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Il ddl anticorruzione incassa anche il terzo ed ultimo via libera da parte della Camera, e diventa legge. La maggioranza supera indenne due votazioni a scrutinio segreto su due emendamenti, di cui uno – sempre a prima firma dell'ex M5s Catello Vitiello – molto simile a quello su cui il governo fu battuto in prima lettura e relativo al reato di peculato. Diverse le novità introdotte dal provvedimento: dalla riforma della prescrizione, che prevede lo stop dopo il primo grado di giudizio senza distinzione tra sentenza di condanna o di assoluzione, e il cosiddetto 'Daspo a vita' per i corrotti.

Ma il disegno di legge, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle e che ha creato, durante il suo iter, non poche frizioni con gli alleati della Lega, prevede anche una stretta in termini di trasparenza e controllo sui partiti, movimenti politici e fondazioni. Il testo, infatti, si suddivide in due parti: una relativa alle norme che hanno l'obiettivo di potenziare l'attivita' di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione. L'altra relativa ai partiti.

Daspo a vita per corrotti e corruttori

Incapacità a vita di contrattare con la pubblica amministrazione (norma che vale per i soggetti privati, in particolare gli imprenditori) e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i pubblici ufficiali. Sono due delle misure piu' stringenti introdotte dal ddl.

Agenti sotto copertura

Viene introdotta la figura dell'agente 'sotto copertura' per i reati di corruzione. Norma criticata dalle opposizioni, che l'hanno ribattezzato "agente provocatore". In sostanza, le gia' previste operazioni di polizia sotto copertura vengono estese al contrasto di alcuni reati contro la pubblica amministrazione. L'agente sotto copertura non e' punibile se, al solo fine di acquisire elementi di prova, mette in atto condotte che costituirebbero reato. Durante l'esame in prima lettura alla Camera, pero', e' stato raggiunto un accordo per escludere dalle cause di impunibilita' l'agente che ha agito in difformita' dell'autorizzazione o in violazione di norme di legge.

Inasprimento delle pene

Vengono inasprite le pene per il reato di corruzione impropria, che passano nei limiti minimi da uno a tre anni di carcere e nei massimi da sei a otto anni. Viene inoltre previsto un giro di vite sulla appropriazione indebita, prevedendo la reclusione da due a cinque anni e la multa da 1.000 a 3.000 euro.

Salta l'obbligo di arresto in flagranza

Previsto dal testo originario del ddl, dopo una mediazione all'interno della maggioranza ma anche con le forze di opposizione, la norma e' stata soppressa.

Stop alla prescrizione dopo il primo grado, ma in vigore nel 2020

È una delle norme più contestate e prevede che la prescrizione viene sospesa dalla sentenza di primo grado o dal decreto di condanna. In sostanza, la prescrizione non decorre a partire dal primo grado di giudizio, senza fare alcuna distinzione, però, tra sentenza di condanna e sentenza di assoluzione. Dopo l'accordo raggiunto tra M5s e Lega, viene stabilito che la riforma entrerà in vigore dal 1 gennaio 2019.

Nessuna delega al governo per la riforma del processo penale

Nel ddl non viene inserito e messo nero su bianco uno dei punti dell'accordo raggiunto tra alleati di governo che ha sbloccato la riforma della prescrizione, ovvero la piu' ampia riforma del processo penale, che dovrebbe essere contenuta in una legge delega.

Eliminato peculato attenuato

Era la cosiddetta norma 'Salva-Lega', cosi' ribattezzata dalle opposizioni. Con l'approvazione a scrutinio segreto di un emendamento presentato dall'ex M5s Catello Vitiello, su cui la maggioranza e il governo sono stati battuti in prima lettura, all'articolo 323 del codice penale sull'abuso d'ufficio viene inserito un comma che restringe e 'ammorbidisce' il reato di peculato, ossia l'appropriazione o l'utilizzo di beni della Pubblica amministrazione. Al Senato e' stato ripristinato il testo originario e, quindi, la norma e' stata eliminata dal ddl.

