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AGI – È stato un giovedì nero per i mercati che decisamente non hanno gradito la road map tracciata dalla Bce e hanno preferito coprirsi in vista dell’atteso dato sull’inflazione negli Stati Uniti a maggio, che la Casa Bianca ha già preannunciato sarà molto elevata. Oggi potrebbe dunque essere un giorno ancora più nero per le Borse e per l’obbligazionario anche se i listini asiatici sono misti, così come i futures a Wall Street e in Europa, mentre il rendimento del Treasury a 10 anni è stazionario sopra il 3%.

Tutto in giornata ruoterà intorno al dato sull’inflazione Usa, che a maggio è prevista ferma all’8,3%, mentre quella ‘core’, al netto di energia e beni alimentari, dovrebbe rallentare dal 6,2% al 5,9%. Da mesi economisti e investitori si augurano che l’inflazione a Stelle e Strisce abbia raggiunto il picco. Per cui le oscillazioni in un senso o nell’altro dei dati odierni potranno creare grandi movimenti sui mercati.

“Mi aspetto che i prezzi segnino un nuovo picco a maggio, a causa dei rialzi di benzina, cibo e costi dei viaggi, saliti per la guerra in Ucraina e per quella che si preannnuncia la prima estate ‘Covid-free’ negli Usa dal 2019″, commenta, in una nota ai clienti, Jose Torres, economista senior di Interactive Brokers. “Prevedo per maggio un rialzo all’8,6% per i prezzi al consumo a al 6,2% per quelli ‘core'”. E, se le stime di Torres dovessero essere confermate, si preannuncia un altro brutto giorno per gli investitori dell’azionario e dell’obbligazionario.

La Borsa di Tokyo arretra di quasi un punto e mezzo percentuale, nonostante la Camera Bassa abbia respinto una mozione di sfiducia contro il governo Kishida. A rendere nervoso il Nikkei sono i dati sull’inflazione nipponica. A maggio l’ascesa dei prezzi alla produzione in Giappone ha rallentato, passando dal 9,8% al 9,3%, anche se i prezzi import, trainati dalle materie prime e dall’indebolimento dello yen, sono saliti dal 42,2% al 43,3%.

In calo anche Hong Kong, mentre è in rialzo listino di Shanghai, che guarda con maggiore ottimismo alla ripresa economica in Cina, anche se le autorità preannunciano nuovi parziali lockdown a Shanghai e Pechino. I future a Wall Street sono in lieve rialzo, dopo aver chiuso in profondo rosso, con il Nasdaq in calo del 2,75%, sulla scia del bagno di sangue dei big tecnologici, innervositi dalle impennate dei T-bond.

In lieve calo i future sull’EuroStoxx, dopo che la fine del quantitative easing della Bce e quella dell’era dei tassi zero ha mandato giù le Borse europee ieri e fatto schizzare lo spread tra Btp e Bund quasi a 230 punti.

mercati hanno decisamente interpretato come mosse da “falco” quelle della banca centrale europea: fine dal primo luglio del piano di acquisti, rialzo di 0,25 punti a giugno, poi un successivo ritocco a settembre, ancora da definire ma che potrebbe anche essere di mezzo punto percentuale. Oltre settembre la Bce è incline a intraprendere un percorso più graduale, meno aggressivo di quello della Fed, ma comunque considerato pericoloso dai mercati, che decisamente non hanno gradito lo scudo antispread solo parziale annunciato a salvaguardia dei Paesi più indebitati, come dimostra il rendimento del decennale italiano, volato al 3,72%, il top dal 2014.

“Rischiamo di avere lo spread attorno a quota 300 a fine anno” avverte Carlo Calenda a Metropolis. Debole anche l’euro che scende a un minimo da maggio a 1,0611 dollari e male lo yen vicino ai minimi da 20 anni, con il biglietto verde sopra quota 134. In compenso i prezzi del petrolio si sono presi una pausa dopo il vertiginoso rally degli ultimi giorni.

In Asia il costo di un barile di Brent arretra, attestandosi sopra 122 dollari e il Wti si colloca sopra quota 120. “Si tratta di piccole prese di profitto”, spiega Stephen Schork, analista dello Schork Report. Intanto la Commissione Ue accelera sul via libera alla concessione dello status di candidato Ue all’Ucraina. Dopo aver esaminato il questionario consegnato da Kiev, l’esecutivo europeo la settimana prossima potrebbe varare l’attesa raccomandazione.

Per l’Ucraina sarebbe una prima, concreta vittoria sul percorso di avvicinamento all’Ue. Ma il sì della Commissione, senza una ratifica del Consiglio europeo di fine giugno, rischia di essere inutile. E sulla candidatura di Kiev, gli Stati membri, non sono per niente uniti.

Oggi in Cina i prezzi alla produzione rallentano al 6,4% a maggio, il ritmo più lento da 14 mesi. Stazionari invece i beni al consumo che restano fermi al 2,1% annuale. Sempre oggi negli Usa, oltre ai dati sull’inflazione, sono attesi i risultati dell’indice Michigan sulla fiducia dei consumatori a giugno. In Russia la banca centrale deciderà sui tassi, dopo il taglio dal 14% all’11% dello scorso maggio.

