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“Rabbit”, il celebre coniglio realizzato nel 1986 dello statunitense Jeff Koons, è ora l’opera d’arte di un artista vivente più costosa della storia.

Per i critici d’arte, a cominciare dalla casa Christie’s, che oggi lo ha battuto all’asta per una cifra record di 91,1 milioni di dollari, si tratta di una delle sculture iconiche della storia dell’arte del secolo scorso, un’opera fondamentale, carica di significati e contraddizioni che poi sono le stesse della società contemporanea.

Chi è davvero il “Rabbit” dei record

Il coniglietto di Koons, alto 91,4 centimetri, è una scultura realizzata con un calco in acciaio inossidabile che gli dà quella lucentezza minimalista, facendolo apparire come il protagonista di un cartone animato.

Per i critici il “Rabbit” è allo stesso tempo “carino e imponente, divertente e frivolo, esuberante e perfetto, vacuo, monouso e immortale”, analizza il sito della celebre casa d’asta britannica.

Come pochi altri lavori della sua generazione, il coniglio di Koons è diventato una creazione riconoscibilissima, riprodotta decine di volte su copertine di libri, riviste e cataloghi di mostre ai quattro angoli del pianeta. 

E’ stato accolto, non solo dagli esperti, come un concentrato di contraddizioni intrinseche – leggero e pesante, duro e morbido – diventate la sua essenza, il suo più grande potere e la sua universalità in una società in rapida trasformazione e a sua volta contraddittoria.

Allo stesso tempo il vivace “Rabbit” di Koon senza volto è diventato un vero concentrato di significati e riferimenti ad altre rappresentazioni artistiche – tra cui Disney, Playboy, la Pasqua, l’infanzia, Brancusi, Lewis Carroll, i ready-made di Duchamp, i Silver Clouds di Andy Warhol – pur rimanendo impassibile nella sua apparenza e distaccato.

E’ stato un po’ tutti e nessuno allo stesso tempo.

Il coniglio si colloca nel periodo creativo in cui il suo inventore ha realizzato opere considerate da critici di carattere neo-geo, ma soprattutto giudicate come kitsch.

Si tratta di opere che riproducono oggetti comuni, quali giocattoli e soprammobili, ma il “Rabbit” è diventato la scultura più rappresentativa della serie denominata “Statuary”, accanto al busto di Luigi XIV, creata lo stesso anno, entrambi calchi in acciaio.

Koons ha volutamente scelto un materiale che incarnava i principi di efficienza e durevolezza, un materiale che ossessionava le case moderne. Essendo un materiale povero simile ai materiali ricchi, come l’argento, usarlo per produrre opere d’arte era utile a stimolare mobilità sociale, senza conflitti.

“Un materiale di poco costo dovrebbe essere reso più solenne per produrre mobilità nelle classi più povere, e allo stesso tempo per appagare l’aristocrazia” spiegava lo stesso Koons.

La scultura è stata creata nel 1986, in tre esemplari, oltre alla prova dell’artista.

Quella venduta oggi all’asta proviene dalla Collezione di S.I Newhouse, che non è più stata presentata al pubblico dal 1988. Un altro esemplare del ‘Rabbit’ è conservato alla Broad Foundation di Los Angeles e un altro è stato promesso al Museo di Arte contemporanea di Chicago dai suoi proprietari, Stefan T. Edlis e H. Gael Neeson.

La prima volta del “Rabbit” a New York

Quando venne mostrato per la prima volta alla galleria Ileana Sonnabend a New York nel 1986, la critica d’arte del ‘New York Times’, Roberta Smith, lo descrisse come “un coniglio oversize con carota fatto in plastica gonfiabile.

In acciaio inossidabile si presenta come un aggiornamento abbagliante delle forme perfette di Brancusi, anche se trasforma la lepre in un invasore giunto da un luogo ignoto”.

Il celebre direttore di museo Kirk Varnedoe lo considerò una “pietra miliare”, ricordando di essere rimasto “esterrefatto” quando lo vide per la prima volta in mostra alla Sonnabend.

E di lui il suo ideatore, un po’ come Geppetto con Pinocchio, diceva che “ha un aspetto lunare poiché si riflette. Non è interessato a te anche se allo stesso tempo lo è”.

Per gli esperti di Christie’s, “è luccicante come alcuni lussuosi idoli futuristici, ma è anche uno specchio per il pubblico: in lui si rispecchia chi lo osserva, inglobandolo nello spettacolo sempre mutevole che va di scena sulla sua superficie. Siamo tutti abbracciati da questo totem”.

Un successo mondiale e senza tempo, un evergreen che a distanza di 33 anni ha fatto segnare un record allo stravagante Koons: la riconquista dello scettro di artista vivente più caro mai pagato in asta, che gli era stato sottratto dall’inglese David Hockney lo scorso autunno. Il precedente primato era stato stabilito, infatti, il 15 novembre 2018 dal dipinto “Portrait of an artist (pool with two figures)” di Hockney, venduto da Christie’s a New York per 90.312.500 dollari.

Jeff Koons, re del kitsch e ex marito di Cicciolina​

Jeff Koons, 64 anni, spesso presentato come il re dell’arte kitsch, è anche noto per essere il marito della pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina.

