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Il “presidente Trump era più interessato alle indagini sui Biden che all’Ucraina” e lo “sblocco dei fondi destinati all’Ucraina erano legati all’annuncio da parte del presidente Volodymyr Zelensky” di un’indagine su Joe Biden e il figlio, e questa sarebbe dovuta avvenire durante un’intervista alla Cnn. Sono le due novità emerse dalla prima audizione pubblica nella storia americana in una procedura di impeachment nei confronti di un presidente degli Stati Uniti.

Nessuna “pistola fumante”

Annunciato, atteso, temuto, il primo “processo” a un presidente aperto a tutti gli americani, secondo i media non ha prodotto il grande colpo che i democratici cercavano, e dopo le prime battute è scivolato nella noia. Anche perché le dichiarazioni rese dai primi due testimoni, l’ambasciatore in Ucraina William Taylor, e il diplomatico George Kent, sono opinioni personali, frasi riportate, pareri individuali. Non si è vista la “pistola fumante”, la prova che il presidente Trump avesse bloccato i fondi destinati all’Ucraina per usarli come moneta di scambio con Zelensky perché annunciasse l’inchiesta.

Taylor ha sostenuto che l’ambasciatore presso l’Unione Europea, Gordon Sondland, gli avrebbe detto che “tutto, compresi gli aiuti” destinati all’Ucraina e congelati dalla Casa Bianca, erano “legati all’annuncio dell’apertura delle indagini” sui Biden. Kent ha puntato il dito sul ruolo oscuro recitato dal legale del presidente, Rudy Giuliani, la cui opera di pressione per far aprire un’inchiesta da Kiev sui Biden aveva finito per “avvelenare i rapporti tra i due Paesi”.

Con il passare dei minuti la diretta televisiva ha cominciato a perdere tensione. Eppure i democratici avevano puntato tutto su questa prima audizione. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, aveva detto ai componenti le commissioni che questo “sarebbe stato un giorno molto significativo per il Paese”. I democratici avevano un imperativo: non ripetere l’errore commesso per il caso Russiagate, quando l’audizione del procuratore speciale Robert Mueller, considerata chiave per mettere il presidente Trump con le spalle al muro, si era rivelata un flop. Mueller era apparso un testimone insicuro, balbettante, e l’audizione “noiosa e inutile”. 

Nascita di un format

Quell’esperienza si è rivelata utile per costruire un “format” piu’ incisivo. I democratici, che hanno la maggioranza alla Camera, hanno potuto fissare le regole delle audizioni, senza dover ascoltare i repubblicani. Tutto è diventato “molto televisivo”: il tempo delle domande dei parlamentari è stato contingentato a blocchi di 45 minuti; sugli schermi sono andati in sovrimpressione i testi dei messaggi telefonici che i testimoni avevano scambiato con alcuni diplomatici.

A Taylor è stato chiesto di leggerli ad alta voce, perché il peso delle parole arrivasse anche a un pubblico meno informato. A queste si è aggiunta la novità della presenza, nella prima parte, di un procuratore di professione, Daniel Goldman, che in pratica ha riposto ai due testimoni le stesse domande fatte dai parlamentari, ma essendo una figura neutra, l’obiettivo era trasmettere agli spettatori il messaggio che fossero fatti “al di sopra delle parti”. Le oltre tre ore di audizione non hanno aiutato il “format”.

In assenza di colpi di scena, la Casa Bianca è passata all’attacco. La portavoce di Trump, Stephanie Grisham, ha tuonato sui social: “Un’audizione inutile pagata dai contribuenti americani”. Il presidente, che ufficialmente era dato al lavoro, è uscito nelle stesse ore con un video in cui si rivolto ai suoi elettori per dire: “È la più grande truffa della storia politica americana. Vogliono fermarmi perché sto lottando per voi, ma non la darò mai vinta”. La sua campagna, in contemporanea, ha lanciato una nuova raccolta fondi agli elettori. Obiettivo: “raccogliere 3 milioni di dollari nelle prossime 24 ore”.

Il giorno dell’annuncio dell’impeachment da parte della Speaker Pelosi, la campagna di Trump aveva raccolto 15 milioni di dollari. Sarà questo il primo dato “sensibile” sugli effetti della prima audizione televisiva.