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Il centrodestra a motore leghista si afferma alle elezioni che ieri hanno visto quasi sette milioni di italiani rinnovare le amministrazioni di 761 comuni. Si rafforza la tendenza delle ultime consultazioni regionali in Friuli Venezia Giulia, Val d’Aosta e Molise. Vale a dire: i grillini, dopo essere divenuti il partito di maggioranza relativa, ora sembrano in carenza d’ossigeno; la Lega, viceversa, ha benzina per correre anche sullo Stelvio, e ha tutta l’intenzione di staccare amici e avversari.

In vantaggio anche in Toscana

La coalizione di centrodestra conquista al primo turno Vicenza, con Francesco Rucco, e Treviso, con Mario Conte, ed è in vantaggio sul centrosinistra anche a Sondrio, Massa, Pisa, Siena, Ancona, Catania e Siracusa, dove il 24 giugno si voterà per il secondo turno. Il Partito democratico in difficoltà. Tra le poche conferme c'è quella del sindaco di Brescia, Emilio Del Bono.

Il MoVimento è fermo al palo

 Per il resto il centrosinistra andrà al ballottaggio anche ad Avellino contro il Movimento 5 stelle, che a questa tornata – caratterizzata da un ennesimo calo dell'affluenza, scesa di circa 6 punti al 61,16% – non 'sfonda' e si dovrà accontentare di correre ai ballottaggi a Terni (contro il centrodestra), a Imola, ad Acireale e a Ragusa.  

    Su Facebook Luigi Di Maio, leader del Movimento, nega però difficoltà: "Rispetto al 2013 abbiamo la possibilità di triplicare i nostri sindaci e questo è il nostro obbiettivo per i ballottaggi del prossimo 24 giugno", assicura prima di annunciare che nei prossimi giorni darà una mano ai candidati "perché è importantissimo rispondere a queste esigenze di cambiamento".

Ci guadagna solo il Carroccio

La tendenza, insomma, è almeno per il momento a premiare una sola delle due parti contraenti il patto dello scorso maggio, quello che ha permesso la nascita dell’alleanza giallo-verde. I sondaggi – anche quelli al di là delle consultazioni elettorali vere e proprie –  non sono del tutto lusinghieri per l’M5S.

Le prime ripercussioni politiche sono già evidenti: Matteo Salvini ha preso a rubare la scena agli alleati di governo, se non allo stesso presidente del Consiglio, dettando l’agenda e imponendo la propria linea.

Sull’Aquarius ha deciso lui

Il caso più recente è quello della nave Aquarius, che ha visto il ministro dell’interno annunciare la linea del no all’attracco nei porti italiani. Nonostante da parte grillina fosse trapelata qualche perplessità, ed il sindaco di Livorno avesse postato un messaggio, poi rimosso, di disponibilità a far scendere a terra i circa 630 migranti a bordo.

Iniziano i mugugni?

Qualche mugugno potrebbe quindi iniziare ad affiorare, all’interno della coalizione. Sondaggi scarsi, scena politica ridotta, minore visibilità. Ruolo di ruota di scorta. Di solito si tratta di ingredienti che portano, con il tempo, a incomprensioni ben più profonde. Ma il governo, che ha nove soli giorni di vita, ha il vento in poppa. E tutto il resto è ancora affidato al campo delle speculazioni.