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La riforma del diritto d'asilo in Francia che è stata illustrata in Consiglio dei ministri sarà discussa in Parlamento in aprile. Contiene novità sgradite sia alla destra, che le considera insufficienti, che alla sinistra che le giudica in molti casi inumane.

Tra queste ultime c'è la detenzione amministrativa in vista dell'espulsione che viene estesa da 45 a 90 giorni, con tre rinnovi di 15 giorni l'uno, per dare tempo alle autorità francesi di coordinarsi con i Paesi verso i quali i non aventi diritto dovranno essere rimpatriati.

La parola chiave di questo disegno di legge è "accorciare le scadenze". Come ha affermato il ministro dell'Interno, Gèrard Collomb, l'obiettivo è quello di contenere la procedura di asilo nel suo insieme entro sei mesi al fine di accogliere meglio i rifugiati e di rimpatriare quanti vengono respinti.

Se questa filosofia generale trova un ampio consenso, le modalità per realizzarlo, dividono, anche perché c'è il timore che comprimendo troppo ai richiedenti asilo non potrebbero far valere i loro diritti.

Attualmente l'Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra) tratta le domande di asilo in meno di quattro mesi. Il tribunale nazionale per l'asilo (Cnda), la corte d'appello, in cinque mesi e sei giorni. Ofpra punta a ridurre i tempi entro i due mesi dalla fine del 2018 e un analogo dimezzamento dei tempi dovrebbe arrivare dal Cnda. Ma la vera sfida è ridurre la media di 35 giorni che sono necessari prima che un richiedente asilo registri la sua domanda, aumentando gli organici dei responsabili.

Le organizzazioni per i diritti umani, però, sono critiche. Olivier Chemin, il presidente dell'associazione degli avvocati che si occupano dei diritti degli stranieri, Elena France, sostiene che la riduzione del termine per la presentazione di una domanda di asilo, che verrebbe ridotto da 120 a 90 giorni dopo l'arrivo in Francia (articolo 5), e il taglio del termine per il ricorso, da un mese a 15 giorni (articolo 6), "una violazione del diritto alla difesa dei più vulnerabili".

Le nuove scadenze sono ritenute "infinitamente troppo brevi" da Olivier Brisson, membro della rete di avvocati Elena, specializzato in diritto d'asilo. Cambierà anche l'emissione degli obblighi di lasciare il territorio francese (OQTF) per i candidati provenienti da Paesi ritenuti sicuri, come l'Albania o il Kosovo, o per coloro che sono considerati avere un profilo pericoloso. Questo nell'ottica della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. L'articolo 16 propone la creazione di un reato di attraversamento della frontiera non autorizzato. Fissa una pena di un anno di reclusione e una multa di 3.750 euro per chi entra in Francia senza passare per un valico di frontiera.

 A seguito della reintroduzione dei controlli alle frontiere interne istituita il 13 novembre 2015 sotto lo stato di emergenza e prorogata fino al 30 aprile 2018, le persone arrestate alla frontiera francese possono essere sottoposte a fermo di polizia e quindi perseguite davanti al tribunale. Il premier, Edouard Philippe, ha promesso che le 72 proposte per una migliore integrazione dei rifugiati, avanzate dal deputato Aurèlien Tachè di En Marche (il partito di Macron), saranno realizzate. Prevedono, in particolare un consistente aumento delle ore di corsi di lingua e di formazione, la valutazione dell'equivalenza dei diplomi e facilitazioni per l'impegno civico dei cittadini francesi che aiutano i rifugiati ad alloggiarsi e a integrarsi.