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AGI – Nel 2019 il tasso di crescita del Pil in volume è pari a 0,3%, con una revisione nulla rispetto alla stima di marzo. Lo rende noto l’Istat diffondendo i Conti economici nazionali relativi al 2018-19. Sulla base dei nuovi dati, nel 2018  il Pil in volume è cresciuto dello 0,9%, con una revisione al rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di marzo. 

La stima aggiornata dei conti economici nazionali, commenta l’Istat, conferma il significativo rallentamento della crescita dell’economia nel 2019, con un tasso di variazione del Pil dello 0,3% a fronte di un incremento dello 0,9% nel 2018. 
Dal lato della domanda, aggiunge l’Istat, nonostante il rallentamento delle esportazioni, il calo delle importazioni ha determinato un contributo positivo della domanda estera netta, mentre la domanda interna ha fornito nel complesso un contributo lievemente negativo.

Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si conferma la crescita delle costruzioni e dei servizi e la contrazione dell’agricoltura e delle attività manifatturiere. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è pari all’1,6% del Pil, in netto miglioramento rispetto al 2018, e la pressione fiscale è aumentata.     

Nel 2019 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.789.747 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 2.083 milioni rispetto alla stima di marzo scorso.

Per il 2018 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 4.895 milioni di euro. Nel 2019 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume dell’1,6%, i consumi finali nazionali dello 0,3%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,0%; le importazioni sono diminuite dello 0,6%.     

Il valore aggiunto in volume è cresciuto dell’1,8% nelle costruzioni e dello 0,5% nel settore dei servizi ed è diminuito dell’1,7% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dello 0,7% nell’industria in senso stretto. Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 41,8% e il tasso di investimento al 21,6%. 

Deficit-Pil confermato all’1,6%, migliora sul 2018

L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil si attesta nel 2019 a -1,6%  a fronte del -2,2% registrato nel 2018. E’ la stima aggiornata, invariata rispetto alla previsione pubblicata ad aprile. In valore assoluto l’indebitamento è di -28,650 miliardi di euro, in diminuzione di circa 10,3 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente.  

L’indebitamento netto, sottolinea l’Istat, è “in netto miglioramento” rispetto al 2018. Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è positivo e pari a 31,736 miliardi di euro, con un’incidenza sul Pil dell’1,8% (+1,4% nel 2018). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è positivo e pari a 29,234 miliardi di euro (15.479 milioni nel 2018). Tale miglioramento, spiega l’Istituto, è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 23,8 miliardi di euro e di un aumento di entità inferiore, circa 10,1 miliardi, delle uscite correnti.

Reddito famiglie sale all’1%

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2019 una crescita dell’1,0% in valore e dello 0,5% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,0%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta stabile all’8,1%. 

Aumenta la pressione del fisco

La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,4% nel 2019, in aumento rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat nei Conti economici nazionali. ​ Nel 2019 le entrate totali delle amministrazioni pubbliche sono aumentate del 2,9% rispetto all’anno precedente.

L’incidenza sul Pil è pari al 47%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita del 2,9%, attestandosi al 46,8 % del Pil. In particolare, le imposte dirette sono risultate in aumento del 3,5%, in virtù della crescita dell’Irpef, dell’Ires e delle imposte sostitutive. Anche le imposte indirette hanno registrato un aumento (+1,5%), per effetto principalmente della crescita del gettito Iva e dell’imposta sul Lotto e le lotterie.