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Quando fu presa la decisione di non portare avanti un decreto omnibus, soprattutto per venire incontro ai suggerimenti del Quirinale, e di dividere il decreto semplificazione da quello fiscale, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Fraccaro, ne parlò con i leghisti.

Nell'incontro – riferiscono fonti parlamentari della maggioranza – non si escluse affatto la strada della fiducia, considerata la necessità di rispettare i tempi stretti e di rispondere agli attacchi che arriveranno da parte del Pd, di FI ma anche di quei pentastellati che non sono ancora soddisfatti dei cambiamenti apportati rispetto al disegno originario.

Il governo non avrebbe ancora deciso se blindare oppure no il dl fiscale che al momento, dicono le stesse fonti, è all'esame della Corte dei conti per le verifiche. "Arriverà presto alle Camere", ha assicurato Di Maio ma prima bisognerà aspettare la firma del Colle. Il partito di via Bellerio, riferiscono fonti parlamentari del Carroccio, già deluso per i diktat M5s sul decreto che, questo il ragionamento – hanno di fatto reso inefficace il fine del provvedimento, ovvero di fare cassa per poter varare le misure del contratto -, si aspettano che gli alleati non aprano un altro fronte in Parlamento proprio sulla pace fiscale.

"Il M5s – spiega una fonte leghista – deve stare attento. Le elezioni in Trentino hanno confermato che se si andasse a votare in primavera sarebbe la Lega a stravincere". Dopo le accuse reciproche tra Salvini e Di Maio intanto continua l'opera di mediazione del 'garante' Conte che questa sera riunirà a cena i due vicepremier. Nel menu potrebbe finire il capitolo nomine (dalla Consob ai tg Rai) ma l'obiettivo principale del premier è quello di spedire all'Europa, alla vigilia della possibile bocciatura da parte dell'Ue sulla manovra, una immagine di compattezza.

La linea sul 2,4% del rapporto deficit-Pil resta ferma ma nella Lega la posizione è improntata alla prudenza, soprattutto se lo spread dovesse toccare quota 400.

Dopo quello di Moody's, venerdì prossimo arriverà il giudizio di un'altra agenzia di rating: Standard&Poor's. Il governo è impegnato nel difendere la manovra: nessun prelievo sui conti o sugli immobili, ci potrà essere semmai una rimodulazione delle misure previste, ha ipotizzato Salvini che in uno degli ultimi vertici a palazzo Chigi, riferisce una fonte leghista, non avrebbe sbarrato la strada all'idea di una dilazione dell'attuazione dei provvedimenti inseriti nel contratto.

Il vicepremier comunque ha spiegato di non voler rivedere al ribasso le previsioni sul rapporto deficit/Pil contenute nella legge di bilancio. E così il presidente del Consiglio, Conte che però in un incontro alla stampa estera ha aggiunto:

"Se dovessimo accorgerci che il trend della nostra economia non si adegua agli obiettivi programmati adotteremo misure di contenimento della spesa perchè il tetto del 2,4% non lo supereremo".

Ma l'Europa vuole chiarimenti e non si accontenterà di un generico impegno. In ogni caso oggi i due vicepremier hanno ribadito che l'esecutivo è destinato ad andare avanti. "Quelli che dicono che questo governo cadrà avranno una brutta sorpresa", ha spiegato Di Maio, il rapporto con Salvini è basato sulla "cordialità e lealtà anche su questioni che non ci vedono d'accordo".

"C'è un contratto e vedo di onorarlo fino in fondo. Mi aspetto uguale comportamento da parte di tutti, con Di Maio non ho mai litigato", gli ha fatto eco Salvini. Ma nella Lega c'è ancora la convinzione che il ministro dello Sviluppo e del Lavoro non controlli pienamente i suoi parlamentari.

È vero che il leghista Borghesi oggi ha annunciato che 19 degli 81 emendamenti sul dl sicurezza saranno condivisi da tutta la maggioranza, ma nel partito di via Bellerio si guarda con sospetto all'ala pentastellata che fa riferimento a Fico. E proprio per evitare "una guerra di emendamenti" che potrebbe arrivare la fiducia, perlomeno sul dl fiscale. "Stiamo discutendo, non è ancora deciso nulla", mette le mani avanti un 'big' della Lega.