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Prende tempo, il premier Conte sul Mes, il fondo salva-Stati, e su quest’aspetto apre a quei Cinque Stelle che con Di Maio invece del Mes non ne vogliono sapere. E in un’intervista al Corriere della Sera Conte sostiene di aver “ricostruito quello che è accaduto, e sino a quando non si appone una firma ci sono sempre margini per migliorare un Trattato, non mi interessa se gli altri Paesi considerano chiuso l’accordo”.

Sull’ipotesi di fare una figuraccia internazionale, il premier ribatte che non è così: “nemmeno per sogno” dice sicuro, in quanto “ci sono 19 Paesi che stanno scrivendo una riforma, c’è una sintesi nazionale da fare e poi una europea” e “se tu mi porti sull’unione bancaria un progetto che all’Italia non piace – esemplifica – io non firmo il Mes, e non è un ricatto, questa è logica di pacchetto, mettere in discussione tutto”.

Quindi Conte spiega: “Ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto, abbiamo fatto un vertice di maggioranza su questo. Pacchetto significa che il progetto comprende unione bancaria e monetaria: è giusto che l’Italia si esprima solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco”.

Quindi il premier garantisce: “State sicuri, non ci faremo fregare”, aggiungendo anche a questo punto di non escludere alcun rinvio: “Abbiamo evitato già tante insidie, io non ho abbracciato in Parlamento fideisticamente il Mes. Però bisogna dire che esiste già. Bisogna evitare la fanfara propagandistica che fa salire lo spread, l’Italia ha un debito sostenibile e il Mes si attiva su base volontaria. Ci siamo battuti perché la valutazione del debito non fosse automatica”.

Sui rapporti di forza interni all’esecutivo e sul fatto che Di Maio rivendichi al M5S il ruolo di ago della bilancia, Conte dice “che è giusto, sottoscrivo” per poi aggiungere di credere che “la loro volontà sarà assolutamente rispettata, ma anche quella delle altre forze politiche” perché “per andare avanti serve l’accordo tra tutte le forze che sostengono il governo”. Ovvero, “lavoriamo in un percorso che è collettivo e le riforme che adotteremo saranno sempre nell’interesse dei cittadini”.

E alle accuse di Di Maio e del Movimento di essere troppo appiattito, subalterno o spostato sul Pd, l’inquilino di Palazzo Chigi respinge l’insinuazione dicendo “non sono vicino a nessuno, sono un capo di governo che sta portando un programma di 29 punti, ho un rapporto più facile, per ragioni storiche, con il Movimento, ma non si può fare una comparazione”. “Il Pd  – chiarisce infgine il capo del governo – lo sto conoscendo ora, è una stupidaggine dire che sul Mes sono più vicino al Pd, il Pd è arrivato adesso. Gualtieri su un percorso di 100 chilometri sta compiendo l’ultimo miglio”.

Infine, sulle accuse delle Iene, per i rapporti con il professor Alpa in relazione al concorso sostenuto a suo tempo, Conte ribatte: “Ho chiarito tutto, anche con loro, c’è solo un progetto di parcella e non una parcella, ed è del 2009 il concorso è del 2002. Non vedo come il concorso possa essere inficiato”.