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L’edificio ha l’aspetto di una di quelle dimore di campagna che ospitavano il Buen Retiro estivo di qualche zucchetto porpora, ai tempi del Papa Re. Probabilmente lo era: al di là del suo cancello si apre ancora oggi la Pineta Sacchetti, prima avvisaglia della campagna romana. Oggi c’è anche il traffico di uno dei punti più congestionati di Roma, nonostante di lì inizi il tunnel del Grande Giubileo che porta dritti alla Farnesina, e proseguendo si arriva alla Salaria.

Villa Nazareth è villa della campagna romana anche nel suo aspetto un tantino delabrè, tipico del rustico ecclesiastico che si riscontra anche ai Castelli. Difficile immaginare che dentro fioriscano giovani cervelli, poveri ma belli, pronti ad andare ad occupare i gangli della pubblica amministrazione, o le cattedre accademiche. Da studente universitario, Giuseppe Conte, premier incaricato, ha frequentato Villa Nazareth. Un dettaglio non irrilevante per capire la personalità del giurista alle prese in queste ore con le consultazioni per formare il governo, visto che quel luogo è noto come il tempo del cattolicesimo democratico. Da Villa Nazareth confermano e ricordano bene Conte: "Fa parte del Comitato e continua a darci il suo contributo, a livello nazionale e internazionale. È stato molto attivo quando abbiamo stretto rapporti con alcune Università negli Stati Uniti", dice all'HuffPost il professor Carlo Felice Casula, che guida il Comitato scientifico.

La meglio gioventù

Da Villa Nazareth esce, silenziosamente ma costantemente, un ininterrotto flusso di giovani talentuosi, giunti lì da tutta Italia per essere tirati su da una Chiesa che, almeno dall’epoca tridentina, conosce l’importanza di far crescere chi ci sa fare, aiutando magari chi non ce la farebbe non per scarsa volontà o interessi, ma per ridotte possibilità economiche.

È un collegio universitario, nel senso che ospita studenti ma non è un mero studentato. Tutt’altro: chi entra segue i percorsi curricolari delle accademie di iscrizione, ma integra con corsi, conferenze, testimonianze. È curato nemmeno fosse al Christ Church di Oxford, ha tutor a disposizione e libri a volontà come alla Normale di Pisa.

Insomma: un po' San Filippo Neri, un po' Sant'Ignazio di Loyola, e lo iato che divise la Chiesa tridentina non esiste più.  Grazie anche al fatto che qui si affacciano in continuazione i più noti – e graditi – volti della politica e dell’economia.

Quando Scalfaro raccontava la Costituzione

Oscar Luigi Scalfaro vi era di casa, grazie anche ad una immarcescibile amicizia con il cardinal Achille Silvestrini, mente della politica estera vaticana ai tempi di Casaroli e dell’Ostpolitik di Paolo VI. Veniva, raccontava, spiegava il senso e la lettera della Carta Costituzionale.

Prodi vi faceva capolino anche quando era responsabile dell’Iri. Leopoldo Elia, che oggi è incomprensibilmente dimenticato o quasi, vi riferiva della sua esperienza nelle commissioni dedicate alle riforme costituzionali.

L’avere tali maestri non comporta però l’esserne irreggimentati. Ad esempio Elia è stato fino all’ultimo giorno un convinto proporzionalista, magari di osservanza luterana (nel senso di sbarramento alla tedesca), ed i suoi allievi di quei tempi sono in buona parte per il maggioritario secco. Pazienza. Le vie del Signore sono infinite. Considerando che tra i frequentatori più recenti c’è anche Enrico Letta magari la prossima infornata tornerà ad essere per il proporzionale.

Bastian contrari? No, solo che a certa Chiesa piace chi, insieme alla testa, ha anche il carattere. Una lezione che certo non è stata dimenticata quando a Villa Nazareth studiava un certo Giuseppe Conte, oggi presidente del Consiglio incaricato, sotto la supervisione del cardinal Parolin, che attualmente gestisce la segretaria di Stato vaticana. Come si vede, nel solco di Silvestrini, il quale era un acceso europeista.

Il Papa contro i preti

Un paio di anni fa si è fatto vedere anche Papa Francesco. È interessante vedere cosa disse, dalla necessità dell'accoglienza (a partire dai migranti «che fuggono dalla fame e dalle guerre») alla cultura del provvisorio, dall'economia che ha messo al centro il dio denaro e uccide al capovolgimento di valori, dalle chiacchiere alla necessità di essere veri testimoni cristiani (sì, anche questo: l’anticonformista).

Cominciò con la parabola del Buon Samaritano per concludere: «Il Signore ci liberi dai preti che hanno fretta”. Certe volte per fare le cose ci vogliono anche 80 giorni. A Villa Nazareth lo sanno bene.