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Il presidente Donald Trump ha trionfalmente salutato la rinegoziazione del Nafta, l'accordo di libero scambio siglato nel 1994 tra Usa, Canada e Messico che è stato ribattezzato Usmca (United States Mexico Canada Agreement). Di seguito i cinque fatti chiave sul nuovo accordo.
 

1. Una vittoria per Trump

Lo aveva promesso in campagna elettorale che se fosse stato eletto avrebbe rinegoziato il Nafta per aiutare i lavoratori e le imprese americane. Da questo punto di vista rappresenta una vittoria politica per Trump. Il nuovo accordo impone particolari requisiti perché i veicoli importati negli Usa da Canada e Messico possano essere considerati 'duty-free': devono contenere il 75% di componenti prodotti nei tre paesi e il salario dei lavoratori deve essere di 16 dollari l'ora.

2. Ottawa messa all'angolo

Il Canada è stato messo all'angolo nei negoziati. Dopo l'annuncio di un'intesa tra Usa e Messico e la minaccia di lasciare fuori Ottawa che sarebbe stata colpita da tariffe del 25% sulle auto se non avesse accettato un compromesso entro il 30 settembre, la ministra degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, è stata costretta a fare la spola con Washington pur di arrivare ad una intesa.

3. Un successo per il lattiero caseario Usa

Per i produttori americani del lattiero caseario i vantaggi sono maggiori di quelli previsti dalla Trans-Pacific Partnership (Tpp), negoziata dall'amministrazione di Barack Obama. Il nuovo Nafta garantisce loro una quota maggiore del mercato canadese, con un 3,59% addizionale contro il 3,25% previsto dal Tpp, almeno stando ai media di Ottawa.

4. Le tariffe su acciaio e alluminio restano 

L'Intesa non prevede l'eliminazione dei dazi del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio importati negli Stati Uniti da Canada e Messico. L'amministrazione Usa ha fatto sapere che si tratta di una questione separata rispetto all'Usmca, oggetto di una diversa negoziazione.
 

5. Il nuovo accordo deve passare per il Congresso

Il nuovo Nafta dovrà essere approvato dal Congresso degli Stati Uniti. Se i democratici dovessero riconquistare il controllo del parlamento americano alle prossime elezioni di medio termine in calendario a novembre, potrebbero bocciare l'intesa. Ma se anche i repubblicani dovessero mantenere il controllo, il via libera non sarebbe necessariamente scontato.