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AGI – La Cina avverte gli Stati Uniti di smettere di cercare di contenere e reprimere Pechino per evitare un conflitto che diventerebbe “inevitabile” e che avrebbe conseguenze “catastrofiche”. Il declino nei rapporti tra le due grandi potenze è stato al centro della conferenza stampa del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, che ha lanciato avvertimenti a Washington su tutti gli aspetti delle relazioni bilaterali, dalla questione di Taiwan alla guerra in Ucraina, puntando, infine, il dito contro gli Usa per l’incidente diplomatico innescato dalla crisi del pallone spia cinese abbattuto al largo delle coste del South Carolina il mese scorso.

Qin ha parlato a margine dei lavori della sessione plenaria dell’Assemblea Nazionale del Popolo, l’organo legislativo del parlamento cinese, in corso a Pechino, da cui è atteso il rinnovo della classe dirigente cinese e la riconferma di Xi Jinping al vertice dello Stato con l’inizio del terzo mandato come presidente cinese.

Proprio da Xi, nelle scorse ore, erano giunte dure critiche all’Occidente, accusato di “contenimento e repressione a tutto tondo” della Cina: in un quadro a tinte fosche tratteggiato dal presidente cinese i rischi e le sfide che la Cina dovrà affrontare “non faranno che aumentare e diventare più gravi”.

La Cina difenderà i propri interessi nazionali e si opporrà alla mentalità da Guerra Fredda, ha scandito Qin Gang, indicando la direzione che prenderà la diplomazia cinese sotto la sua guida

 

Nella prima conferenza stampa da ministro degli Esteri di Pechino, ha sottolineato fin dalle prime battute che la Cina perseguirà il multilateralismo e si opporrà alle sanzioni unilaterali e alla separazione delle economie.

Gli Stati Uniti – dove è stato ambasciatore cinese fino a fine 2022, quando venne nominato ministro degli Esteri – sono il bersaglio principale delle sue parole. A surriscaldare i toni è il caso innescato dall’incidente del pallone spia: un incidente diplomatico che si poteva evitare, lo ha definito il diplomatico cinese, frutto di una “percezione distorta” della Cina da parte degli Usa.

Se gli Stati Uniti “non tireranno il freno e continueranno sul sentiero sbagliato, ci sarà sicuramente un conflitto. Chi ne sopporterà le catastrofiche conseguenze?”, ha avvertito il ministro degli Esteri cinese. “Il contenimento e la repressione non faranno grande l’America e non fermeranno il rinnovamento della Cina“, ha aggiunto Qin.

Il futuro di Taiwan e i rapporti con la Russia

Nelle complesse relazioni con gli Stati Uniti non potevano mancare le tensioni su Taiwan. Nessuno deve sottovalutare la determinazione di Pechino per la “riunificazione” dell’isola alla Cina, ha avvertito il ministro degli Esteri, che ha anche letto un passaggio della Costituzione cinese in cui si sottolinea l’appartenenza di Taiwan al territorio cinese.

Se la questione di Taiwan non viene gestita bene, ha aggiunto, “le relazioni tra Cina e Stati Uniti ne risentiranno” e gli Stati Uniti “dovrebbero smettere di usare la questione di Taiwan per cercare di contenere la Cina”.

In aperto contrasto rispetto alle tensioni con gli Stati Uniti e l’Occidente è il rapporto con la Russia. Quella che emerge dalle parole del titolare degli Esteri di Pechino è la contrapposizione netta tra un Occidente che cerca la provocazione e lo scontro e un rapporto con la Russia presentato come “a’ncora di stabilita’” a livello globale.

Le relazioni tra Pechino e Mosca sono un “buon esempio di relazioni tra grandi Paesi”, ha detto Qin, e con la partnership strategica complessiva tra Cina e Russia il mondo avra’ una “forza trainante per il multilateralismo”.

La guerra in Ucraina

Non poteva mancare, infine, un riferimento alla guerra in Ucraina, per la cui soluzione politica Pechino ha presentato un piano in dodici punti, fortemente criticato dall’Occidente per l’assenza di una condanna dell’aggressione russa all’Ucraina. Pechino non ha fornito armi alle parti in conflitto, ha affermato il ministro degli Esteri, che ha sottolineato le preoccupazioni della Cina.

Per Pechino, la crisi ucraina è giunta “a un punto critico” e “i colloqui di pace devono cominciare il prima possibile“. Pur senza menzionarli direttamente, il ministro degli Esteri ha lanciato una velata critica agli Stati Uniti: “sembra che ci sia una mano invisibile che spinga per l’escalation” e che usa per la propria agenda geopolitica una crisi, sostiene Pechino, “che poteva essere evitata”.