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La prevalenza del diabete di tipo 2 negli adolescenti e nei giovani adulti (sotto i 40 anni) sta aumentando notevolmente. È l’allarme lanciato dagli esperti in occasione del 55esimo congresso della European Association for the Study of Diabetes (Easd), in corso a Barcellona. La Società italiana di diabetologia (Sid) stima che, negli ultimi 10 anni, la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 è raddoppiata, arrivando a interessare circa 150 mila soggetti. Non solo. L’insorgenza del diabete in giovane età è associata ad una più lunga esposizione alla malattia e ad un aumentato rischio di complicanze croniche, sia macro che micro-vascolari, legate ad un periodo maggiore di esposizione ad elevati livelli di glicemia.

Inoltre, si stanno accumulando prove del fatto che il diabete di tipo 2 a esordio giovanile abbia un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita e effetti sfavorevoli sugli esiti a lungo termine.

“Il diabete di tipo 2 nei giovani – si legge in una nota della Sid – è associato a grave resistenza all’insulina e ad un progressivo deterioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche. Contrariamente al diabete di tipo 2 adulto, il declino della funzione delle cellule beta nel diabete di tipo 2 giovanile è da tre a quattro volte più veloce e i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti. Il diabete di tipo 2 a esordio precoce colpisce infine anche piu’ individui in eta’ lavorativa, accentuando gli effetti sociali avversi della malattia”.

Le opzioni terapeutiche per questa condizione sono fortemente ridotte, e gli studi disponibili ancora pochi. “Insieme alle modifiche dello stile di vita, di importanza capitale, la metformina – spiegano gli esperti – rimane la terapia di prima linea per gli adolescenti con diabete di tipo 2, sebbene la maggior parte progredisca rapidamente verso l’insuccesso del trattamento e la terapia insulinica.

Esiste un motivo in più per la prevenzione dell’obesita’ negli adolescenti e nei giovani: arrestare l’aumento del numero di giovani con diabete tipo 2. L’onere della prevenzione non ricade solo sui medici, ma inizia dalla famiglia, dalla scuola, dai responsabili delle politiche sanitarie, e coinvolge varie componenti della società, inclusa l’industria alimentare”. 

I nuovi farmaci

Non più solo il controllo della glicemia, ma anche proteggere le persone con diabete di tipo 2 da tutte le complicanze connesse alla malattia. Questo è uno dei temi affrontati in occasione del 55esimo congresso della European Association for the Study of Diabetes (Easd), in corso a Barcellona.

Negli ultimi 10 anni l’armamentario farmacologico per la cura del diabete mellito di tipo 2 si è arricchito di almeno 3 nuove classi di farmaci, a ciascuna delle quali sono riconducibili diverse molecole. Inoltre, negli ultimi 3-5 anni, i dati di numerosi studi clinici controllati hanno dimostrato che il trattamento con alcune di queste molecole è in grado, specialmente in soggetti già affetti da malattia cardiovascolare, di ridurre il rischio di sviluppare ulteriori eventi. Hanno mostrato queste potenzialità molecole appartenenti alla classe degli agonisti recettoriali del GLP-1 e alla classe degli inibitori del trasportatore renale del sodio e del glucosio (SGLT2 inibitori). 

“Nell’ambito del congresso dell’EASD – dice Agostino Consoli, presidente eletto della Societa’ Italiana di Diabetologia (SID) – vengono presentati ulteriori dati circa le proprietà di alcune molecole di queste classi e ulteriormente discussi dati che dimostrano come gli effetti di protezione cardiovascolare di un agonista recettoriale del GLP-1 a lunga durata di azione possano essere osservati non solo in soggetti diabetici già affetti da malattia cardiovascolare, ma anche in soggetti diabetici che non hanno ancora avuto eventi cardiovascolari maggiori, ma che sono ad alto rischio di svilupparli”.

Questo congresso porta quindi nuove acquisizioni e conoscenze sul trattamento del diabete mellito di tipo 2 con farmaci innovativi, che sempre piu’ si dimostrano preziosi ed in alcuni casi insostituibili per il trattamento corretto del diabete mellito di tipo 2.

“Purtroppo – conclude Consoli – in Italia l’utilizzo di questi farmaci innovativi e’ ancora largamente al di sotto di un livello ottimale; sono infatti attualmente utilizzati solo nell’8 per cento delle persone con diabete, secondo i dati dell’ultimo Rapporto ARNO (il prossimo rapporto ARNO, con gli ultimi dati sull’utilizzo dei farmaci anti-diabete in Italia sarà presentato a Bologna, il prossimo 20 novembre), e troppe persone con diabete sono ancora trattate con terapie che stanno rapidamente diventando obsolete.

Questo è sicuramente dovuto anche a ineludibili considerazioni di carattere economico. Ogni sforzo dovrebbe tuttavia essere fatto per coniugare appropriatezza e sostenibilità e garantire i benefici connessi ad un approccio moderno alla malattia diabetica al numero piu’ ampio possibile delle persone che di esso possano avvantaggiarsi”