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AGI – L’economia cinese perde vigore nel secondo trimestre, segnando una crescita del 7,9% annuale. Il dato diffuso oggi dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino è al di sotto dell’attesa crescita dell’8,1%, e in rallentamento rispetto all’espansione record del 18,3% registrata nei primi tre mesi del 2021, che risente del paragone con la contrazione dell’economia dei primi tre mesi del 2020, dovuta alle chiusure per contrastare la pandemia di Covid-19.

Ora gli analisti si aspettano l’arrivo di nuove misure di stimolo da parte della autorità di Pechino, le quali però fanno sapere che non intendono inondare l’economia di liquidità. 

Nei primi sei mesi, la Cina ha registrato una crescita del 12,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre su base congiunturale, l’economia cinese è cresciuta dell’1,3%, al di sopra delle attese, contro il +0,4% del primo trimestre e più dell’atteso +1,2%.  Il dato è ampiamente in linea per raggiungere il target fissato a marzo scorso di una crescita superiore al 6% nel 2021.

L’economia cinese procede su una ripresa “stabile”, ha dichiarato il portavoce dell’Ufficio Nazionale di Statistica, Liu Aihua, ma “squilibrata”, e su cui incidono la pandemia e “instabilità esterne e incertezze”.

Sull’attività industriale pesano i prezzi delle materie prime, le carenze di approvvigionamento e i controlli sull’inquinamento, mentre i consumi interni risentono dei piccoli focolai di Covid-19.

I dati diffusi oggi mostrano anche un rallentamento della produzione industriale a giugno, cresciuta dell’8,3% rispetto all’8,8% segnato a maggio, ma al di sopra delle attese di un +7,8%. Rallentano anche le vendite al dettaglio, che a giugno hanno registrato un aumento del 12,1% contro il 12,4% di maggio, ma al di sopra di una previsione di crescita dell’11%. Al di sopra delle attese anche il dato degli investimenti fissi, cresciuti del 12,6% tra gennaio e giugno scorsi, ma lontani dal 15,4% segnato nei primi cinque mesi del 2021.

I segnali odierni di rallentamento dell’economia cinese hanno innescato speculazioni sulla possibilità che il governo possa mettere in campo nuove misure di sostegno all’economia e che la banca centrale possa varare allentamenti alla politica monetaria. Da oggi è attivo il taglio dello 0,5% ai requisiti di riserva obbligatori delle banche annunciato la settimana scorsa dalla banca centrale per sostenere l’economia reale e le aziende che devono fare i conti con l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Nei giorni scorsi, il primo ministro Li Keqiang ha confermato che la Cina manterrà l’economia “in un range ragionevole” nella seconda parte del 2021 e farà ricorso a misure per alleviare le pressioni che gravano sulle piccole aziende. La Cina, ha detto Li, si concentrerà sul sostegno all’economia reale e sulla creazione di posti di lavoro, senza “inondare” l’economia di liquidità e mantenendo una politica monetaria prudente.