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Le nuove indagini ordinate dal gip per abuso d’ufficio nel filone relativo allo stadio di Tor di Valle, gli audio (pubblicati in esclusiva da L’Espresso) dei colloqui sulla situazione contabile di Ama – la partecipata dei rifiuti del Campidoglio – tra Virginia Raggi e l’ex ad dell’azienda Lorenzo Bagnacani, e poi la disputa M5s-Lega sull’approvazione del ‘Salva Roma’.

Continuano a essere giorni veramente difficili per l’amministrazione capitolina, con la sindaca che, dopo quasi tre anni di mandato, si trova per l’ennesima volta al centro di polemiche legate a vicende giudiziarie che lambiscono l’operato della giunta pentastellata, stavolta con l’aggiunta del tiro al bersaglio quotidiano dell’alleato di governo, la Lega, che ormai dichiara apertamente che “Raggi non può più fare il primo cittadino”.

Questione nuovo stadio anzitutto: il giudice Costantino de Robbio, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di processo per l’imprenditore Luca Parnasi e un’altra dozzina di imputati, non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Roma nei confronti della sindaca, indagata per abuso d’ufficio dopo un esposto dell’architetto Francesco Sanvitto per conto dell’Associazione ‘Tavolo della Libera Urbanistica’.

Il caso dello stadio della Roma

Al centro della vicenda c’era la procedura con la quale il Campidoglio aveva scelto di pubblicare il progetto per il nuovo impianto sportivo approvato dalla Regione Lazio nella Conferenza dei Servizi, prima che il verbale conclusivo incassasse il via libera del Consiglio comunale. E il giudice, che si era riservato di decidere dopo la camera di consiglio del 26 febbraio scorso, ha ordinato alla procura (convinta dell’assenza di dolo nella condotta di Virginia Raggi) di svolgere ulteriori accertamenti finalizzati a verificare “la sussistenza e le eventuali ragioni di una evidente violazione di legge”.

La replica dei legali della sindaca, gli avvocati Alessandro Mancori ed Emiliano Fasulo, non si è fatta attendere: “Si ribadisce convintamente la totale estraneità della nostra assistita alla vicenda, laddove emerge in maniera intellegibile che il passaggio in Consiglio Comunale per la definitiva approvazione del progetto, a seguito dei rilievi della Conferenza dei Servizi e l’approvazione della cosiddetta variante urbanistica votata in tale sede, fu all’epoca esclusivamente rimandata (ed è infatti in programma prima dell’estate) proprio per consentire a chiunque interessato (compresa l’associazione presieduta dal querelante Sanvitto) di proporre le proprie deduzioni (trasmissioni delle osservazioni/opposizioni)”.

“Si decise in sostanza di applicare una procedura ordinaria, più conservativa, a garanzia e nel rispetto della fase pubblicistica e nel rispetto di buon andamento dell’azione amministrativa, compreso il principio della partecipazione e trasparenza dell’azione amministrativa. L’arresto del signor Parnasi del 13 giugno 2018 nell’ambito della inchiesta ‘Rinascimento’, come noto, sospese l’iter di approvazione – concludono – rendendo opportuni ulteriori approfondimenti, positivamente conclusosi e che consentiranno a breve il passaggio obbligatorio in Consiglio Comunale”. 

I crediti non sono l’unico problema con l’Ama

Ci sono poi le conversazioni rivelate da L’Espresso e contenute in un esposto presentato tempo fa in procura dall’ex manager di Ama Lorenzo Bagnacani riguardanti la mancata chiusura del bilancio 2017 dell’Ama. Una disputa su una partita contabile da 18 milioni di euro che si è trascinata per quasi un anno, culminata a febbraio scorso con la bocciatura del documento contabile da parte del Campidoglio, le successive dimissioni dell’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari, e il ritiro del mandato al cda della partecipata.

Ama ritiene che quei crediti legati ai servizi cimiteriali siano certificati ed esigibili mentre il Campidoglio non è dello stesso parere. Una vicenda su cui anche i magistrati tentano di vederci chiaro, con il direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti, indagato per tentata concussione assieme ad altri due dirigenti.

Ma, al di là della disputa tecnica tra le parti, i nodi più scottanti appaiono di altra natura, specie considerando che 18 milioni sono solo una minima parte rispetto agli oltre 700 garantiti ogni anno all’azienda dal contratto di servizio. Il primo per le ammissioni che la stessa Raggi pronuncia nei colloqui registrati dall’ex manager della società dei rifiuti, soprattutto il passaggio in cui afferma che “la città è praticamente fuori controllo”. Una schiettezza che stride con la retorica usata dalla comunicazione della sindaca, che sottolinea ogni giorno sui social di aver invertito la rotta su numerose situazioni di degrado in città.

Il secondo per l’incertezza su quale sia la linea del Campidoglio sui rifiuti, dopo aver cambiato ben quattro manager in tre anni ai vertici di Ama senza che nel frattempo iniziasse la realizzazione di alcun nuovo impianto di smaltimento. Ed è proprio questo il punto centrale dei problemi di raccolta e smaltimento della ‘monnezza’ in città, ovvero un ciclo fragile e non autosufficiente, dotato di 3 impianti Tmb in città di cui solo uno di proprietà di Ama.

Per provare a rilanciare l’attività del Campidoglio, impantanata da inizio anno tra la difficoltà di trovare un nuovo assessore all’Ambiente – casella vacante in giunta da oltre due mesi – e le nuove indagini sul progetto dello stadio dell’As Roma (culminate con l’arresto del presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito, pentastellato della prima ora accusato di corruzione), Virginia Raggi in settimana giocherà la carta della nomina del nuovo cda Ama.

Come nuova manager della partecipata si parla di Luisa Melara, che potrebbe andare ad affiancare Massimo Bagatti (attualmente al vertice dell’azienda pro tempore). Le nomine in Ama però potrebbero non bastare ad alleggerire le tensioni politiche attorno al Campidoglio. La sindaca infatti attende ancora di incassare il via libera dal governo alla norma sulla chiusura della gestione commissariale del debito storico capitolino, il cosiddetto ‘Salva-Roma’ divenuto terreno di scontro tra M5s e Lega. In settimana è attesa la votazione sul provvedimento.