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La storia politica italiana è costellata di organismi, più o meno istituzionalizzati, che di solito nascono all'interno dello stesso governo e hanno il compito di 'affiancarlo' (ma secondo i più maliziosi 'commissariarlo') per dirimere i conflitti interni.

L'organismo, nel tempo, ha assunto svariate denominazioni, tra le più comuni quelle di 'gabinetto', 'stanza dei bottoni' o addirittura 'consiglio di guerra'. Pochi governi sono sfuggiti alla Cabina di regia: da Craxi negli anni Ottanta a Berlusconi nella Seconda Repubblica, fino ai recenti esecutivi Monti e poi Gentiloni, prima o poi si è sempre ricorso a un organismo ristretto in cui dirimere le controversie e assumere decisioni nei momenti cruciali della vita di un esecutivo.

È infatti dai tempi della prima Repubblica, con effetti che molto spesso non hanno avuto un esito positivo, che la Cabina di regia puntualmente fa la sua comparsa sulla scena, fino ad essere addirittura prevista nero su bianco dal 'Contratto di governo del cambiamento' guidato da Giuseppe Conte.

E proprio il presidente del Consiglio, stando alle indiscrezioni di stampa, sarebbe intenzionato a convocare una Cabina di regia all'inizio della prossima settimana, viste le fibrillazioni interne tra M5s e Lega. Il contratto di governo gialloverde, al punto 1, prevede espressamente il "Comitato di conciliazione", anche se nulla viene specificato sulla composizione, che era invece ben definita nelle versioni precedenti a quella definitiva.

Un "consiglio di gabinetto" per il pentapartito

Ma la Cabina di regia non è solo un 'artificio' politico per cercare di ricomporre divisioni interne a un governo o a una alleanza tra forze politiche. Lo strumento della Cabina di regia, infatti, è stato anche istituito per legge, ad esempio nel '95 per la gestione dei fondi strutturali comunitari, fino al recente Codice degli appalti del 2016.

La Cabina di regia, tuttavia, è sicuramente più nota nel campo prettamente politico: nella Prima Repubblica il leader socialista Bettino Craxi istituì il "Consiglio di gabinetto" (così lo battezzo' lo stesso allora presidente del Consiglio). Il primo governo Craxi era sostenuto dal cosiddetto 'pentapartito', un'alleanza fra Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli.

Il 5 agosto del 1983, appena un giorno dopo aver formato il suo primo governo, Craxi diede vita al Consiglio di gabinetto. "Si tratta – disse allora Craxi – di un Consiglio nel quale saranno rappresentate tutte le forze politiche, un Consiglio politico che dovrà consentire consultazioni più rapide su tutte le questioni che saranno poi sottoposte al vaglio del Consiglio dei ministri, su tutte le questioni di indirizzo importanti.

Si tratta di un organismo autorevole in cui saranno rappresentati anche i ministeri politici ed economici più importanti", spiegò. Ne facevano parte, tra gli altri, Arnaldo Forlani, Gianni de Michelis, Giulio Andreotti, Giovanni Spadolini. Il governo durò poco meno di tre anni. 

Ricorse al Consiglio di gabinetto anche Giovanni Goria nel 1987, a seguito della prima crisi del suo governo sugli sgravi fiscali. Stessa scelta fatta poi da Ciriaco De Mita nel 1988. L'esecutivo rimase in carica un solo anno. 

Le 'cabine' del Cav, fatali a Tremonti

Non fu da meno la Seconda Repubblica. La fase politica che si è aperta dopo Tangentopoli ha spesso riesumato strategie e stratagemmi da 'vecchia politica'. E così non è sfuggito alla tradizione della Cabina di regia Silvio Berlusconi, e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ne fu vittima illustre, perdendo la battaglia con il vicepremier e titolare della Farnesina, Gianfranco Fini. Il governo guidato dal Cavaliere (2001-2006) fu caratterizzato da un'alta conflittualità tra Fini e Tremonti e si concluse con le dimissioni di quest'ultimo nel 2004 dopo il tentativo del premier di mettere fine al braccio di ferro dopo un durissimo vertice di maggioranza.

Nel 2011, nuovo governo Berlusconi e nuovo round della lotta interna con Tremonti. Fu allora che Berlusconi ricorse alla Cabina di regia che aveva come sua mission ufficiale l'economia. Il primo step fu una verifica di governo all'interno della maggioranza, con Fini che incassa il ruolo di 'Coordinatore delle Politiche Economiche del Governo'. Ma la Cabina di regia ebbe vita travagliata e soprattutto breve. È noto, poi, come è andata a finire: la maggioranza di governo scricchiola, poi traballa fino a infrangersi con lo strappo di Fini e l'ormai famosa domanda "Che fai, mi cacci?" del leader di An rivolta a Berlusconi nell'aprile del 2010. Nel novembre del 2011 il Cavaliere si dimise da premier.

Da Prodi a Gentiloni, gli eterni conflitti del centrosinistra

Anche i governi di centrosinistra hanno avuto le loro Cabine di regia. Nei due esecutivi guidati da Romano Prodi, nel 1996 e poi nel 2006, anche a causa di maggioranze molto eterogenee, si ricorse a un organismo per tentare di placare le divisioni interne. Perfino il programma elettorale dell'Unione nel 2006 fu frutto di un lavoro di 'regia' che produsse ben 280 pagine. La situazione divenne critica già a fine 2006 e a inizio anno nuovo Prodi riunì il governo in una due giorni all'interno della reggia di Caserta in cui toccò al vicepremier Francesco Rutelli annunciare l'istituzione di una Cabina di regia sul tema delle liberalizzazioni, guidata dallo stesso Prodi. 

Anche nel 2011, quando arriva Mario Monti alla guida di un governo tecnico sostenuto da una grande coalizione, i leader Bersani, Alfano e Casini pretesero – senza chiamarla Cabina di regia – una maggiore collegialità e soprattutto un ritorno alla centralità dei partiti. Nel 2013 a palazzo Chigi arriva Enrico Letta e anche lui fu costretto a ricorrere a una Cabina di regia: sostenuto da una larga maggioranza, stretto tra il Pd e il Pdl di Berlusconi e al centro di un conflitto interno sul taglio dell'Imu e l'aumento dell'Iva, Letta istituisce una cabina di regia a cui partecipano il vicepremier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano, i ministri dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, degli Affari Regionali e Autonomie, Graziano Delrio, oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. Ma le sorti dell'esecutivo sono ormai segnate: dopo poco più di 9 mesi, nel febbraio 2014 sarà Matteo Renzi a guidare il nuovo esecutivo.

Lo stesso Renzi, una volta dimessosi nel dicembre 2016 dopo la sconfitta al referendum costituzionale, è stato l'artefice della nascita dell'ultima Cabina di regia in ordine di tempo: presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, la maggioranza Pd-alfaniani fibrilla e nel maggio 2017 l'allora leader dem convoca nella sede del partito, al Largo del Nazareno, una Cabina di regia targata esclusivamente Pd, anzi maggioranza del Pd, perché la minoranza interna ne fu tenuta fuori. Renzi annunciò che la Cabina di regia si sarebbe riunita ogni giovedì e fu accusato di voler 'commissariare' Gentiloni. Curiosità, uno degli attacchi più duri arrivò dal 5 stelle Roberto Fico, oggi presidente della Camera: "Renzi convoca un pre-cdm privato, è un atto gravissimo", commentò allora.