confessa – aprire e vedere la gente che aspettava mi ha allargato il cuore. Ora vorrei ringraziare tutte queste persone, ad una ad una, e dire ‘il museo si visita in sicurezza e proprio grazie a voi potremo ripartire'”.