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Qualcuno, tra gli invitati, sembrava sinceramente toccato. Altri non riuscivano a trattenere occhiatine e sorrisetti: è il destino dei profeti e degli innovatori. Michael Curry, primate della Chiesa Episcopale Americana, ha tenuto letteralmente la scena per venti minuti con il suo sermone mentre Harry e Meghan lo ascoltavano tenendosi mano nella mano.

Un sermone pronunciato con stile e toni decisamente inusuali per le compassate orecchie dei Reali d’Inghilterra, e che ha segnato uno dei punti salienti di un matrimonio celebrato, tra l’altro, sulle note di “Stand by Me”.

Il gesuita eterodosso e l’episcopale anticonformista

Il reverendo Curry, del resto, è abituato a stupire. Almeno fin da quando, nel 2015, si schierò apertamente in favore delle nozze tra omosessuali. Una presa di posizione quasi unica nella stessa chiesa episcopale, che gli valse oltre numerose critiche anche l’uscita dalla comunione anglicana di intere comunità ai quattro angoli del mondo.

Oggi, poi, ha incentrato una buona parte della predica sulle intuizioni di un’altra figura fascinosa e marginale della teologia, il gesuita francese Teilhard de Chardin, messo praticamente all’indice dalla Chiesa Cattolica per decenni e riabilitato solo pochi anni fa da Benedetto XVI.

La forza dell’amore che muove l’universo

“C’è una forza nell’amore, e non la sottovalutate”, ha detto Curry agli sposi mentre qualche damigella si guardava ridacchiando con le compagne, “e quando si agisce secondo l’amore, la giustizia scenderà come corrente impetuosa e la rettitudine come un torrente che non si esaurisce mai”.

“Quando si agisce secondo l’amore”, ha incalzato alzano le mani al cielo in un gesto che in pochi avevano visto tra le mura austere della Cappella di Saint George, “la povertà diviene una cosa del passato, della Storia”.

“Quando si agisce secondo l’amore, La Terra diviene un rifugio sicuro”.

Poi, citando indirettamente uno spiritual degli schiavi neri d’America, ha aggiunto, “Quando si agisce secondo l’amore, si gettano a terra le spade e gli scudi lungo la riva del fiume, per dimenticare cosa sia la guerra”.

“Quando si agisce secondo l’amore, c’è spazio per tutti, spazio in abbondanza per tutti i figli di Dio. Perché quando si agisce secondo l’amore, allora abbiamo cura gli uni degli altri, e siamo veramente una famiglia”.

Il fuoco che arde nell’amore

A questo punto il reverendo ha citato il nome del gesuita dissenziente, quel Teilhard de Chardin che ancora adesso in pochi citano all’interno della Cattolicità. Fu lui, ha spiegato, ad aver fatto capire che il fuoco è tutto per l’uomo, che a tutto serve: “anche a far vedere in tutto il mondo questa cerimonia”.

Bene, “se l’umanità dovesse catturare l’energia dell’amore, un giorno, riuscirebbe per la seconda volta nella sua storia a scoprire il fuoco”. Perché “quando scopriremo la forza redentrice dell’amore daremo di questo vecchio mondo un mondo nuovo”.

Ma ora è il caso di sbrigarci

A questo punto il reverendo Curry, primo afroamericano a divenire primate di una chiesa della comunione episcopale ed anglicana, si è rivolto agli sposi: “Fratello mio e sorella mia, Dio vi ama, Dio vi benedice e possa Dio tenerci tutte nelle onnipotenti mani dell’amore”. Dopo di che, rendendosi conto di essere andato un po’ lungo con i tempi, ha aggiunto: “We gotta get you all married”.

La quale frase, alle sofisticate orecchie della dinastia Windsor abituate per definizione al Queen’s English, deve essere suonata più o meno come “Ora però è il caso di darci ’na mossa che dobbiamo sposarvi”.