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AGI – L’informativa urgente in Parlamento del Guardasigilli Carlo Nordio non ‘placa’ lo scontro tra Pd – sostenuto anche dalle altre forze di opposizione – e Fratelli d’Italia. Anzi, al Senato il clima si fa subito incandescente e a nulla valgono i richiami all’ordine del presidente Ignazio La Russa, con un crescendo di tensione che sfocia nell’abbandono dell’Aula da parte dei senatori dem e di altri esponenti delle forze di minoranza.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, in due interviste – rilasciate al ‘Corriere della Sera’ e al ‘Messaggero’ – ribadisce che non ha intenzione di dimettersi e che i contenuti della relazione del Dap su Cospito “non sono classificati, né secretati e nemmeno riservati“.

“Non c’è motivo di dimettersi – osserva Delmastro – su richiesta esplicita di un parlamentare ho dato conto di un’informativa riservata che non è secretata né classificata”.

Alla domanda se abbia sentito la premier Giorgia Meloni, Delmastro risponde: “Oggi (ieri, ndr). Mi ha chiesto se erano informazioni segrete. Le ho risposto di no. Aggiungo: in un Paese in cui si denuncia che vengono apposti troppi segreti di Stato perché, in un caso in cui i cittadini possono sapere, avrei dovuto comportarmi come chi li vuole tenere al’oscuro?”.

E a chi gli chiede se dal Guardasigilli Carlo Nordio gli sia stata rivolta la richiesta di un “passo indietro”, il sottosegretario risponde: “No, non lo ha chiesto”, aggiungendo inoltre di non vedere “il perché” su una eventuale remissione delle deleghe al Dap.

E ancora: “in una democrazia – conclude – un esponente del governo, davanti a domande precise dei parlamentari, non può omettere o negare circostanze a lui note su documenti non segreti”.

A innescare la miccia, che deflagra in tutto il suo potenziale, erano state le parole pronunciate dal senatore di FdI Alberto Balboni. Un affondo netto contro il partito del Nazareno: “Il Pd si è sentito offeso dalla domanda del collega Donzelli, una domanda retorica che non voleva dire che il Pd sta con la mafia. Ma non vi rendete conto che andando in carcere a trovare Cospito avete aperto una voragine alla mafia? Io sono d’accordo che si possa andare in carcere a visitare un detenuto, ma perché dopo avete fatto una conferenza stampa criticando il 41 bis? Avete aperto una voragine”, dice il senatore del partito di Giorgia Meloni, più volte interrotto dalle proteste dei dem, che invocano l’intervento di La Russa.

Che, però, pur richiamando tutti all’ordine, invita i senatori a lasciar parlare Balboni, “non censuro nessuno”. Ed è qui che le opposizioni abbandonano l’Aula. Dunque, la tensione resta alta. E nel day after del ‘caso Donzelli’, culminato nella convocazione del Giurì d’onore da parte del presidente di Montecitorio, lo scontro si sposta al Senato. “Siamo usciti dall’aula di fronte all’enormità delle parole pronunciate dal senatore Balboni che ha avuto il coraggio di dire che ‘il Pd ha aperto una voragine alla mafia’. Tutto questo senza una parola di censura da parte del presidente La Russa. Inaccettabile. La Meloni si scusi. Ora basta”, tuona la capogruppo dem Simona Malpezzi.

Al fianco del Pd si schierano la sinistra e i verdi e anche i 5 stelle. Non il Terzo polo. Che pure non è morbido nei confronti di Donzelli, della maggioranza e del governo: “Ha ragione chi chiama in causa la presidente del Consiglio. Volete avere una visione dello Stato moderno, con una giustizia liberale, o pensate di rincorrere il giustizialismo forcaiolo di Donzelli e del sottosegretario Delmastro? A voi la scelta”, dice Matteo Renzi in Aula.

E Carlo Calenda, via social, giudica “imabarazzante e imbarazzata” l’informativa di Nordio sul caso Cospito. 

Ma cosa ha detto il ministro per lasciare insoddisfatte tutte le opposizioni? Prima alla Camera e poi al Senato il Guardasigilli ha illustrato punto per punto tutta la vicenda che riguarda l’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame e detenuto al 41 bis. Ma è sul ‘caso Donzelli’ che Nordio non entra nel merito: “C’è un’indagine aperta dalla procura di Roma, questa notizia è un elemento di novità. A questo punto, per doveroso rispetto del lavoro degli inquirenti, non possiamo non tenerne conto”, spiega alla Camera.

Le opposizioni manifestano tutta la loro insoddisfazione. Al Senato, due ore dopo, Nordio corregge il tiro: “Non ci pareremo dietro i magistrati di Roma, no ad alibi per dire che ce ne laviamo le mani”, assicura il Guardasigilli, garantendo che riferirà non appena “l’istruttoria” avviata da lui stesso sarà conclusa.

Ma se a Montecitorio la situazione resta nei limiti del dibattito politico, altrettanto non avviene al Senato. Qaunto alla maggioranza, Lega e FI sostengono Nordio, ma non trascendono mai nei toni. Nessun attacco alle opposizioni, così come nessun esplicito riferimento al Caso Donzelli.

Questo alla Camera. Il registro cambia a palazzo Madama. Prima il senatore azzurro Zanettin osserva: “Maggiore prudenza nelle esternazioni sarebbe stata più opportuna”. Poi è il capogruppo leghista Romeo a spingersi un po’ oltre: “Quanto è successo ieri servirà anche a noi della maggioranza da lezione”, e quindi invita “tutti ad abbassare i toni”.

Infine il caos, con l’affondo di Balboni. Parole che confermano la linea del governo o, quantomeno, degli esponenti FdI che siedono nell’esecutivo: nessun arretramento. “Donzelli e Delmastro rimangono al loro posto”, scandisce il capogruppo FdI Tommaso Foti. Concetto già espresso da Matteo Salvini, che però torna ad auspicare che i toni vengano stemperati. Ma è soprattutto il silenzio della premier Meloni a innescare la dura reazione delle opposizioni. “Dispiace che Meloni faccia finta di niente e se non interviene siamo portati a pensare che abbia approvato quanto accaduto ieri”, dice la capogruppo dem Debora Serracchiani.

Tranchant la pentastellata Vittoria Baldino: “Ci risulta difficile pensare che un luogotenente della presidente del Consiglio come Donzelli si sia avventurato su questo crinale senza una regia politica, non ci fate ingenui: sappiamo che il mandato politico arriva da palazzo Chigi. E ministro Nordio la sua reticenza ha il sapore della complicità”. “Affermare in aula che ‘il Pd ha aperto una voragine contro la mafia’ significa essere manichei e forcaioli. Ed è la conferma che quella di Donzelli non era voce dal sen fuggita, ma radicato (e fazioso) convincimento”, afferma il dem Enrico Borghi. Intanto alla Camera Pd e M5s presentano una mozione di censura nei confronti del sottosegretario Delmastro perché gli vengano ritirate le deleghe al Dap.