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Fiat Chrysler Automobiles (Fca) ha ritirato la sua proposta di matrimonio a Renault perché in Francia “mancano le condizioni politiche”. In un comunicato diffuso nella notte, la casa del Lingotto annuncia “con effetto immediato”, il ritiro dell’offerta d’integrazione da 33 miliardi di euro, dopo il cda presieduto da John Elkann che si è tenuto a Londra.

Poco prima, Renault, al termine della riunione del board andata avanti per oltre 6 ore, aveva fatto sapere di non essere stata in grado “di prendere una decisione a causa della richiesta manifestata da rappresentanti dello stato francese di posticipare il voto ad un altro consiglio”. Secondo indiscrezioni, a votare contro la proposta di fusione nel cda di Renault sarebbero stati solo il governo francese e un rappresentante sindacale mentre il consigliere di Nissan si sarebbe astenuto.

Il Governo francese “prenderà atto” del ritiro dell’offerta, ha detto il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire. “Non appena questa offerta è stata fatta, il governo, azionista al 15,1% di Renault, l’ha accolta con apertura e ha lavorato in modo costruttivo con tutte le parti interessate”, ha detto il ministro in una dichiarazione, sottolineando che era stato raggiunto un accordo su tre delle quattro questioni principali al tavolo negoziale prima che si interrompessero. ​

L’esito dei negoziati “dimostra che quando la politica cerca di intervenire in procedure economiche non sempre fa bene” ha detto Luigi Di Maio che da Roma aveva seguito la trattativa. “Se Fca ha ritirato la proposta è perché non ha visto convenienza o per altro che noi non sappiamo” ha aggiunto.

Fca, nel comunicato, ha chiarito che a far saltare l’operazione è stato proprio il governo di Parigi. In Francia “non vi sono attualmente le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”, ha tuonato il gruppo di Torino. Fca continua “ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti”. Fca ha dunque espresso la propria gratitudine ai vertici di Renault ed ai suoi partner Nissan e Mitsubishi “per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta”. 

Le nozze non si celebreranno “a qualsiasi condizione” aveva avvertito Le Maire, lasciando presagire che qualcosa non stava funzionando. Parigi, per acconsentire alla fusione, ha reclamato una sede “operativa” Fca-Renault in Francia, garanzie sui siti industriali, sull’occupazione e ha preteso una poltrona per un rappresentante governativo nel nuovo cda che sarebbe dovuto essere paritetico, formato da quattro membri per parte.

A John Elkann sarebbe potuta spettare la presidenza, mentre l’amministratore delegato del nuovo colosso dell’auto sarebbe dovuto essere di sponda transalpina e tra i nomi indicati da Parigi c’era quello dell’attuale Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard. Nel nuovo gruppo la quota pubblica francese si sarebbe diluita al 7,5%.

Dopo l’annuncio sulla mancata fusione i titoli Fca hanno perso il 3,4% nelle contrattazioni after-hours anche se la societ ha assicurato che “continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.