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AGI – S’infiamma in Italia il dibattito sul salario minimo, mentre l’Ue stringe sulla direttiva e arriverà a un accordo politico probabilmente nella notte tra lunedì e martedì.

“Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali”, taglia corto il ministro per la Pubblica amministrazione ed esponente di Forza Italia, Renato Brunetta, dal palco del Festival dell’Economia di Trento. 

“Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca e valorizziamo le nostre relazioni industriali – insiste – il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività”.

Di ben altra opinione il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che partecipando all’altro Festival dell’economia, quello di Torino, qualche ora dopo risponde indirettamente al ministro: “Se ben studiato è una buona cosa, ci sono vari effetti positivi. Il rischio è se il livello è eccessivo. Non bisogna legare al salario minimo automatismi che possono costare”.

Spiega il numero uno di Palazzo Koch: “Diversi studi statunitensi dicono che il salario minimo in certe condizioni è favorevole all’occupazione. In Francia ad esempio è stato introdotto di recente. Il rischio sta nel livello, perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante. Quello che è importante è non legare al salario minimo automatismi che poi ci possono costare, per esempio un salario minimo che ha piena indicizzazione ai prezzi al consumo se diventa il modello di riferimento per tutti i salari, tutte le contrattazioni, incorpora direttamente quel meccanismo automatico”. 

A difendere a spada tratta la misura, la viceministra dell’Economia ed esponente del Movimento 5 stelle, Laura Castelli, che incalza: “Il salario minimo è un percorso obbligato per chi decide di stare in un’Europa che si dà paletti sociali ed etici. È indispensabile e non può aspettare”. E osserva: “Ci vogliono risorse ma non sarà difficile trovarle”.

Favorevole anche Enrico Letta, che pone il tema in cima all’agenda del Pd: “Noi vogliamo abolire stage e tirocini gratuiti e vogliamo rivedere le tipologie di lavoro che purtroppo tengono alto il tasso di precarietà – afferma a margine dell’inaugurazione della nuova sede Pd Abruzzo – inoltre la questione salariale è fondamentale, c’è l’impegno ad arrivare al salario minimo, come fanno in Germania e come fanno in Australia”, dov’è fissato un minimo per legge.

Per il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, “Brunetta che se la prende con il salario minimo in nome della difesa del sindacato fa ridere. E’ arrivato il momento di introdurre una norma che insieme tuteli il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva e del sindacato – dice – ma che garantisca anche un livello di dignità ai salari e alle retribuzioni, che troppo spesso sono scandalosamente basse”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato FI Elio Vito: “Brunetta sbaglia – scrive su Twitter – in Italia, dove ci sono salari bassi e un’alta percentuale di lavoratori poveri, il salario minimo serve, è una misura giusta e necessaria, che riduce le diseguaglianze e dà dignità al lavoro. E va previsto per legge, perché è un diritto non una concessione”.

 

Brunetta sbaglia, in Italia dove ci sono salari bassi ed una alta percentuale di lavoratori poveri, il salario minimo serve, è una misura giusta e necessaria, che riduce le diseguaglianze e dà dignità al lavoro.
E va previsto per legge, perché è un diritto non una concessione.

— Elio Vito ️‍ (@elio_vito)
June 4, 2022

 

E il leader di Azione, Carlo Calenda, guarda anche oltre: “Il salario minimo è fondamentale per coprire i lavori che non hanno contratti nazionali di riferimento ma non basta perché i giovani hanno degli stipendi mediamente inferiori del 30% alla media nazionale – afferma – per questo chiediamo di concentrare il taglio del cuneo fiscale e contributivo sulla fascia fino ai 30 anni: costa 5 mld di euro”. 

Intanto lunedì sera a Strasburgo prende il via il round decisivo di negoziati tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue).

È stata già calendarizzata una conferenza stampa per martedì mattina in previsione dell’atteso accordo. La proposta del Parlamento Ue (approvata il 25 novembre 2021 con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni) mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.

I deputati propongono due possibilità per raggiungere l’obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell’80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento.