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Non la chiama “fase 2” ma il senso è quello. Scende, di nuovo, in campo, Beppe Grillo e fischia la fine dello schema di gioco seguito sino ad ora del suo – in quanto cofondatore e Garante – M5s. Con un articolato contributo ospitato dal Fatto Quotidiano, condito di immagini muscolari che raccontano di una “brutta favola” scandita dai colpi di “mitragliatrici mediatiche” e messa in atto su di un “ring”, Grillo torna ancora a una volta a spingere verso un ritorno alle origini, prima che si salisse su quel quadrato di combattimento “dimenticando di mantenere e rinforzare il rapporto con chi ci ha proiettato su quel ring”.

Certo, con il tempo necessario per un vasto programma. E con un punto fermo: “Dobbiamo ricominciare dall’inizio”. E costruire “un’Italia diversa, che ricostruisce i suoi fondamentali investendo in infrastrutture e pulizia dei suoi mari, che decide quanta industria e quanto del suo splendore la ricostruiranno”, farà si’ che il Paese esca “dal degrado forchettone nel quale si e’ cacciata”. Ma questo, appunto, richiede tempo perché “non siamo una di quelle aziende che vi ristruttura il cesso in quattro ore”.

E allora, ecco Grillo prendersela con la propaganda mainstream contro il MoVimento, una “narrazione che ha determinato la sistematica distorsione della volontà popolare, talk show dopo talk show, falsità dopo falsità”, ma anche affermare al contempo che “siamo abituati a trovarci costantemente dalla parte sbagliata di questa narrazione, resistendo con fierezza a ogni genere di attacco”.

Il tutto, sotto il tiro di “mitragliatrici mediatiche e vecchi parrucconi e starlette”, sotto il segno del “pensiero unico che presenta alla gente sempre e soltanto un parametro vitale alla volta di questo Paese ammalato”. Nel concreto, Grillo torna a dire no al Tav ribadendo persino che il ponte sullo Stretto di Messina “sarebbe una cosa piu’ utile”. Tornando al che fare, il cofondatore del M5s conferma che “non siamo nati per mettere delle toppe arricchendo appaltatori e sospetti topi notturni. Il nostro futuro – chiarisce – è il lavoro che servirà a riparare quello strappo con la nostra storia.