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AGI – Nella giornata di martedì 17 maggio i mercati restano deboli e volatili ma provano a rimbalzare, mentre in prospettiva pesano le aggressive mosse delle banche centrali e all’orizzonte cresce il rischio di stagflazione, l’economia globale rallenta e le pressioni inflazionistiche permangono elevate. In Asia i listini salgono, mentre l’ottimismo sui lockdown a Shanghai, che dovrebbero terminare il primo giugno, contrasta con il forte rallentamento dell’economia cinese dovuto proprio agli effetti delle prolungate restrizioni da Covid.

Le Borse di Tokyo e Shanghai salgono e va in rally Hong Kong, spinta dai titoli tech, il cui indice arriva a rimbalzare fino al 4%. In crescita anche i future Wall Street, dopo una seduta debole, appesantita dalle crescenti preoccupazioni per la crescita globale alimentate dai deludenti dati economici cinesi e dal crollo dell’attività manifatturiera nello Stato di New York. L’indice mensile Empire State pubblicato dalla Fed è sceso di oltre 36 punti a -11,6.

Nuovo tonfo di Twitter che ha ceduto l’8,18% a causa dei timori che Elon Musk possa abbandonare l’acquisizione da 44 miliardi di dollari. Tra i titoli più pesanti quelli dei beni di consumo discrezionali, con Tesla che ha lasciato sul terreno il 5,88%.

Giù dell’1% anche McDonald’s dopo l’annuncio della vendita di tutti i suoi ristoranti in Russia. I big tech hanno registrato un andamento misto, con Apple, Alphabet e Amazon in calo di oltre l’1%, mentre Facebook e Microsoft hanno registrato contenuti rialzi. Oggi c’è attesa per una serie di interventi di esponenti della Fed, a partire dal numero uno, Jerome Powell, che parla a un convegno del Wall Street Journal.

In agenda anche il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, ospite all’Università di New York, quello di Filadelfia, Patrick Harker, quella di Cleveland, Loretta Mester e il ‘falco’ di St Louis, James Bullard. Lo scorso fine settimana Powell, in un’intervista, ha detto: il nostro obiettivo è quello di portare l’inflazione Usa al 2% attraverso un ‘soft landing’, cioè senza entrare in recessione. Tuttavia Powell ha anche precisato che questo della Fed è un esperimento “di cui non garantiamo il risultato”.

La recessione è quindi diventata un’ipotesi sempre più concreta. “È cambiato il clima – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – Fed e Bce hanno introdotto nel loro vocabolario la parola ‘recessione’. Magari per negarla, per dire che non ci sarà, ma ne parlano”. Anche i mercati recepiscono questo cambiamento di clima, come dimostra il marcato calo dei rendimenti obbigazionari. I T-bond a 10 anni sono scesi dal 3,2%, registrato la scorsa settimana al 2,9% attuale.

“I mercati azionari – spiega Cesarano – vedono che le banche centrali rialzano i tassi, che la crescita in prospettiva rallenta e che il tema stagflazione prende piede. Per cui preferiscono cautelarsi comprando titoli di Stato. Tra bond ed equity prevalgono i primi. L’obbligazionario è diventato appetibile. E sulle Borse è calato il maltempo, con brevi schiarite, come quella di venerdì scorso. Prevedo che questo trend proseguirà anche nelle prossime settimane”. Anche sull’azionario europeo si alternano alti e bassi. Lo dimostrano i future sull’EuroStoxx 50 che sono positivi, dopo la chiusura contrastata di lunedì 16 maggio, con Parigi che ha ceduto lo 0,23%, Francoforte lo 0,45%, Londra che è avanzata dello 0,65% e Milano piatta. 

Riflettori puntati sull’intervento di Christine Lagarde

La numero uno dell’Istituto di Francoforte, ha recentemente confermato che un rialzo dei tassi è imminente e potrebbe avvenire a luglio, una volta terminato il programma di acquisti netti di attività, previsto per l’inizio del terzo trimestre. L’aumento dei tassi invece avverrà “qualche tempo dopo”. Resta volatile il prezzo del petrolio, mentre l’Ue non trova l’accordo sull’embargo al petrolio russo.

