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"Mi sento sedotto da questa donna, dalla calma potenza della sua bellezza": ed e' una lettera d'amore in piena regola. L'ha firmata Martin Walser, uno dei mostri sacri della letteratura tedesca contemporanea, destinataria Angela Merkel. Pubblicata dal settimanale Der Spiegel attualmente in edicola, è una specie di confessione in prima persona dello scrittore de "La guerra di Fink" e "Il momento dell'amore", padre biologico del giornalista Jakob Augstein (a sua volta uno dei maggiori critici della cancelliera). 

"Uno spiraglio di luce"

Già in un articolo del 2015 per il domenicale della Frankfurter Allgemeine, Walser aveva ricordato un episodio in cui si trovò a definire "bella" Angela Merkel in una sala piena di persone: "E la gente si mise a ridere". Nondimeno lo scrittore, novantunenne, uno dei massimi narratori contemporanei tedeschi, conferma senza timori tutt'oggi la sua indomita passione per la cancelliera: "Sono stati l'istinto e l'esperienza a fare di me un suo ammiratore". E ne spiega i motivi, anche illustrando le varie tappe della sua ascesa politica, da quando Helmut Kohl nei primi anni Novanta la chiamava "la mia bambina" all'eurocrisi del 2008 passando dalla vittoria, nel 2005, contro Gerhard Schroeder: "Il drastico calo del numero dei disoccupati dimostra il suo successo. Ma che si parli dei cambiamenti climatici o della modernizzazione della società, il bel volto di Merkel rimane così schivo nell'espressione come sempre. Per così dire, non è colpa sua che abbia così tanto successo: è per questo che il volto di Merkel è così bello. È uno spiraglio di luce".

Si mostra decisamente ispirato, Martin Walser: "L'immagine della cancelliera è la sua natura. Ed è proprio questo quello che la distingue da tutti gli altri politici della sua epoca: quando parla, ci fa condividere l'esperienza di come nascano le sue frasi mentre parla". E ancora: "Con Frau Merkel – continua – diveniamo testimoni di come Spirito e Natura si siano trovati insieme, e proprio per questo la trovo così bella". È un testo lungo, quello dell'autore e poeta di Wasserburg, già sodale, insieme a Guenter Grass, del socialdemocratico Willy Brandt nella sua epica campagna per diventare cancelliere, nonché in prima fila nelle proteste contro la guerra del Vietnam. "Io posso sempre fuggire, pellegrinare, viaggiare verso l'immagine di Angela Merkel, perché è un'immagine che mi prende sempre in ostaggio". 

Quando il sentimento trionfò sul calcolo politico

Walser ricorda il fatidico 2015, quando sull'onda più alta della crisi migratoria oltre un milione di stranieri fu accolto un Germania, grazie alla cosiddetta "politica delle porte aperte" della cancelliera. Fu allora, dice Walser, che Merkel disse la famosa frase "Wir schaffen das" ("noi ce la facciamo"), aggiungendo: "Se noi adesso iniziamo a scusarci perché in situazioni d'emergenza mostriamo un volto amichevole, allora questo non è il mio Paese". Secondo Walser in quel momento "il suo sentimento personale trionfò sul suo calcolo politico".

Lo Spiegel ha deciso di illustrare l'articolo-confessione dello scrittore con alcuni celebri ritratti di Angela Merkel in bianco e nero: "Il presente è sempre un flusso ininterrotto di immagini. Ed è in questo flusso che sta fermo, resiste, sopravvive l'immagine-Merkel: e la silenziosa potenza di quest'immagine è un simbolo di liberazione". Non c'e' dubbio: a molte donne piacerebbe ricevere una lettera come questa.