Con le sue opere l’artista statunitense, nato a York il 21 gennaio 1955, illustra ironicamente l’american way of life e la sua tendenza al consumismo. Alla stregua del suo “Rabbit”, viene considerato un’icona dello stile neo-pop oltre ad essere uno degli artisti più ricchi al mondo.

Nel corso della propria carriera, Koons si è espresso attraverso l’utilizzo di un’ampia gamma di tecniche, tra cui scultura, pittura, installazioni e fotografia, e l’utilizzo di differenti materiali come pigmenti, plastica, gonfiabili, marmo, metalli e porcellana.

L’artista viene generalmente definito erede di Andy Warhol e continuatore della pop art. Altro autore a cui viene generalmente associato è Marcel Duchamp, del quale reinterpreta la tecnica del ready-made

Dopo gli studi presso il Maryland Institute College of Art di Baltimora (1972–1976) e l’Art Institute di Chicago (1975–1976), Koons lavora come operatore di borsa presso Wall Street e al Moma di New York.

Le sue primissime opere risalgono alla fine degli anni 70′, e includono alcune composizioni di fiori e giocattoli gonfiabili disposti su superfici specchianti come, ad esempio, “Inflatable Flowers” (1979) composto da due fiori poggianti su uno specchio.

Con la serie “The Pre-New” combina oggetti d’uso quotidiano come tostapane o teiere ad un fondo di metallo o a lampade al neon, creando composizioni da appendere al muro come quadri tradizionali.

La serie “The New”, che prende il nome dalla mostra allestita da Koons nel 1980 al New Museum of Contemporary Art di New York, è composta da comuni aspirapolvere racchiusi in teche trasparenti e illuminati da luci al neon. Messi in vetrina come al supermercato, ma isolati dalla loro funzione pratica, gli aspirapolvere di Koons diventano oggetti da contemplare per la loro bellezza, nuovi per sempre in quanto destinati a non essere mai usati.

Dello stesso periodo del suo “Rabbit” e del busto di Luigi XIV risalgono le sculture appartenenti alla serie “Luxury and Degradation”, dedicata ad indagare la relazione fra alcolismo, pubblicità e classi sociali, lavori in porcellana quali “Michael Jackson and Bubbles” (1988) e “Pink Panther”(1988), appartenenti alla serie “Banality” nonché, a partire dagli anni ’90, i “Puppy”: enormi sculture botaniche raffiguranti animali.

Gli anni 90′ sono quelli della love story con Cicciolina, sposata nel 1991, con la quale ha avuto un figlio, Ludwig.

L’unione non è durata molto e la coppia si separa poco dopo la nascita del figlio, nel 1992, protagonista di una dura battaglia legale per il suo affidamento.

Molte delle opere di carattere hard firmate da Koons in quel periodo sono ispirate alla moglie, con scene di sesso e con l’artista stesso come coprotagonista, ad esempio nella serie serie “Made in Heaven” (1989-1991), complessa installazione comprendente fotografie e sculture appartenenti alla serie viene esposta alla Biennale di Venezia del 1990.

Connessa alla storia d’amore e d’arte con la Staller anche la serie “Celebration” che, a partire dalla metà degli anni ’90, celebra la nascita e l’infanzia del figlio Ludwig con quadri e monumentali sculture che riproducono oggetti legati a momenti spensierati come feste, compleanni o vacanze, e comprende le cinque versioni in cinque diversi colori dei “Ballon Dog”.

L’artista dai mille successi e riconoscimenti

Nel 2001, il presidente della Repubblica francese Jacques Chirac lo nomina ‘Chevalier de la Légion d’Honneur’.

La sua ricerca prosegue, a partire dai primi anni del 2000 con la serie “Popeye” con la quale Koons trasferisce la tecnica del collage dalla pittura alla scultura, proponendo installazioni composte da calchi in alluminio di giocattoli gonfiabili combinati con altri oggetti come pentole o sedie e destinate ad essere appese al soffitto con delle catene come, ad esempio, “Monkeys” (Chair) (2003), “Lobster” (2003) e “Caterpillar Ladder” (2003). Seguono la serie “Hulk Elvis”, che somiglia alla figura di Elvis Presley ritratta nelle stampe di Andy Warhol, e “Antiquity” con “Balloon Venus”.

Nel 2006 a Venezia espone “Hanging Heart” per la mostra “Where are We Going? Works from the François Pinault Collection”.

Nel 2013 partecipa alla realizzazione della cover dell’album Artpop di Lady Gaga, creando appositamente per il disco una statua di cera raffigurante la cantante.

Nel 2014 il Whitney Museum of American Art lo celebra con una grande retrospettiva, che nel 2015 viene trasferita prima a Parigi, al Centro Georges Pompidou, e poi al Guggenheim di Bilbao, con grande successo di pubblico.

Koons non è nuovo a cifre da capogiro nelle più prestigiose vendite all’asta: nel novembre 2013 da Christie’s la sua opera Balloon Dog (Orange) è stata venduta 58,4 milioni di dollari, diventando l’opera d’arte più costosa del mondo realizzata da un artista vivente. record battuto il 16 novembre 2018 da un dipinto di David Hockney acquistato per 90,3 milioni di dollari e di nuovo superato oggi grazie al suo fortunato “Rabbit”.