Dopo il rally di ieri a New York, in Asia il greggio cede leggermente, con il Wti e il Brent quasi appaiati sopra 113 dollari. Continua la corsa del prezzo del grano sui mercati internazionali dopo che il governo indiano, venerdì scorso, ha annunciato forti limitazioni alle esportazioni di frumento, giustificandosi con il fatto che la sicurezza alimentare dell’India sarebbe a rischio. I future negoziati a Chicago, oggi salgono di oltre il 3% a 1.250 dollari al bushel, ai massimi dallo scorso marzo.

Anche il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, avverte che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta creato una crisi globale, aggravando i problemi di sicurezza alimentare in tutto il mondo. “La guerra sta avendo un impatto che va oltre l’Ucraina ed è qualcosa che ci preoccupa molto”, ha affermato. “Temo che abbiamo davvero una crisi globale tra le mani”. Frena leggermente la corsa del biglietto verde. L’euro apre stabile sopra 1,04 dollari, dopo essere sceso a un minimo da 5 anni a 1,035 dollari la scorsa settimana.

Boccata d’ossigeno anche per lo yuan, fermo a 6,7953 sul dollaro a livello offshore, dopo essere scivolato giù del 6% in un mese. Dollaro/yen sopra quota 129 e sterlina che si posiziona a 1,2344 dollari dopo essere scesa fino a 1,2156 dollari la settimana scorsa. In Ucraina è stato raggiunto l’accordo su una tregua a Mariupol e sono stati evacuati i primi 264 militari dall’acciaieria Azovstal. Stiamo salvando “i nostri ragazzi: l’Ucraina ha bisogno di eroi vivi“, ha commentato Zelensky. Oggi, dopo il rapporto di Primavera dell’Ue di ieri, escono gli attesi dati Usa sulle vendite al dettaglio ad aprile.

La Ue taglia le stime per la crescita dell’Eurozona 

La crescita dell’Eurozona rallenterà al 2,7% nel 2022 e al 2,3% nel 2023. E’ quanto emerge dal rapporto Ue di primavera. Tagliate dunque le precedenti stime di febbraio che davano il Pil al 4% nel 2022 e al 2,7% nel 2023. Vola invece a livelli record l’inflazione: nel 2022 toccherà il 6,1% (contro il 3,5% previsto a febbraio), trainata dai prezzi dell’energia. È “il tasso più alto nella storia dell’Unione monetaria”, commenta Gentiloni. Nel 2023 si prevede un’attenuazione al 2,7%.

Il tasso di disoccupazione si attesterà al 7,3% in calo rispetto al 7,7% nel 2021 per portarsi al 7% l’anno prossimo. La Commissione taglia anche le stime di crescita dell’Italia: il Pil dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 e rallentare all’1,9% nel 2023, rispetto al 4,1% e al 2,3% previsti a febbraio, a causa dell’impatto della guerra della Russia contro l’Ucraina che pesa su catene di approvvigionamento e prezzi.

Nelle previsioni di primavera Bruxelles segnala che “la maggior parte della crescita dell’Italia” per il 2022 è “attribuibile a un effetto di trascinamento” legato alla “rapida ripresa” registrata nel 2021. A causa dell’attuale contesto geopolitico “le prospettive restano soggette a pronunciati rischi al ribasso”. Il deficit italiano nel 2022 sarà al 5,5%, per scendere al 4,3% nel 2023. Il debito pubblico sarà al 147,9% quest’anno e al 146,8% nel 2023.  L’Italia sarà “gravemente colpita” dal brusco stop all’approvvigionamento di gas” russo. Germania in picchiata: Pil all’1,6%, il livello più basso tra i 27 se si esclude l’Estonia. 

I dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti

Oggi escono i dati sulle vendite al dettaglio Usa, che sono una proxy dei consumi. La previsione è buona: +0,9% mensile ad aprile, contro il +0,7% di marzo. E +0,7% mensile al netto delle vendite di auto e benzina, sostanzialmente come a marzo. Il dato non è male, specie tenendo conto che venerdì scorso è uscito l’indice Michigan sulla fiducia dei consumatori Usa, che a maggio ha registrato un deludente calo delle aspettative, scese a 56,3 punti dai 62,5 punti di aprile e sotto gli attesi 63 punti. Questo significa che l’aumento dell’inflazione inizia a mordere sulla fiducia dei consumatori americani e quindi è un importante che le vendite del settore retail tengano.