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Oggi è il gran giorno. Va in Aula, al voto, la mozione M5s per bloccare la Tav. Per i 5 Stelle e per la compagine di governo è un voto-verità. Una verifica. Di maggioranze e di rapporti di forza nell’esecutivo. E che può essere dirimente. Il Corriere della Sera chiede a ministro di Trasporti Danilo Toninelli che senso abbia tentare la carta di una mozione che con tutta probabilità verrà respinta, dando per altro vita a maggioranze inedite.

E lui, il titolare del dicastero, sembra quasi fare spallucce: “Poco importa – risponde – che ci siano poche chance. La Tav si ferma in Parlamento, essendo il frutto di un accordo italo-francese ratificato dall’Aula. Vedremo chi si metterà insieme per portare avanti quest’opera. Un’opera – ribadisce – negativa e lo capiranno tutti negli anni a venire”.

Resta però il fatto che nel corso di un anno il MoVimento 5 Stelle non è riuscito a bloccare l’opera e, anzi al contrario, il progetto sembra avviato a proseguire il suo iter. Non è una vittoria di Pirro? “Non sarà né una vittoria né una sconfitta, c’è solo coerenza in questo caso. Aver tenuto la barra dritta mi è costato attacchi, ma ne vado orgoglioso” risponde.

“Ho fatto parlare i numeri e sono stato attaccato”

Sono stati commessi degli errori, chiede il quotidiano? Secondo il ministro “il progetto è in ritardo di anni e accumulerà altri anni di ritardo” quel che si doveva fare “è stato fatto”. Come ad esempio l’analisi costi-benefici che “ha dimostrato che il MoVimento aveva ragione a criticare l’opera”. “Ho fatto parlare i numeri e per questo sono stato attaccato” precisa Toninelli, che tuttavia ringrazia il premier per la sua opera di mediazione e il lavoro diplomatico con la Francia, anche se personalmente il ministro rimane dell’idea che “l’opera sia negativa” ma Conte “ha fatto un ragionamento generale sui numeri”.

Ad ogni modo il ministro si attribuisce il merito di aver “evidenziato delle criticità” e così, anche grazie al suo lavoro, “si passerà forse dal 40 al 55% per il finanziamento dei lavori transfrontalieri dell’Unione europea e da uno a oltre due miliardi di euro perla tratta italiana”. Affermazione che per chi vuole fermare l’opera suona un po’ come una contraddizione in termini.

“Salvini fa il polemizzatore quotidiano”

Quanto alle critiche espresse dal vicepremier Salvini sul suo operato “non all’altezza del ruolo che ricopre”, Toninelli afferma che Matteo Salvini “fa il polemizzatore quotidiano” e “al posto di fare polemiche pensi a indicarci due sottosegretari per il ministero. Abbiamo visto che fine hanno fatto quelli che aveva messo…”. Il riferimento è ad Armando Siri e a Edoardo Rixi. Tuttavia, polemiche a parte, secondo Toninelli Salvini “si contraddice” in quanto “prima mi attacca poi nelle sue dirette elogia il lavoro che ho fatto” come nel caso dei 50 miliardi sbloccati al Cipe o il via libera alla Cuneo-Asti. E chiosa: “Come diceva un filosofo, sembra un nano sulle spalle dei giganti che lavorano”. Come fa lui stesso, del resto, “e si vedono risultati, come il nuovo modello di tariffe autostradali”.

Quanto a Luigi Di Maio, il ministro dice di sentirlo costantemente, “parliamo di lavoro” perché entrambi hanno “ministeri complicati, non quello dell’Interno che è più facile da gestire” dice in polemica con Salvini. Perché Toninelli e Di Maio hanno a che fare “con crisi aziendali e dossier sui cantieri chiusi da sbloccare”. Ma assicura che “ora lavoriamo già per settembre, per abbassare le tasse riducendo il cuneo fiscale”. Circa i rapporti con la Lega che stanno lacerando il MoVimento e se ha ancora senso proseguire l’esperienza di governo, il ministro Toninelli non vede “alcun tipo di problema” se “la si fa finita con le polemiche e gli attacchi e si riprende a lavorare con onestà intellettuale” anche perché “sono gli altri a polemizzare”.

E nei 5Stelle rischi di frattura all’orizzonte Toninelli non ne vede perché “il MoVimento rimane la forza politica più sana che ci sia”.