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Linea dura sulle Ong da una parte, difesa e supporto di chi si occupa dei migranti e dei più deboli dall'altra. Matteo Salvini torna alla carica sul ruolo delle Organizzazioni non governative che operano nel Mar Mediterraneo e, nello stesso giorno, Roberto Fico incontra Medici senza frontiere e si schiera al fianco di chi "fa solidarietà". Una coincidenza. Nulla di più, viene subito messo in chiaro. Due incontri a Montecitorio, quello con i vertici di Msf Italia e Amnesty International Italia, già in agenda e programmati. Ma che, coincidenza appunto, si svolgono nello stesso momento in cui Salvini da Como tuona contro le Ong, accusandone alcune di fare "i taxi" per i migranti in mare.

Non solo. Il titolare del Viminale annuncia di voler mettere mano al regolamento delle Ong, che "non è efficace" e chiede alla Nato di difendere l'Italia perché "è sotto attacco da sud". Mentre Fico, pur premettendo "sono la terza carica dello Stato e non entro in queste questioni", scandisce: "Ritengo che chi fa solidarietà deve avere tutto il supporto dello Stato. Lo Stato deve stare vicino a chi aiuta gli ultimi, perchè la loro sofferenza è la mia sofferenza, la loro ricerca di una dignità è la mia ricerca, non solo in tema di migranti ma in generale di diritti".

Del resto, che le posizioni del leader leghista e del presidente pentastellato della Camera su determinati temi, a partire dai diritti degli 'ultimi', siano distanti anni luce non è un mistero, e non è una fotografia che viene scattata solo oggi. Ma certo, salta agli occhi che due esponenti di spicco della maggioranza che sostiene lo stesso governo abbiano posizioni così divergenti e lontane. Un dualismo che potrebbe far presagire divisioni interne magari quando dalle parole e dai proclami si passerà ai fatti. "Nessuna contrapposizione politica", è la linea di Fico. "Si tratta di incontri con diversi soggetti del mondo delle associazioni e delle organizzazioni non governative che stiamo tenendo nelle ultime settimane e che continueremo a tenere, come si vede osservando l'agenda. Ci sono questi appuntamenti come quelli istituzionali con altri soggetti. Non c'è una chiave di contrapposizione politica, ma di continuità rispetto a un percorso che ha sempre connotato il lavoro di Fico", spiegano all'AGI dalla presidenza di Montecitorio.

Ma la 'contrapposizione' politica e di visione tra Salvini e Fico non sfugge ai social, platea da sempre cara i 5Stelle, e c'è già chi parla di "anti-Salvini". "Spero che le sue parole sulle Ong siano veritiere e non di circostanza", scrive ad esempio Adelinda su Twitter. "Hanno messo Fico a fare il presidente della Camera per zittirlo ed impedire che aprisse una fronda interna contro Salvini", osserva un'altra utente. "Ancora bravo al Presidente Fico. Credo che faccia molto bene a prendere le distanze da Salvini e dalla Lega", è un altro commento sui social. "Fico è stato messo lì apposta perchè ogni tanto possa dire qualcosa 'di sinistrà; al tempo stesso, il suo ruolo gli impedisce comunque di 'disturbare' il Governo", si legge ancora in un cinguettio.

"Roberto Fico non fa l'anti Salvini. Fa se stesso. E meno male", è l'osservazione contenuta in un altro tweet. Sul social network non mancano nemmeno le critiche: "ci mancava un altro rompicoglioni, perdigiorno, benpensante, comunista a Montecitorio", attacca Francesco. "E come mai non disse niente quando Luigi Di Maio parlò di 'taxi del mare'? Meglio tardi che mai", è l'osservazione di un altro utente. Infine, c'è chi prova a richiamarlo all'ordine: "i punti del Contratto sono chiari, cerchiamo di non iniziare l'uno contro l'altro che è ciò che aspettano dall'opposizione ed evitiamo di fare Boldrini due la vendetta". Il presidente Fico, viene garantito, svolgerà in maniera assolutamente super partes il suo ruolo di arbitro della Camera e dei lavori dell'Aula. D'altra parte, si osserva, nelle parole e soprattutto nella scelta dei propri interlocutori non vi è alcuna volontà politica di predisporre il terreno per mettere in atto un fuoco di fila preventivo su possibili atti o provvedimenti. Non si tratta, insomma, di "prese di posizione", ma solo la prosecuzione di un percorso più culturale che politico avviato anni fa.

D'altra parte Fico è stato eletto alla guida di Montecitorio anche con i voti della Lega, e allora già era in una fase embrionale il confronto sul futuro governo e questo, con ciò che avrebbe comportato, era ben chiaro al presidente e al Movimento 5 stelle. In altre parole, più che un percorso politico (vicino a temi cari alla sinistra) si tratta di un cammino 'fuori dai classici schemi' ideologici e di partito, ma che segue una direttrice culturale. E che i pilastri di questo percorso siano rappresentati dai temi del lavoro, della povertà, dei diritti e della partecipazione non è una scoperta di oggi. Lo conferma, del resto, la scelta precisa di affiancare agli incontri prettamente istituzionali quelli con organizzazioni, associazioni e realtà che su quei pilastri si muovono da tempo.

Così ad esempio l'incontro con i vertici della Cgil sulle leggi di iniziativa popolare e a difesa dei lavoratori sfruttati. Così l'incontro di ieri con Msf e Amnesty International, a cui seguirà un altro faccia a faccia con Save the Children nei prossimi giorni. È una scelta precisa, insomma. Non è dunque un caso se lunedì Fico sarà a San Ferdinando a visitare la tendopoli e ieri ha incontrato le rappresentanze delle Usb nella piana di Gioia Tauro. "Chi rappresenta lo Stato non deve stare chiuso nel palazzo, ma andare dove lo stato deve far sentire la sua presenza, stare sul campo dove le situazioni sono difficili", ha detto la terza carica dello Stato. Proprio a San Ferdinando viveva Soumayla Sacko, "il ragazzo maliano barbaramente ucciso nei giorni scorsi con un colpo di fucile alla testa".

Ed è di due giorni fa l'incontro con il garante nazionale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale. Lo stesso Fico, al termine, in un post su Facebook ha tenuto a riferire i temi affrontati: "ci siamo concentrati in particolare sulle condizioni dei migranti negli hotspot come Pozzallo, Trapani e Lampedusa, ma anche su come avvengono concretamente i rimpatri, che sono monitorati dal Garante. Fra i temi affrontati anche quello delle misure alternative alla detenzione, del carcere duro e dell'edilizia penitenziaria". Spiegando che servono "soluzioni attente e ragionate".