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Sembra davvero strano, se non addirittura anacronistico, che nel 2017 si debba tornare a parlare in Italia di allarme morbillo. Tuttavia, anche se questo virus non ha un nome particolarmente esotico come Ebola o Zika, il morbillo è uno dei virus più contagiosi che ci sia (cinque volte più contagioso dell'influenza e quasi dieci volte più di Ebola). Grazie allo sviluppo di un vaccino efficace e alla sua somministrazione di massa, i paesi industrializzati, Italia compresa, avevano però ridotto l'incidenza di questa malattia di oltre il 90%. Il morbillo colpisce soprattutto i bambini, ma non fa in realtà distinzioni di età infettando allegramente anche gli adulti. Nel 5% dei casi può dare polmoniti. Ma è un virus che infetta facilmente le cellule nervose e quindi da 1 a 3 su mille infetti possono sviluppare una grave encefalite con un tasso di mortalità tra il 15% e il 20%. Il vaccino riduce di mille volte il rischio di sviluppare questa complicazione. Tutto perfetto quindi? Vaccinati e tranquilli? No.

Perché oggi in Italia il morbillo stia tornando prepotentemente. L'ultimo bollettino del Ministero della Salute (14 Giugno) riporta 2988 casi dall'inizio dell'anno. Nel Giugno 2016 i casi segnalati erano 367, in tutto l'anno si fermeranno a 650. Un aumento di quasi 10 volte dei casi nazionali rispetto ad un anno fa non è cosa da poco.  Il 91% dei casi sono localizzati in sette regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto,Toscana, Lazio, Abruzzo e Sicilia. Età media: 27 anni. 89% dei casi in persone non vaccinate e il 6% in persone che non avevano fatto il richiamo (seconda dose) quando richiesto e quindi avevano un'immunità parziale.

La situazione non è sfuggita all'attenzione dell'OMS che ha inviato una lettera alla Commissione Salute del Senato, sottolineando come l'Italia stia diventando un problema per l'Europa intera, visto che il 43% di tutti i casi di morbillo registrati in Europa (5483 ad oggi) si sono verificati nel nostro paese. Il motivo è semplice: c'è un calo della copertura vaccinale. Meno bambini vaccinati, più casi di morbillo infantile e quindi più contagi anche tra gli adulti, che per motivi di età non  hanno fatto la vaccinazione da bambini. Se qualcuno dubitava ancora dell' "effetto gregge" della protezione vaccinale, ecco una bella dimostrazione pratica.

Perchè non ci si vaccina? Le risposte possono essere molte: sfiducia nella medicina 'di stato' che va a braccetto con la generale diffidenza verso qualsiasi forma di 'establishment'. Facilità di accesso a qualsiasi tipo di informazione, ma senza strumenti per discernere quelle attendibili da quelle false o addirittura pericolose. Rifiuto di qualsiasi principio di autorità. Distrazione. Falsa sensazione che i microbi spariscano nel nulla solo perché i casi di malattia sono diminuiti.

In questo quadro piuttosto desolante si inserisce la norma al vaglio del Senato per la reintroduzione dell'obbligo vaccinale per l'accesso alla scuola materna ed elementare. Intendiamoci: l'obbligo di per sé non è una soluzione ai problemi di cui sopra. La fiducia della popolazione la si deve guadagnare creando una Sanità pubblica che vada incontro al paziente. Implementando gli strumenti per facilitare l'accesso alle vaccinazioni. Facendo informazione corretta, trasparente e capillare. L'OMS si è detta disponibile ad aiutarci anche in questo. Ma ci vuole tempo. E il virus del morbillo corre molto più veloce di noi.

Il "limite di velocità" per il morbillo serve adesso, così come servono le misure per obbligare a rispettarlo.
Non piacerà a molti, ma fa bene a tutti. E a chi pensa che si debba decidere a maggioranza se usare i vaccini o meno, vorrei ricordare che la scienza non è democratica. E' esatta.