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La politica da sempre è una fucina di espressioni nuove. Come ricorda Mario Cannella, curatore del vocabolario Zingarelli, sono numerose le parole che, negli anni, hanno contribuito a marchiare a fuoco alcuni epocali momenti vissuti dal nostro Paese. Momenti di transizione, di ascesa e caduta di esponenti politici e partiti, di cambiamento.

Il ruolo della politica e della stampa

Queste parole solitamente nascono da due fonti differenti: da una parte è la politica stessa a forgiare parole nuove per identificare partiti che si sono appena formati (“Diesse”), azioni effettuate dentro e fuori il Parlamento (“Inciucio”), sia positive che negative, leggi o proposte che necessitano di una targhetta di riconoscimento affinché siano facilmente comprensibili per gli elettori, (“Mattarellum”); dall’altra parte però ci sono anche quei cronisti parlamentari che, giorno dopo giorno, seguendo ciò che avviene all’interno dei palazzi del potere, s’inventano nuovi modi per raccontare figure, profili e fatti. La stampa, inoltre, ricopre anche il ruolo di megafono diffondendo e amplificando termini che vengono ripetuti fino alla nausea da politici o loro portavoce.

 

I “modi di dire” usati dalla politica

Sono diversi i casi in cui semplici frasi o modi di dire sono stati trasformati in veri e propri nomi capaci di identificare atteggiamenti e situazioni politiche. Da “Malpancismo”, per identificare le sofferenze provate davanti a situazioni fastidiose, a “Girotondo”, per raccontare una presunta perdita di tempo intorno a una questione di primaria importanza. Fino ad arrivare a “Doppiopesismo”, ovvero l’uso di due pesi e due misure, cosa abbastanza frequente in politica.

Renzi, Grillo e gli ultimi lemmi entrati nello Zingarelli

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla comparsa di parole, come “Pentastellato” e “Rottamatore”, che sono state create per raccontare quello che figure come Matteo Renzi e Beppe Grillo stavano (e stanno) proponendo all’elettorato italiano. Un narrazione che ha una certa tradizione se pensiamo a frasi, anche molto forti ed esplicite, che in passato sono state pronunciate durante comizi o interviste. Vi dice niente “Celodurismo”? 

Il nostro consueto viaggio nel tempo

Chiudiamo, anche in questo ultimo capitolo, mettendo in fila le parole sono in grado di mostrarci, dal 1994 a oggi, come la politica abbia davvero influenzato il nostro vocabolario. E augurando lunga vita, almeno altri 100 anni, al vocabolario Zingarelli che ci ha permesso di riflettere un po’ di più sull’origine delle parole che usiamo tutti i giorni.

Lumbard (1994)

Postfascista (1996)

Scendere in campo (1996)

Inciucio (1997)

Cerchiobottismo (1999)

Euroscettico (1999)

Pari opportunità (1999)

Doppiopesismo (1999)

Sanitometro (2000)

Piazza Affari (2001)

Bipartisan (2002)

Cartolarizzare (2002)

Diesse (2003)

Malpancismo (2004)

Election Day (2004)

Precarizzazione (2005)

Terzismo (2005)

Antipolitica (2006)

Teocon (2008)

Black Bloc (2009)

Cocopro (2014)

Rottamatore (2014)

Mattarellum (2015)

Pentastellato (2016)

Complottista (2016)

Poltronismo (2016)

Salafismo (2017)

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