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Negli ultimi giorni, ha suscitato polemica la proposta di legge del deputato leghista Alessio Morelli di imporre alle radio italiane di trasmettere una quota minima e obbligatoria di canzoni scritte da autori italiani. La proposta di legge è stata associata dallo stesso Morelli alla vittoria al Festival di Sanremo di Mahmood – anche se non è del tutto chiaro il collegamento, considerato che Mahmood è un artista italiano e dunque godrebbe della quota riservata.

La proposta di legge, intitolata “Disposizioni in materia di programmazione radiofonica della produzione musicale italiana” è stata depositata da Morelli il 6 febbraio, prima che Mahmood vincesse a Sanremo.

Il testo normativo non è ancora disponibile sul sito di Montecitorio, ma i suoi contenuti sono stati diffusi da fonti di stampa: il provvedimento fisserebbe una quota minima e obbligatoria di canzoni di autori italiani da trasmettere per tutte le emittenti radiofoniche. La cifra riportata è il 33%: in sostanza, su tre canzoni trasmesse in radio, almeno una dovrà essere di autore italiano.

Ma, al di là dell’inesistente legame con il caso Mahmood, la legge proposta da Morelli è davvero necessaria? Quante canzoni “italiane” passano oggi le principali stazioni radiofoniche italiane?

La classifica delle radio italiane

Partiamo dalla classifica delle radio più ascoltate in Italia, in base ai dati di ascolto dell’indagine Radio Ter riferiti al secondo semestre 2018 e riportati qui da una testata di settore.

Le radio principali, guardando al dato annuale, sono Rtl 102.5 (7,727 milioni di ascoltatori), Rds 100% Grandi Successi (5,563 milioni), Radio Italia Solomusicaitaliana (5,217 milioni), Radio Deejay (5,049 milioni), Radio 105 (4,677 milioni), Rai Radiouno (3,794 milioni), Radio Kiss Kiss (2,872 milioni), Virgin Radio (2,623 milioni), Rai Radiodue (2,587 milioni), Radio 24 – Il Sole 24 Ore e Radio 101 (2,039 milioni).

Che percentuale di autori italiani e stranieri hanno trasmesso?

Vediamo quanta musica italiana e straniera trasmettono le radio più ascoltate. Abbiamo ottenuto i dati medi di ripartizione dei diritti d’autore della Siae (Società italiana degli autori ed editori), relativi al periodo 2010-2017. Sono dati relativi agli autori e non agli esecutori (non sempre, naturalmente, le due figure coincidono).

Nel periodo 2010-2017, la radio Rtl 102.5 risulta aver trasmesso musica composta da autori italiani per il 38,8% e stranieri per il 61,2%. Rds 100% Grandi Successi ha trasmesso musica italiana per il 27,6% e straniera per il 72,4%. Radio Italia Solomusicaitaliana, come suggerisce anche il nome, ha trasmesso quasi esclusivamente musica di artisti italiani: il 95,4% del totale.

Subito sotto al podio troviamo Radio Deejay, che ha trasmesso musica di artisti italiani per il 15,5% e stranieri per l’84,5%, e Radio 105, che ha una percentuale di utilizzo di repertorio italiano del 32,4% e straniero del 67,6%.

La seconda metà della classifica è così composta: Rai Radio (sono aggregati i dati di Radiouno e Radiodue), 43,5% italiani e 56,5% stranieri; Radio Kiss Kiss, 21,9% italiani e 78,1% stranieri; Virgin Radio, 4,9% italiani e 95,1% stranieri; Radio 101, 12,1% italiani e 87,9% stranieri. Nella classifica della Siae non è riportato il dato relativo a Radio 24 – Il Sole 24 Ore.

Su queste dieci stazioni, notiamo così che quattro stazioni rispetterebbero la soglia del 33% proposta dalla proposta di legge di Morelli (due di queste si trovano nella top tre). Sei stazioni invece si troverebbero, con distanze diverse, al di sotto della soglia.

Ma sarebbe un’anomalia italiana?

Ma introdurre una “quota” di musica autarchica sarebbe un’anomalia solo italiana?

La risposta è no. In Francia dal 1986 è in vigore una legge (Loi du 30 septembre 1986, art. 28) che obbliga le radio transalpine a trasmettere una quota di canzoni francesi non inferiore al 40%.

Simili “quote” sono peraltro previste anche per il cinema in Francia e, come avevamo verificato in passato che ricalca quella francese in questo ambito.

Conclusione

La proposta di legge Morelli avrebbe in effetti un impatto sul mercato radiofonico italiano, in base ai dati Siae che abbiamo avuto modo di consultare. Due stazioni su tre tra le più ascoltate oggi in Italia trasmettono già una percentuale di musica italiana superiore a un terzo, e quattro tra le prime dieci: le altre, invece, dovrebbero modificare il proprio palinsesto musicale, in misura diversa.

Una simile normativa non sarebbe un’anomalia: né rispetto ad altri Paesi, come la Francia che ha una quota del 40% riservata alla musica francese, né rispetto ad altri settori. In ambito cinematografico, infatti, gli scorsi governi hanno introdotto delle quote minime per i prodotti italiani.

Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it