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(AGI) – Roma, 12 lug. – “Alcune compagnie che sono entrate all’inizio nel progetto sono disponibili a cedere le loro quote. Considerando un ipotetico 20%, l’investimento si aggirera’ sui 400 milioni di euro”: lo ha affermato l’ad di Snam Carlo Malacarne, in un’intervista al “Corriere della Sera”, a proposito di un ingresso di Snam nel Tap. Per quanto riguarda le prospettive del mercato del gas, “il presupposto e’ che al 2030 non ci sara’ un aumento dei consumi di gas europei. Si trattera’ di sostituire le produzioni che si vanno esaurendo, soprattutto nel Mar del Nord, e mancheranno da 50 a 130 miliardi di metri cubi. Ma il problema vero e’ che dei 400 mld di metri cubi consumati anche la meta’ arriva da contratti take or pay, che vanno a scadenza. E oggi nessuno e’ piu’ disposto a prendersi impegni cosi’ lunghi. Il risultato e’ che si potrebbe aprire un problema di sicurezza delle forniture”. Come se ne esce? Malacarne ha cosi’ risposto: “Diversificando le fonti di approvigionamento, oggi il 40% del gas che arriva in Europa e’ russo. Il che non significa ovviamente che dobbiamo ridiversificare la fonte russa, ma che dobbiamo prendere il gas dove c’e’ nel Caucaso, in Iran, in prospettiva la Nord Africa. E qui entriamo in gioco anche noi”. Il manager ha proseguito affermando che “visto che i margini di chi vende gas sono sempre piu’ bassi, i costi della logistica devono essere i piu’ contenuti possibile. Serve una rete europea flessibile che funzioni nei due sensi, che colleghi tutti i punti senza colli di bottiglia. In piu’ a noi e’ richiesto di avere una visione di cio’ che accadra’, per garantire la sicurezza. Per questo ci stiamo sviluppando su due direttrici, Nord-Sud ed Est-Ovest. E l’Italia deve diventare non solo un paese di consumo ma di transito”. Quindi, ha aggiunto: “A fine 2015, con la realizzazione dei reserve flow, saranno circa 2 miliardi di metri cubi, nel 2018 arriveremo a 6 miliardi e saremo pronti per il Tap, previsto per il 2030”. (AGI) .