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Da ormai più di 5 anni i survival hanno preso un posto fisso tra i generi più giocati. Partendo da Minecraft e Terraria, passando per Dayz e H1Z1 e grazie anche a youtube questo genere ha conquistato il grande pubblico. I più famosi hanno sempre avuto in comune la loro natura sandbox, surclassando grazie a essa i concorrenti che provavano a fare del punto forte la sola narrazione.

I ragazzi di Parabole hanno provato invece, coraggiosamente, portare sul mercato un survival che fa della storia e dalla narrazione guidata il suo cavallo di battaglia: Kona.

Kona


Survival non necessario

L’incipit della storia è piuttosto semplice, ma si intricherà all’inverosimile andando avanti nell’avventura. Nell’anno 1970, in una località immaginaria canadese, vestiremo i panni di Carl Faulbert, ex soldato che ora lavora come investigatore al soldo di un ricco industriale. Tale W. Hamilton lo assume in seguito a degli atti di “vandalismo” nei suoi confronti, dovuti al suo voler industrializzare una zona popolata da nativi Cree.

Se inizialmente i sospetti di Carl erano rivolti solamente al perché fosse necessario un investigatore per tale faccenda, quando al suo arrivo troverà ad attenderlo il cadavere di Hamilton le sue meningi dovranno spremersi molto di più per venire a capo della faccenda. La narrazione in Kona è gestita piuttosto bene. Durante l’avventura troverete molti indizi e prove, alcuni fondamentali e altri fuorvianti. Sarà stato un assassinio per interessi territoriali, oppure il signor Hamilton ha avuto uno scontro frontale con un Wendigo? Starà a voi capire quale pista è quella giusta.

La trama purtroppo si sviluppa in maniera abbastanza banale, ma assolutamente godibile. Se siete amanti del giallo e del thriller rimarrete attaccati allo schermo per tutta la durata dell’avventura.

Kona

Sotto l’aspetto citato poc’anzi non abbiamo assolutamente nulla da ridire. Gli sviluppatori hanno saputo rendere al meglio l’investigazione, creando anche parecchi momenti di incertezza e suspance. Quello che non ci ha convinto invece, purtroppo, è stato il gameplay.

Nonostante Kona presenti una bella storia, non dimentichiamoci che ci troviamo di fronte a un survival e in quanto tale ci pare legittimo pretendere una componente survival. Quest’ultima nel titolo è praticamente assente. O meglio c’è, ma è inutile. Durante l’avventura potrete si girovagare per tutta la riserva di Atamipek Lake, esplorando case e raccogliendo risorse (potendo interagire con praticamente di tutto) ma questo sarà del tutto marginale.

Non avrete bisogno di mangiare o bere, ma solo di: scaldarvi e non stressarvi. Il primo parametro è forse il più pericoloso in quanto stando troppo all’aperto congelerete inesorabilmente: il problema è che a ogni angolo troverete risorse per scaldarvi, facendo scendere a zero la pressione. Lo stress invece sarà dovuto molto spesso a eventi inerenti la trama o a nostri comportamenti sbagliati e non potrà uccidervi, ma limiterà solo i vostri movimenti. Questo unito allo scarsissimo numero di pericoli fa scendere a meno di zero la pressione percepita.

Tutto ciò è veramente un peccato vista l’ambientazione. La riserva di Atamipek è un luogo da brividi (letteralmente) e realizzato molto bene. Camminando sulla neve sentirete quasi il bisogno fisico di correre al riparo a riscaldarvi.


Walking Simulator

Graficamente il titolo non fa urlare al miracolo, ma regala un’atmosfera niente male. Ha un comparto audio di altissimo livello (sia musiche che effetti) e un narratore esterno costante, che ci riporterà i pensieri di Carl. Unite queste due cose a ciò che abbiamo detto prima e cosa otteniamo: un Walking Simulator, che è esattamente quello che, a nostro avviso, doveva rimanere Kona.

Un elemento che avvicina ancor di più Kona a questa seconda categoria piuttosto che ai survival è l’eccessiva linearità del tutto. Come abbiamo già detto il titolo si basa sulla sua storia e sulla narrazione, il problema è che questo elemento spesso cozza con una già scadente componente survival. Se vi darete all’esplorazione non sarà raro trovare dei muri invisibili a impedirvi l’accesso a zone più avanzate, un omicidio per ogni possibilità di godersi la sopravvivenza.

Kona


Come già detto chiaramente, ci troviamo davanti a un ottimo Walking Simulator (come può esserlo l’ex mod The Stanley Parable o Firewatch), ma a un pessimo survival. La storia interessante, anche se non originale, e l’atmosfera immersiva di Kona probabilmente ci avrebbero convinti di più senza superfluo bisogno di riscaldarci o di ricaricare la benzina della macchina, componenti di gioco che vanno solo ad appesantire il titolo.