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Che c’è di nuovo, oltre a una bella storia, nell’ultimo romanzo dell’autore anglo-indiano Salman Rushdie? Cosa emerge dall’affresco dell’America ritratta in “The Golden House” (in italiano, “La caduta dei Golden”), epopea di una grande famiglia raccontata all’epoca di Obama e Trump?

“Quel che è nuovo è la decadenza di una idea condivisa della realtà”, ha raccontato lo scrittore in una intervista a ‘El Paìs’. “Una società forte si regge su un patto tra i cittadini”, che negli Stati Uniti era rappresentato dal fatto di essere americani. Ma “quando comincia a vacillare questo consenso ne deriva una frammentazione pericolosa. E non solo a causa di Trump. Di fatto il Joker è un personaggio secondario, perché è più una conseguenza che un artefice del mondo attuale”.

Internet come spunto narrativo

Per Rushdie, “questi sono i tempi di una cultura dell’ignoranza aggressiva. Su Internet coesistono allo stesso livello di autorità le verità e le menzogne”. Ed è qui che “c’è lavoro per i narratori, perché quel che l’arte può fare è riprodurre il sentimento del reale”. Non solo: secondo l’autore dei “Versetti satanici”, c’è la necessità di resistere alla disgregazione e all’aggressività, perché “credo veramente che dobbiamo essere la cultura che siamo. Dobbiamo serbare la fiducia nel nostro modello e lottare. E’ la battaglia del nostro tempo”.

Resistere, per esempio, al potere con i suoi abusi nei campi più diversi, come s'è visto nel cinema con il caso Weinstein: “Ora sta cadendo la maschera – dice Rushdie -. Guardi a questo notevole assortimento di uomini potenti che sono stati predatori sessuali per decenni in cui sono riusciti a controllare la storia… Ma adesso c’è una crepa nella diga. A Hollywood tutti quanti ora corrono come polli senza testa”.

Che fare? Per Rushdie “quel che bisogna fare è lasciarsi alle spalle le vecchie battaglie. Ci vuole un vero cambio generazionale. E anche un cambio generazionale mentale. In Canada e in Francia una nuova generazione sta arrivando. Io ho 70 anni, Trump 72, Hillary Clinton 70 e Bernie Sanders… 147 anni. Basta così!”.

E' un ricambio che con Obama pareva possibile: “Abbiamo avuto otto anni di Obama, per la cosiddetta coalizione che lui creava e che Hillary Clinton non ha potuto tenere assieme. Vinci sicuramente se puoi aggregare le minoranze, le donne, i giovani che votano per la prima volta e i bianchi con un’istruzione. Ma la sinistra si è dissolta. Quel che penso tutti i giorni di queste elezioni è che 90 milioni di persone non hanno votato in un Paese di 300 milioni”.

"Basta cliché su chi ha votato Trump"

Rushdie mette in guardia, tuttavia, dalle semplificazioni: “Ho parlato con gente che ha votato Trump e nulla hanno in comune col cliché della classe operaia ignorante bianca. Non sono tutti razzisti o ignoranti. Ma negli Stati più industrializzati c’era un odio verso la politica per essere stati ignorati. Allora è arrivato questo personaggio dicendo che avrebbe fatto saltare in aria la baracca e gli hanno detto: ‘Sì, ti prego!’. Per questo la sua base continua a essergli fedele, perché sta facendo quel che aveva promesso: spaccare tutto”.

Nel libro di Rushde si “profetizza” anche l’attentato di Halloween a New York… “Nel romanzo accade anche una sparatoria alla sfilata di Halloween, sì, però non si tratta di un islamista folle ma di un tizio qualunque con una pistola. Non possiamo dimenticare che le cose più pazze che avvengono in questo Paese le fanno uomini bianchi con le armi in mano”. Inevitabile, per chi subì la fatwa khomeinista, una domanda sul terrorismo islamico: “Non amo essere il ‘Signor Attentato Terrorista’. Non ho nulla di speciale da dire… L’Isis si trova sull’orlo del tracollo militare e ciò significa probabilmente che i lupi solitari prolifereranno. Ma non so se dureranno per parecchio tempo, perché l’Isis ormai non può offrire appoggio”.