Restituzione delle somme ricevute e non di quelle promesse

La sospensione condizionale della pena è subordinata alla restituzione dei soldi ricevuti per farsi corrompere o dei soldi dati per corrompere, ovvero la somma equivalente al prezzo o al profitto del reato. Il giudice, nella sentenza di condanna per specifici reati contro la Pubblica amministrazione, può decidere di concedere la sospensione condizionale della pena ma disporre che non estenda gli effetti anche all'interdizione dai pubblici uffici e alla incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione. In sostanza, resta in essere il 'Daspo'. Durante l'esame in commissione alla Camera in prima lettura e' stata eliminata la norma che prevedeva la restituzione delle somme promesse e non di quelle effettivamente ricevute o date.

Niente pene alternative per i corrotti

Non saranno possibili l'assegnazione al lavoro all'esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione come il peculato, la concussione, la corruzione.

'Pentiti' e ravvedimento operoso

Non è punibile chi si ravvede, si autodenuncia e collabora con la giustizia. Ma il ravvedimento deve avvenire entro 4 mesi dalla commissione del reato. Da questa norma e' stato escluso il reato di traffico di influenze illecite, dopo un accordo raggiunto con le opposizioni che temevano ripercussioni sui sindaci e gli amministratori locali, che sarebbero potuti essere oggetto di 'delazioni'.

Norme 'salva-sindaci’

E’ stato escluso l'abuso d'ufficio aggravato dall'elenco dei reati per i quali si prevede l'incapacita' di contrattare con la pubblica amministrazione. L'emendamento era di Forza Italia ed e' stato approvato da tutti i gruppi in commissione in prima lettura.

Riabilitazione più breve

Si accorciano i tempi per i corrotti per poter ottenere la riabilitazione. Si passa da 12 a 7 anni. Tuttavia, la riabilitazione non ha effetto sulle pene accessorie perpetue. La dichiarazione di estinzione della pena accessoria perpetua avviene quando sia decorso un termine di almeno sette anni e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.

Utilizzo di trojan per le intercettazioni

Si potranno intercettare le comunicazioni tra presenti nelle abitazioni o in altri luoghi di privata dimora attraverso i cosiddetti trojan. Viene abrogata infatti la norma che ne limitava l'uso solo quando vi era motivo di ritenere in corso l'attivita' criminosa. I trojan potranno essere utilizzati sui dispositivi elettronici portatili anche nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione puniti con la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.

Trasparenza su soldi ma sono salve le  feste di partito

Stretta sulle donazioni ai partiti e movimenti politici. Ogni donazione che supera i 500 euro annui deve essere trasparente e, quindi, il nome del soggetto che effettua la donazione deve essere pubblicato on line. Ma sono escluse tutte quelle attivita' "a contenuto non commerciale, professionale, o di lavoro autonomo di sostegno volontario all'organizzazione e alle iniziative del partito o del movimento politico". Dunque, dovranno essere pubblicati e resi noti i nomi dei donatori che versano piu' di 500 euro complessivi all'anno. Inoltre, l'obbligo viene esteso alle liste o ai candidati a sindaco dei comuni superiori ai 15 mila abitanti. È vietato ricevere contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero.

Stretta su dichiarazione redditi parlamentari e governo

Norme più stringenti sulle dichiarazioni dei redditi di parlamentari, esponenti del governo e tesorieri di partito, che dovranno rendere pubbliche tutte le donazioni ricevute di importo annuo superiore a 500 euro (anziché 5.000, come previsto dalla legge finora vigente), direttamente o attraverso comitati di sostegno; ne deve essere al contempo data evidenza nel sito internet del Parlamento italiano. Viene inoltre abbassato a 3.000 euro (rispetto a 5.000 euro, come previsto dalla normativa vigente) il tetto annuo di finanziamento o contribuzione al raggiungimento del quale è previsto l'obbligo di sottoscrivere una dichiarazione congiunta tra il soggetto erogante ed il beneficiario.

Giro di vite su fondazioni

Norme più stringenti per le fondazioni, che vengono equiparate ai partiti politici e, quindi, sottoposte agli stessi obblighi sulla trasparenza validi per i partiti e i movimenti politici. Norma duramente contestata dalle opposizioni, e ribattezzata "salva-Casaleggio".

Coop e partiti

Le cooperative non potranno più finanziarie i partiti politici.