In Cina rallentano i prezzi alla produzione 

Si allentano le pressioni inflazionistiche in Cina a maggio. I prezzi alla produzione salgono del 6,4% annuale, contro il +8% di aprile e in linea con le attese. Si tratta del ritmo di crescita più lento degli ultimi 14 mesi. Stazionari i prezzi consumo al 2,1%, contro un atteso +2,2%. I prezzi dei listini di fabbrica scontano la debole domanda di acciaio, alluminio e di altre materie prime industriali a causa dei dratici lockdown, che da due mesi condizionano pesantemente i centri industriali e in particolare l’hub di Shanghai, uno dei principali del mondo.

Pechino ha iniziato gradualmente a riaprire, ma in questi giorni preoccupano le nuove, parziali chiusure ordinate a Shanghai e Pechino. Gli analisti dunbitano che la seconda economia più grande economia del mondo possa raggiungere il target ufficiale del governo di una crescita per il 2022 intorno al 5,5%.

La Bce chiude il Qe e annuncua la stretta 

“Dopo 11 anni di tassi fermi meglio inziare gradualmente”. Lo annuncia Christine Lagarde, dopo che il consiglio della Bce, riunitosi a Amsterdam, elenca le future mosse dell’istituto: fine degli acquisti il primo luglio. Primo rialzo dei tassi, da 25 punti base, alla prossima riunione del consiglio direttivo, il 21 luglio. Secondo rialzo a settembre, ma di dimensioni non ancora definite, che “dipenderanno dalle prospettive di inflazione”. Più nel dettaglio, potrebbe essere necessario un aumento di 50 punti base “se le prospettive di inflazione persistessero o peggiorassero”.

Poi si continuerà con una graduale ma sostenuta stretta, in linea con l’impegno a raggiungere l’obiettivo del 2% a medio termine. è previsto anche uno scudo contro l’aumento degli spread, ma solo parziale. La Bce annuncia un reinvestimento dei titoli in scadenza che, per quanto riguarda i titoli acquistati sotto il Pepp, potrà essere realizzato in modo flessibile “nel caso di una rinnovata frammentazione del mercato legato alla pandemia”. In pratica, spiega Lagarde, intendiamo “prevenire la concretizzazione dei rischi”, ma “non c’è alcuno specifico livello dei tassi delle obbligazioni o dei prestiti, o degli spread sui bond che attiverà questo o quell’intervento”.

Dallo staff economico dell’Eurotower arrivano anche le attese revisioni sulle stime. L’inflazione media nell’Eurozona dovrebbe attestarsi quest’anno al 6,8%, prima di rallentare al 3,5% nel 2023 e al 2,1% l’anno successivo. Le nuove statistiche sulla crescita sono state “riviste significativamente al ribasso”, per il 2022, al 2,8%, e il 2023, al 2,1% mentre, per il 2024, c’è un lieve miglioramento rispetto alle stime precedenti con un +2,1%. Su tutto, pesa la guerra in Ucraina che, come ha detto Lagarde, rappresenta “un rischio significativo al ribasso”, soprattutto se si dovesse avere un’escalation.

Oggi escono i dati sull’inflazione Usa 

L’effetto confronto non premia l’inflazione europea, mentre ha consentito a quella Usa di scendere un po’ ad aprile e si spera che possa calare ancora di più a maggio. E’ stazionaria all’8,3%, mentre quella ‘core’, al netto di energia e dei beni alimentari, dovrebbe rallentare dal 6,2% al 5,9%

Usa e Ue al lavoro per limitare il rialzo dei prezzi del petrolio 

Gli Stati Uniti stanno lavorando con i suoi alleati e in particolare con l’Unione europea per cercare di limitare un ulteriore balzo dei prezzi globali del petrolio. L’obiettivo è quello di tagliare le entrate della Russia legate alle sue vendite di energia, proteggendo l’economia globale da una possibile recessione. Lo riporta il Wall Street Journal secondo il quale, come ha deto questa settimana il segretario al Tesoro, Janet Yellen, gli Usa stanno lavorando a stretto contatto con gli alleati europei per creare un cartello dei Paesi acquirenti e imporre un tetto al prezzo del petrolio russo.

Uno degli obiettivi è mantenere il petrolio russo disponibile sui mercati globali per acquirenti come India e Cina in modo da stabilizzare i prezzi e allo stesso tempo adottare un meccanismo che i paesi occidentali possono usare per ridurre le entrate di Mosca derivanti dalle vendite di petrolio. “Quello che vogliamo fare – ha detto la Yellen – è mantenere il petrolio russo continuare a far fluire il greggio russo sul mercato per tenere bassi i prezzi globali e per evitare un picco che provochi una recessione mondiale e faccia salire i prezzi del petrolio. Tuttavia il nostro obuiettivo resta quello di limitare le entrate della Russia”.

Gruppo di miliardari vara un fondo per produrre chip negli Usa 

Un variegato gruppo di miliardari americani ha avviato un insolito fondo di venture capital senza scopo di lucro, chiamato Americàs Frontier Fund, per investire nella produzione di chip americani, venendo incontro a una proposta in questo senso avviata dal presidente Joe Biden.

Secondo il Wsj Eric Schmidt, ex ceo di Google e donatore democratico di lunga data, e Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e sostenitore dell’ex presidente Donald Trump, sono entrambi sostenitori dell’idea e spingono per convincere il governo Usa a investire nel fondo 1 miliardo di dollari dei contribuenti Usa. Il gruppo include anche l’ex segretario alla Difesa, Ashton B. Carter e l’ex consigliere alla Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster.