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Non avendo alcuna esperienza in politica e avendo praticamente affidato la sua campagna elettorale al suo alter ego televisivo – il professore Vasyl Petrovych Holoborodko, critico veemente della corruzione che grazie al web viene catapultato alla guida del Paese – ora che il qurantunenne Volodymyr Zelensky è avviato alla presidenza ucraina, in molti si chiedono quali politiche attuerà. 

Paragonato a Beppe Grillo, il comico ha sempre tenuto a sottolineare che non è un politico, ma “solo una persona semplice, venuta a rompere questo sistema”. Un attore, a parole anti-establishment, si appresta così a prendere le redini di un Paese prostrato economicamente e ancora in guerra, nelle sue regioni orientali, contro le milizie separatiste, appoggiate da Mosca.

Verso una distensione con Mosca?

C’è chi teme che per la sua inesperienza, Zelensky possa essere spazzato via dal presidente russo Vladimir Putin; chi, invece, come l’ex rivale e capo di Stato uscente Petro Poroshenko, lo definisce un fantoccio del Cremlino per via delle sue posizioni soft nei confronti della Russia; altri, infine, lo ritengono completamente dipendente dall’oligarca fuggito a Tel Aviv, Igor Kolomoisky, la cui tv ‘1+1’ ospita la serie ‘Servo del popolo’, che gli ha dato popolarità in quasi tutto il Paese. 

Ed è proprio questa la forza di Zelensky. Nonostante, quando si parla di presidenziali, l’Ucraina sia tradizionalmente divisa tra Ovest ed Est, il comico è riuscito a rompere questo schema e a unificare l’elettorato. Grazie a un’agenda politica vaga, Zelensky significa cose differenti per elettori differenti: paladino della lotta alla corruzione o pacificatore; uomo di Mosca o alleato dell’Occidente; difensore dei bisognosi o alfiere degli uomini di successo.

C’è solo una cosa che nessuno vede in lui, un politico, ed è anche per questo che piace. Gli ucraini sono stanchi di anni di promesse non mantenute e Poroshenko, anche se è riuscito a tenere in piedi il Paese e ad attuare flebili riforme, non ha migliorato le condizioni economiche e gli standard di vita, né sradicato la dilagante corruzione. E sono proprio le riforme e le politiche economica e finanziaria, i campi su cui Zelensky sarà osservato speciale. 

I nodi dell’economia

L’attore-presidente si è circondato di diversi esperti consiglieri – come l’ex ministro dell’Economia, Aivaras Abromavicius, e l’ex ministro delle Finanze, Aleksandr Danylyuk – e il suo staff ha garantito agli investitori, che il nuovo leader sarà in grado di mantenere gli impegni previsti dal programma di aiuti finanziari del Fondo monetario internazionale (Fmi), da cui dipende l’Ucraina. Il Paese si è tirato fuori da una pesante recessione nel 2014-2015, ma le riforme sono rimaste incompiute durante questo primo mandato di Poroshenko, causando ripetuti ritardi all’erogazione dei prestiti Fmi, mentre gli investimenti stranieri non ne vogliono sapere di decollare.

“L’Fmi è un’ancora delle riforme in questo Paese”, ha detto Abromavicius, garantendo che verranno rispettate le condizioni imposte dal Fondo, tra cui l’attuazione di una riforma anti-corruzione, l’adozione del pareggio di bilancio e la riorganizzazione del servizio fiscale statale. 

Non è chiaro, però, come si comporterà il futuro presidente con la richiesta di aumentare i prezzi del gas per portarli ai livelli di mercato. Sia Zelensky, sia il consigliere Abromavicius sono rimasti vaghi a riguardo, anche perché si tratterebbe di una mossa impopolare in un Paese, dove le bollette sono già percepite come troppo salate per la gran parte della popolazione. 

Per quanto riguarda le politiche fiscali, Zelensky ha proposto un’amnistia sui capitali non dichiarati, che verrebbero sanati pagando una tassa del 5%; ha poi garantito l’indipendenza della Banca centrale e assicurato che manterrà in carica l’attuale governatore. Il futuro presidente ha poi dichiarato di voler tenere un referendum su ogni grande questione, compreso l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, scenario da sempre inviso al Cremlino. Sul fronte del conflitto in Donbass, infine, il nuovo leader ucraino ha proposto di invitare Stati Uniti e Gran Bretagna ai negoziati di pace, a cui già siedono Francia, Germania e Russia. 

Per chi teme che il nuovo capo di Stato finirà con l’essere come quello della fiction, basta ricordare che nella serie Holoborodko si lancia in un’offensiva diplomatica per persuadere il numero uno dell’Fmi, la signora Rasmussen – una donna come nella realtà – a rinviare le riforme richieste. Nella stessa puntata, poi, il ‘presidente-servo del popolo’, a cena con l’alto funzionario si ubriaca talmente tanto da buttarla in piscina.