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Per Alitalia “al momento una soluzione di mercato non c’è”. Le ultime dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, non spiegano quale sia (né se ci sia) un piano B a portata di mano per la ex compagnia di bandiera. Con la frenata sulla cordata con Delta e Fs, però, la strada per il salvataggio di Alitalia è tutta in salita. Eppure, molti Stati europei nel recente passato hanno risanato la compagnia nazionale.

Ecco quali:

Swissair salvata dalle banche 

“Non abbiamo i soldi per il carburante”. Così, la mattina del 2 ottobre 2001, Swissair annuncia che i suoi aerei restano a terra. La compagnia non ha più liquidità. Il 4 ottobre arriva un prestito statale di 450 milioni di franchi e gli aerei riprendono a volare. Il governo elvetico preme sulle banche per risolvere la situazione: Ubs e Credite Suisse sbloccano un finanziamento di 260 milioni di franchi svizzeri per garantire l’operatività ordinaria della compagnia, in attesa che a fine mese il servizio aereo sia trasferito alla controllata, più piccola, Crossair (la filiale per i voli regionali).

Le due banche acquistano il 70,35% di Crossair e Swissair diventa una bad company. La Newco si chiama Swiss e nasce nel gennaio 2002 con azionisti privati e banche in maggioranza, governo federale, Cantoni: rileva due terzi delle attività ex Swissair e Crossair. Il 31 marzo 2002 Swiss brinda al primo volo. Due anni dopo tornano i problemi di liquidità e il 22 marzo 2005 viene ufficializzata la vendita a Lufthansa. L’operazione, che prevede due tappe, si conclude il primo luglio 2007. Swiss ha come azionisti lo Stato (20,4% di quote), alcuni Cantoni tra cui Zurigo (10,3%), Ubs (10,4%) e Credit Suisse (10,3%), Nestlè, Roche, Novartis e altri. Il passaggio a Lufthansa non è indolore. In due anni l’organico passa da 8.000 a poco piu’ di 5.300 addetti.

Oggi Swiss è una compagnia sana. Il 2017 è definito dagli analisti un “anno record per il bilancio” (con un utile operativo salito del 31% a 510 milioni di euro) e il 2018 non è da meno (utile rettificato di 593 milioni e fatturato di 4,897 miliardi). Alla fine dello scorso anno Swiss ha quasi 9.000 dipendenti e 89 aerei, dei quali 29 per voli intercontinentali. Sono 17,9 milioni i passeggeri che viaggiano sui suoi aerei nel 2018 raggiungendo oltre 100 destinazioni in 44 Paesi.

Il salvataggio di Austrian Airlines 

Austrian Airlines nasce nel 1957 ed è la principale compagnia aerea austriaca, con sede a Vienna. Le cose vanno bene per quasi cinquant’anni, poi problemi di liquidità mettono a terra gli aerei. Ancora una volta a togliere le castagne dal fuoco (ma a caro prezzo) arriva Lufthansa. Nel 2007 inizia il processo di privatizzazione e nel novembre del 2008 la quota pubblica della compagnia (il 41,56%) viene acquistata ufficialmente da Lufthansa, che l’anno dopo diventa proprietaria del 90% delle quote dopo l’autorizzazione Ue a 500 milioni di aiuti statali, la metà del buco della compagnia.

Nel luglio 2012, a fronte di un progetto di razionalizzazione dei costi, la Austrian Airlines trasferisce l’intera flotta e personale di volo alla sussidiaria regionale Tyrolean Airways. Dal primo luglio 2012 tutti i voli sono operati da Tyrolean sotto marchio Austrian. Nel 2018 la compagnia trasporta 13,9 milioni di passeggeri, con un aumento rispetto al 2017 dell’8% e un totale di 150.963 voli con 83 aeromobili (una media di 414 voli al giorno).

Il caso Olimpic

Olympic Airlines, precedentemente nota come Olympic Airways, era fino al settembre 2009 la compagnia aerea di bandiera greca, nonché la più grande compagnia ellenica. La Olympic Airways nasce il 6 aprile del 1957 grazie ad Aristotele Onassis. Poi nel 1975 la compagnia passa nelle mani dello Stato greco. Nel dicembre del 2003 la Olympic Airways e le compagnie aeree sussidiarie Olympic Aviation e Macedonian Airlines si uniscono per diventare un’unica compagnia aerea greca di bandiera: la Olympic Airlines. Dopo circa sei anni di servizio e almeno due miliardi di perdite la Olympic Airlines cessa ogni operazione il 30 settembre 2009.

A fine 2013 l’Antitrust Ue autorizza la cessione ad Aegean Airlines, posseduta da privati greci. Aegean Airlines chiude il 2018 con ricavi consolidati in crescita del 5%, pari a 1,187,4 miliardi di euro. Gli utili, al netto delle imposte, sono pari a 67,9 milioni, in crescita del 13%. Il traffico totale dei passeggeri raggiunge i 14 milioni di persone, con un incremento del 6% rispetto al 2017. I voli internazionali registrano 7,8 milioni di passeggeri, il 7% in più rispetto al 2017, mentre i passeggeri dei voli nazionali sono cresciuti del 4% fino a raggiungere i 6,1 milioni.

Sabena in bancarotta 

Sabena è una controllata di Swissair (per il 49,5%, mentre il resto è nelle mani dello Stato belga) che collassa insieme alla compagnia aerea ‘madre’. Già nel 2000 perde 320 milioni e l’anno successivo il gruppo porta i libri in Tribunale. Il mancato versamento da parte di Swissair obbliga la Sabena a formalizzare il 3 ottobre 2001 la sua esposizione economica e infine a sospendere definitivamente tutte le operazioni il 7 novembre 2001. L’attività riparte dalla filiale per voli regionali Delta Air Transport (Dat).

Nell’attività di nuovo vettore aereo belga subentra la SN Brussels Airlines, che eredita i codici internazionali ed il logo di una ‘S’ stilizzata. I dipendenti vengono dimezzati e passano a circa 6.000. Nel novembre 2006, cinque anni dopo il fallimento, SN Brussels Airlines e Virgin Express annunciano di fondersi e dar vita alla Brussels Airlines. La nuova compagnia aerea inizia le operazioni di volo il 25 marzo 2007. Ma i conti non vanno bene e ancora una volta arriva Lufthansa. La compagnia tedesca compra il 45%, con opzione ad acquistare il residuo 55% dal 2011.

Dal 25 ottobre 2009 Brussels Airlines diventa membro del programma Frequent Flyer di Lufthansa, Miles & More mentre dal 9 dicembre 2009 la compagnia belga è il 26esimo membro di Star Alliance (con tanto di cerimonia al municipio di Bruxelles). Da dicembre 2016 i tedeschi possiedono il 100 per cento. Oggi la compagnia ha 52 aerei, di cui 10 a lungo raggio.