Ultime News
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterEmail this to someone

AGI – La combinazione di una molecola, Abemaciclib, in combinazione con la terapia endocrina adiuvante standard, riduce del 25,3% il rischio di recidiva del cancro al seno rispetto alla sola terapia adiuvante, in pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale ad alto rischio di recidiva, positivo al recettore ormonale (HR +) e negativo per il recettore del fattore di crescita epidermico umano (HER2-).

È quanto dimostrato dallo studio di fase III monarchE, condotto su 5.637 pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale HR +, HER2- ad alto rischio in più di 600 centri di 38 Paesi. I dati sono stati presentati oggi al Presidential Symposium del Congresso virtuale 2020 della European Society for Medical Oncology (ESMO) e contemporaneamente pubblicati sul Journal of Clinical Oncology.

La terapia ha comportato anche una riduzione clinicamente significativa del 28,3% del rischio di ricadute di malattia a distanza, ovvero dello sviluppo di malattia metastatica. Il farmaco  sviluppato e prodotto da Eli Lilly. “Questi dati costituiscono una novità decisiva per le persone con un carcinoma mammario in fase iniziale HR +, HER2- ad alto rischio, pari a circa il 20-30% dei 53.500 casi di tumore al seno che si registrano ogni anno in Italia: potenzialmente si tratta di uno dei più importanti progressi nel trattamento di questa popolazione di pazienti negli ultimi due decenni”, osserva Valentina Guarneri, professore associato di Oncologia Medica presso L’Università di Padova-Istituto oncologico veneto. “In questi pazienti con un rischio di recidiva elevato Abemaciclib, aggiunto alla terapia endocrina adiuvante, ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da ripresa di malattia. L’effetto è infatti molto evidente non solo sulle recidive locali, ma soprattutto su quelle a distanza che sono poi responsabili di malattia metastatica: evitarle implica perciò non soltanto allungare la sopravvivenza, ma soprattutto aumentare la probabilità di guarigione. Questo tipo di analisi sono pianificate fin dall’avvio delle sperimentazioni per monitorarne l’andamento in momenti predefiniti, dopo un certo periodo di tempo o quando si è verificato, come in questo caso, un numero sufficiente di eventi per consentire l’analisi: i dati raccolti sono molto positivi e incoraggiano senz’altro a proseguire”.