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Dalla riforma Bonafede, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio, fino al ‘lodo Conte bis’, punto di caduta su cui hanno raggiunto l’intesa M5s, Pd e Leu ma senza Italia viva. Sono molteplici e variegati i nodi, le proposte e i provvedimenti in campo sul tema della prescrizione. E tutti, in maniera diversa, potrebbero rappresentare un rischio per la tenuta della maggioranza e, quindi, dello stesso governo.

Riforma Bonafede

La riforma della prescrizione è entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. Le nuove norme erano contenute nel ddl anticorruzione, ribattezzato dai 5 stelle ‘Spazzacorrotti‘. Il provvedimento prevedeva appunto che le nuove norme sulla prescrizione entrassero in vigore non prima dell’anno successivo. Questo perché, durante la trattativa interna all’allora maggioranza gialloverde, la Lega ottenne un anno di tempo per mettere in campo una riforma complessiva del diritto processuale penale e civile, così da stabilire una durata massima per i processi, soprattutto penali.

Riforma che, però, non ha visto la luce e, nel frattempo, l’allora governo è caduto ed è cambiata la maggioranza, ma non le critiche e contrarietà alle nuove norme che, sin dall’inizio, sono state al centro di un duro scontro con magistrati e penalisti. La riforma-bandiera dei 5 stelle prevede che la prescrizione venga sospesa dalla sentenza di primo grado o dal decreto di condanna. In sostanza, la prescrizione termina di decorrere a partire dal primo grado di giudizio, senza fare alcuna distinzione, però, tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione.

Proposta di Legge Costa

La proposta di legge a prima firma Enrico Costa, responsabile giustizia di Forza Italia, è composta di un unico articolo e mira ad abrogare tout court la riforma della prescrizione del Guardasigilli Bonafede. Condivisa anche dalle altre forze del centrodestra, la pdl (proposta di legge) Costa è diventata terreno di scontro per la stessa maggioranza, dopo che Italia viva ne ha fatto una sorta di arma di ricatto per spingere gli alleati ad approvare una norma che sospendesse almeno per un anno l’efficacia della nuova prescrizione. I renziani, in commissione, hanno votato assieme alle opposizioni contro un emendamento M5s soppressivo del testo azzurro.

Dopo essere comunque approdata in Aula della Camera, la pdl Costa è tornata in commissione su richiesta della maggioranza ed ora è lì che si potrebbe consumare un nuovo strappo tra i giallorossi. Il testo tornerà nuovamente in Aula il prossimo 24 febbraio. Sono stati abbinati nel frattempo altri due testi, quello leghista che punta sempre ad abrogare la riforma Bonafede, e quello di Leu che disciplina la prescrizione processuale.

Lodo Annibali

Così ribattezzato da Italia viva, in realtà si tratta di due emendamenti a prima firma Lucia Annibali, presentati nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera al decreto Milleproroghe. Il testo su cui spingono i renziani è quello che prevede il rinvio di almeno un anno dell’efficacia della riforma della prescrizione entrata in vigore lo scrorso 1 gennaio, in attesa che si intervenga sulla giusta durata dei processi attraverso la riforma del processo penale, contenuta nel ddl del Guardasigilli Bonafede e che dovrebbe essere all’esame del Consiglio dei ministri di questa settimana.

Nello specifico, i due emendamenti dispongono che la riforma Bonafede o venga posticipata o, attraverso una disciplina transitoria, si riportino in vita le norme contenute nella precedente riforma della prescrizione dell’ex Guardasigilli, Andrea Orlando, durante il governo Renzi. Dunque, i renziani mirano a un rinvio secco della riforma Bonafede, posticipandone l’entrata in vigore, oppure a una sospensione degli effetti dell’attuale riforma, prevedendo una disciplina transitoria che ripristini la riforma precedente. Su entrambi gli emendamenti pesa il no secco dei 5 stelle. Ma i due testi non sono appoggiati nemmeno da Pd e Leu. Piacciono invece al centrodestra, che a sua volta ha presentato emendamenti sulla prescrizione.

Lodo Conte

Si tratta di una proposta avanzata da Leu (da qui il nome, quello del deputato di Liberi e uguali e avvocato Federico Conte), messa in campo per tentare di trovare una mediazione tra le diverse posizioni di M5s e Italia viva. Al centro di un confronto iniziale, e considerato incostituzionale da una parte dei protagonisti della trattativa, il ‘lodo Conte’ è stato superato dal ‘lodo Conte bis’, sempre di iniziativa del deputato di Leu.

La prima proposta consisteva nel modificare la riforma Bonafede introducendo una differenza tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. In sostanza, se l’imputato viene condannato in primo grado, scatta la sospensione della prescrizione, come prevedono le norme attuali. In caso di assoluzione, invece, non si applica lo stop della prescrizione, i cui termini iniziano a decorrere normalmente. Il lodo non ha soddisfatto i renziani, lasciando perplessi anche gli altri protagonisti della trattativa.

Lodo Conte bis

È la proposta, sempre formulata e messa a punto dal deputato di Leu Federico Conte, che ha soppiantato il precedente ‘lodo Conte’ e sul quale si è raggiunta l’intesa a palazzo Chigi tra M5s, Pd e Leu, ma senza il via libera di Italia viva. Anche il lodo bis fa una distinzione tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. Ma aggiunge un ulteriore requisito affinché non operi il blocco della prescrizione. In sostanza, lo stop della prescrizione vale solo per i condannati. Nel caso in cui chi è stato condannato in primo grado venga poi assolto in appello, potrà recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. Resta invece l’interruzione della prescrizione se la condanna viene confermata anche in appello.

Proposta di Legge Pd

Lo scorso dicembre il Pd, nel pieno delle festività natalizie e in vista del primo vertice sulla prescrizione che era fissato per il giorno successivo all’Epifania, ha presentato una propria proposta di legge per superare l’impasse sulla prescrizione. Proposta di legge depositata alla Camera, in commissione Giustizia, ma tenuta finora in congelatore. Il testo dem si concentra sulla cosiddetta prescrizione processuale e prevede la sospensione dei termini della prescrizione per due anni per l’appello, ai quali si possono aggiungere altri sei mesi se c’è il rinnovo dell’istruzione dibattimentale, e di un anno dalla pronuncia della sentenza nei cui confronti e’ proposto il ricorso in Cassazione, per un totale di 3 anni e sei mesi.