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Complice la ripresa dell'economia, i consumi culturali degli italiani ricominciano a crescere, con un confortante aumento della partecipazione tra i giovani. Il numero degli italiani che non legge nemmeno un libro all'anno continua però ad aumentare, avvicinandosi al 60%. Il nuovo rapporto di Federculture offre dati positivi e altri decisamente preoccupanti.

La spesa riprende a crescere

La spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione ha raggiunto nel 2016 68,4 miliardi di euro, crescendo così dell'1,7% rispetto al 2015, quando si era fermata a 67,3 miliardi. Si è dunque recuperata buona parte di quanto perso nel 2012/2013, quando la voce di consumo era scesa sotto i 64 miliardi. L'incremento è inoltre superiore a quello della spesa totale per consumi finali delle famiglie italiane, pari all'1,5%.

Gli incrementi più significativi di spesa in cultura riguardano le visite a musei e mostre (+4%), quelle a siti archeologici e monumenti (+5,4%), ma sono andati molto bene anche i concerti (+7,7%) e il cinema (+5%), mentre gli unici dati in flessione sono quelli che riguardano gli spettacoli di musica classica e la lettura: nel primo caso si è registrato un crollo del 14,5%, mentre nel secondo caso la riduzione è stata del 3,7%.

Un Paese che legge sempre meno, nonostante gli ebook

Gli italiani che leggono almeno un libro l'anno sono sempre di meno da diversi anni e nel 2016 sono scesi al 40,5% della popolazione al di sopra dei sei anni di età dal 42% dell'anno precedente, mentre la percentuale di chi ha letto almeno quattro libri nell'anno si mantiene stabile al 22% della popolazione. Prevalgono i lettori "deboli": quasi la metà di quel 40,5% legge al massimo tre libri all'anno e le nuove tecnologie non sembrano aiutare. Infatti, i lettori di e-book sono solo l'8,3% della popolazione. Negli Stati Uniti, sempre nel 2016, erano il 28%. "I dati sulla lettura – sottolinea il rapporto – mettono in evidenza che, nonostante l'andamento positivo dei consumi culturali, rimane presente nel nostro Paese un problema di scarsa partecipazione complessiva alle attività culturali".

Dai giovani segnali incoraggianti 

In Italia i giovani, ovvero la popolazione compresa tra i 6 ed i 24 anni, rappresentano per tutte le tipologie di fruizione culturale la fascia di maggiore partecipazione. "In diversi casi – si legge – la media di giovani che partecipano ad attività culturali almeno una volta l'anno, è del 50-60% superiore alla media complessiva, come si registra ad esempio nel settore del teatro, del cinema o per le visite a musei e mostre. Nel caso dei concerti di musica leggera la percentuale di ragazzi che vi partecipano è addirittura doppia rispetto alla media totale".

Analizzando i consumi culturali dei giovani nei diversi comparti del settore culturale, emerge, ad esempio, che per quanto riguarda il teatro, la fruizione da parte dei giovani tra i 15 e i 17 anni è aumentata del 17%, mentre il dato generale è del 2%; così come accade per le visite a musei e mostre che nella stessa fascia di età sono cresciute del 12% contro un dato sul totale della popolazione del 5%. Rimane invece negativo il dato riguardante la lettura di libri, che diminuisce a livello complessivo del 3,6% e che, fre i 15 e i 17 anni, è scesa addirittura del 12,6%.

Massimo storico di presenze per alberghi e B&B

Nel 2016 gli esercizi ricettivi italiani hanno registrato il massimo storico di arrivi con oltre 116,9 milioni di clienti italiani e stranieri e poco meno di 403 milioni di presenze. La crescita che si registra rispetto all'anno precedente è del 3,1% in termini di arrivi e del 2,6% in termini di presenze.E nel 2017 prosegue il trend positivo: nei primi 7 mesi dell'anno gli arrivi registrati sono stati 70,5 milioni e le presenze 233,8 milioni, per un incremento nel primo caso del 4,1% e nel secondo del 4,7%.  

"Il turismo, dunque, galoppa, ma resta evidente il fatto che ancora si concentri in alcune regioni e parte delle numerose attrattive del territorio, in particolar modo al sud, non sono adeguatamente valorizzate", si legge nel rapporto, "il 61% della spesa turistica degli stranieri si concentra in 4 regioni (Lombardia, Lazio, Veneto e Toscana) con differenze molto significative: ad esempio, in Lombardia, i turisti stranieri hanno speso 6,5 miliardi di euro, mentre in Campania, regione del sud che registra la spesa più alta, si è arrivati a 1,8 miliardi, vale a dire meno di un terzo".