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(AGI) – La Paz, 9 lug. – (dall’inviato Salvatore Izzo) “La Bolivia sta facendo passi importanti”. Fin dal suo arrivo, all’aeroporto di El Alto, Papa Francesco ha voluto esprimere il suo apprezzamento per l’impegno del governo di Evo Morales a “includere ampi settori nella vita economica, sociale e politica del Paese”, come prescrive “una Costituzione che riconosce i diritti degli individui, delle minoranze, dell’ambiente”. Davanti a circa mezzo milione di fedeli, radunati nei pressi dell’aeroporto piu’ alto del mondo, il Papa ha teso pubblicamente la mano al primo presidente di origine indigena di questo Paese che ha pagato un prezzo altissimo in termini di repressione e violenza ma anche di sfruttamento del lavoro. E dopo il bagno di folla accanto a Morales, che lo aveva salutato come “il Papa dei poveri” ammonendo che “chi tradisce un povero tradisce Dio e Papa Francesco”, diretto verso La Paz in jeep scoperta (protetto pero’ da un poncho bianco) ha reso onore alla memoria di una delle vittime della famigerata Operazione Condor, il gesuita spagnolo Luis Espinal trucidato nel 1980.

 


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“Fu vittima di interessi che non volevano si lottasse per la liberta’: predicava il Vangelo e questo Vangelo disturbava e per questo lo hanno assassinato”, ha detto. Con il suo gesto, Francesco ha restituito dignita’ alle tante vittime dimenticate della dittatura boliviana (la stessa che uccise anche Che Guevara) e con le sue parole ha individuato il mandante di questi crimini nei potentati economici che in America Latina ancora osteggiano il cammino verso la democrazia e la giustizia sociale. A Morales, che non gli ha risparmiato ne’ il dono di un medaglione con foglie di coca ne’ quello di una singolare falce e martello con il Crocifisso sul manico, nonostante queste iperboli imbarazzanti, il Papa ha riconoscito dunque uno sforzo sincero ed efficace a favore dei poveri e dei deboli. Gli ha chiesto pubblicamente, pero’, “uno sforzo che aiuti sempre a crescere in un maggiore rispetto per la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale, alla pace sociale, vale a dire, alla stabilita’ e alla sicurezza e che certo non si attua – ha chiarito – senza una particolare attenzione alla giustizia distributiva”. Secondo Francesco, infatti, “se la politica e’ dominata dalla speculazione finanziaria o l’economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, ne’ tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanita’”. “Allo stesso modo – ha continuato – si richiede un’educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarieta’ e di responsabilita’ tra le persone. Sono tanti – ha continuato – i problemi sociali che la famiglia risolve in silenzio e non promuoverla significa lasciare i piu’ vulnerabili senza protezione”. Ugualmente il Papa ha condannato i tre muri della vergogna, cioe’ i due che sono stati eretti per respingere i palestinesi al confine con Israele e i messicani al confine con gli Stati Uniti, ma anche a quello che vuole costruire l’Ungheria per tenere fuori gli immigrati: “bisogna costruire ponti non muri”, ha detto sottolineando che “una nazione che cerca il bene comune non puo’ chiudersi in se’ stessa”. Quando Morales ha evocato il contenzioso tra Bolivia e Cile per uno sbocco al mare che lo stato plurinazionale richiede da tempo senza successo ma con la certezza di averne diritto, pur senza prendere posizione nel merito, Bergoglio ha suggerito di continuare questo negoziato. “Tutti i temi – ha detto nel discorso tenuto nella cattedarle di La Paz – per quanto spinosi siano, hanno soluzioni condivise, ragionevoli, eque e durature. E, in ogni caso, non devono mai essere motivo di aggressivita’, di rancore o inimicizia che aggravano ancor piu’ la situazione e ne rendono piu’ difficile la risoluzione”. “Qui sto pensando al Mare: il dialogo e’ indisepensabile”, ha anche aggiunto. Al presidente boliviano che nel suo discorso all’aeroporto aveva denunciato le responsabilita storiche della Chiesa locale che era stata incapace di ribellarsi a violenze e soprusi contro i deboli, Francesco ha ricordato pero’ che “la fede e’ una luce che non abbaglia, le ideologie abbagliano”. “La liberta’ – ha osservato – e’ sempre il contesto migliore perche’ i pensatori, le associazioni civili, i mezzi di comunicazione svolgano la loro funzione, con passione e creativita’, al servizio del bene comune”. E “la liberta’ religiosa, cosi’ come solitamente questa espressione viene intesa in ambito civile, ci ricorda anche che la fede non puo’ essere ridotta alla sfera puramente soggettiva”. Il cristianesimo ha svolto un ruolo importante nel formare l’identita’ del popolo boliviano”. “Sara’ per noi una sfida incoraggiare e promuovere la nascita di opere sociali dalla spiritualita’ e dall’impegno cristiano”, ha assicurato infine, concludendo con un omaggio al progresso del paese andino governato ormai dal 22 gennaio 2006 da Evo Morales, primo presidente indigeno: “la Bolivia – infatti – sta attraversando un momento storico: la politica, il mondo della cultura, le religioni sono parte di questa bella sfida dell’unita’”. (AGI) .