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Dalle aule della politica alle aule scolastiche, lo scontro sull’introduzione del vaccino obbligatorio ha messo i presidi in una situazione scomoda e delicata: quella degli sceriffi. “Stiamo applicando la legge sui vaccini ma ci sentiamo presi tra l’incudine del principio etico dell’accoglienza e del diritto allo studio e il martello della tutela della salute” ha spiegato alla Stampa Ezio Delfino, presidente della sigla Dirigenti Scuole Autonome e Libere.

Per molti dirigenti scolastici l’obbligo di dover controllare lo stato vaccinale degli studenti è un peso, ma se la legge li grava con questo compito, loro vorrebbero cedere ‘la stella’ alle Asl. Se non altro perché le baruffe agli ingressi delle scuole non sono un buon esempio per gli studenti. In realtà la situazione, fanno sapere, è sotto controllo, salvo qualche tensione all’ingresso di pochi – per ora – istituti. A Milano, dove le proteste per l’obbligo di vaccinazione sono state poche decine, su 33mila studenti, una famiglia ha addirittura chiamato i carabinieri quando si è trovata il passo sbarrato dal personale scolastico. Come spiegano molti dirigenti, alcune famiglie non hanno neanche ben capito fin dall’inizio cosa si stesse chiedendo loro. Insomma, non no-vax, ma genitori appena tornati dalle vacanze e che non hanno avuto il tempo di adeguarsi alla nuova regola.

In fondo la legge è stata approvata a fine luglio e questa confusione, più che dal provvedimento in sé, sembra derivare dai tempi strettissimi: la circolare con la quale il ministero dell’Istruzione ha fornito gli istituti delle necessarie indicazioni per favorire l’obbligo di vaccinazione è arrivata il 16 agosto, a un mese dall’inizio delle lezioni. Con tutti gli uffici chiusi e i bambini al mare.

Basta un’autocertificazione

La scadenza per la presentazione del certificato per chi ha i figli alla materna e all’asilo era il 10 settembre. Tuttavia gli istituti hanno dieci giorni prima di trasmettere le liste dei non vaccinati alle Asl, e li stanno usando appunto per lasciare che le famiglie si mettano in regola e per attuare delle strategie last-minute di sensibilizzazione. Il ministero ha chiarito che è sufficiente produrre una prova della volontà di prendere appuntamento per fare i vaccini. In parole povere il genitore deve dimostrare che sta cercando di far vaccinare il figlio. Naturalmente nel caso di autocertificazione vale il principio che dichiarare il falso comporta un reato.

Un argine ai furbetti 

Scadenza diversa invece è quella per tutti gli altri gradi d’istruzione, che hanno tempo fino al il 31 ottobre per fornire una prova di essere stati vaccinati o di aver richiesto un appuntamento. A questo punto le famiglie avranno tempo fino al 10 marzo per mettersi in regola e non incorrere in sanzioni che possono andare dai 100 euro ai 500. Il tempo per prendere un appuntamento, certificarlo e vaccinarsi insomma c’è tutto.

Secondo la Stampa, in Friuli e in altre regioni le Asl avrebbero ricevuto decine di raccomandate dove si richiede un appuntamento “per effettuare possibili vaccinazioni”. Insospettisce quel ‘possibili’ che sembra spianare la strada per delle proroghe fai da te. La Lorenzin ha chiarito che in questo caso la richiesta non si considera effettuata.