Ultime News
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterEmail this to someone

Dalla Perla, a Versace e Gucci per non parlare di Loro Piana e anche marchi di lusso meno raffinati come Puma, nel settore dell'abbigliamento. Ma il 'made in Italy' fa gola alle aziende estere su tutti i settori: basti pensare allo zucchero Eridania oppure ai gelati Motta. E anche le banche, come ad esempio Bnl e Cariparma, o le tlc: per lungo tempo è andata avanti la polemica sull'acquisizione di Telecom da parte della francese Vivendi. Questa di Magneti Marelli è quindi solo l'ultima di una lunga sequela di operazioni che dimostrano come le eccellenze italiane sono molto appetibili.

Lusso

La prima azienda italiana di è stata Fiorucci, la Maison di moda fondata a Milano da Elio Fiorucci nel 1967 che ha raggiunto il successo tra gli anni '70 e '80: è stata poi rilevata nel 1990 dalla Edwin International, società giapponese di abbigliamento con 8 marchi di proprietà e 6 in licenza, tra cui Lee, Wrangler e Avirex. Il lusso piace molto al capitalismo cinese, e anche i francesi ce lo contendono. Ad esempio gli yacht di Ferretti sono ora di proprietà di Shandong Heavy Industry-Weichai Group, e le collezioni di Krizia sono passate a Marisfrolg Fashion Co azienda leader sul mercato asiatico del pret-a'-porter di fascia alta.

Il marchio d'eccellenza Lvmh, titolare di Loro Piana (nel 2013) e di Bulgari (nel 2011), è andato al fondo francese Kering che ha fatto man bassa di marchi, da Gucci a Bottega Veneta, da Pomellato a Dodo, da Sergio Rossi a Brioni passando anche a Richard Ginori. Valentino è dal 2012 nelle mani di Mayhoola Investments (Qatar) e quel che resta di Gianfranco Ferrè di Paris Group (Dubai), mentre La Rinascente appartiene alla thailandese Central Group of Companies. In mani americane è invece Poltrona Frau, rilevata da Haworth. Ultimo caso eclatante, quello di Versace il cui brand è stato venduto allo stilista Michael Kors, lo scorso mese di settembre, per la bellezza di 2 miliardi di dollari.

Insomma, le griffe italiane fanno gola non solo alla Francia ma anche all'estremo Oriente e negli Usa. La giapponese Itochu Corporation ha nel tempo acquistato anche altri marchi italiani come Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini, Belfe e Lario, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferrè , Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino S.p.A. Quasi tutte queste aziende sono state poi rivendute sempre ad aziende straniere. Unica in controtendenza, in questo settore, un'operazione finanziaria in cui l'acquirente è stata un'impresa tricolore. La Moncler, azienda d'abbigliamento che produce in particolare capi invernali fondata da un imprenditore francese nel 1952 e famosa per i suoi 'piumini', è dal 2003 proprietà dell'imprenditore italiano Remo Ruffini.

Tlc

Nel giugno del 2015 Vivendi diventa primo azionista dell'ex monopolista Telecom al posto di Telefonica con il 14,9% ed è arrivata a detenerne quasi il 25% del capitale. In sostanza, è primo socio di Telecom Italia con quasi il 24% delle azioni, oltre che azionista forte di Mediaset, con una quota di quasi il 29% del capitale (la Fininvest della famiglia Berlusconi ha il 40,3 per cento). E' invece nelle mani della russa VimpelCom la compagnia telefonica Wind.

Alimentare

Lunga la lista delle case italiane dell'industria alimentare finite in mani straniere, a partire dal lontano 1993, quando gli svizzeri della Nestlè si comprarono il marchio Italgel (Gelati Motta, Antica Gelateria del Corso, La Valle degli Orti) ed il Gruppo Dolciario Italiano (Motta e Alemagna). Quest'ultimo è poi ritornato in mani italiane grazie alla Bauli di Verona. Attualmente Nestlè controlla l'ex Italgel insieme a surgelati e salse Buitoni. Il colosso elvetico possiede anche l'acqua minerale Sanpellegrino e controllate (Levissima, Recoaro, Vera, San Bernardo e Panna).

Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori sono proprietà di Lactalis, il Re del Camembert che si è comprato Parmalat nel luglio del 2011, mentre gli oli Cirio-Bertolli-De Rica sono stati presi nel 1993 da Unilever, che poi li ha ceduti nel 2008 alla spagnola Deoleo, già titolare di Carapelli, Sasso e Friol. A seguire, un altro pezzo di made in Italy nell'agroalimentare a passare sotto insegne francesi è stato Eridania Italia, società leader nel settore zucchero italiano.

Anche la grande distribuzione non è rimasta immune dall'avanzata francese, presa d'assalto dai vari Carrefour, Castorama, Auchan e Leroy-Merlin. E che dire delle mitiche caramelle Sperlari? Attualmente la società, insieme alle italiane Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fa parte della Leaf Italia S.r.l., società controllata dall'olandese Leaf International BV, azienda leader del mercato delle caramelle in Svezia, Olanda, Finlandia e Belgio e al secondo posto in Norvegia, Danimarca e Italia.

Nemmeno la 'bionda' per eccellenza è stata ignorata: la Birra Peroni, comprendente i marchi Peroni e Nastro Azzurro, entra a fa parte del colosso sudafricano SABMiller plc, tra i più grandi produttori di birra al mondo. E 'addio' anche alla Star, proprietaria di diversi marchi come Pummarò, Sogni d'oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo, Risochef, Mellin, che è stata acquistata dalla spagnola Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen.(

Finanza

Ha fatto molto 'gola' alla Francia. Risale al 2006, a seguito dell'annullamento dell'Opa di Unipol, l'acquisizione di Bnl da parte del gruppo Bnp Paribas. Poi nel 2007, a seguito della fusione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa, per motivi antitrust Intesa Sanpaolo cede il controllo delle banche al dettaglio Cariparma e Banca Popolare FriulAdria (654 sportelli in tutto) a Credit Agricole, già azionista della banca italiana fin dal 1990. Altro 'caso': Generali nel 2007 accetta l'offerta di Groupama, socio del patto di Mediobanca, a sua volta azionista di maggioranza a Trieste (con il 15,8%), per l'acquisto del 100% di Nuova Tirrena per 1,25 miliardi di euro.  E' stata in seguito la volta di Unicredit che ha venduto Pioneer ad Amundi per un valore di 3,5 miliardi di euro.

Industria

Segna il 'debutto' tedesco nel Made in Italy un'importante operazione e cioè l'acquisizione di Italcementi da parte di HeidelbergCement, con un'offerta da 1,66 miliardi di euro. Pirelli invece parla cinese: ChemChina è il nuovo socio forte del gruppo. Nell'ottobre 2014 la famiglia Merloni è uscita definitivamente dalla scena degli elettrodomestici: Whirlpool ha di fatto acquisito il 56% del gruppo di Fabriano salendo al 60,4%. A settembre 2016 la francese Suez è diventato il primo azionista privato dell'utility romana Acea fino al 23%: è così il primo socio privato di Acea, dietro al Comune che ha la maggioranza assoluta. Magneti Marelli passa oggi ai giapponesi di Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di euro.

Energia

Parla francese Edison (Edf), e Saras è bilingue, controllata oltre che dai Moratti dai russi di Rosneft. Fuori da Piazza Affari, State Grid of China ha il 35% di Cdp Reti, la scatola in cui sono detenute le partecipazioni di controllo di Terna e Snam, e Shanghai Electric il 40% di Ansaldo Energia.

Trasporti

L'industria ferroviaria nazionale è oggi completamente in mani straniere. La Fiat Ferroviaria è controllata da Alstom dal 2000, mentre la Tibb (Tecnomasio-Brown Boveri) è passata prima sotto la Daimler Benz-AdTranz (1996) e poi sotto la canadese Bombardier (2001). AnsaldoBreda e il 40% di Ansaldo Sts è stata venduta alla giapponese Hitachi da parte di Finmeccanica.

Sul fronte aerei, è lo sbarco di Etihad alla cloche di Alitalia e poi il fallimento della partnership cui abbiamo tutti assistito. Altro esempio è Piaggio Aerospace, produttrice di aerei, dal 2014 nelle mani del fondo sovrano arabo Mubadalae più significative sono state le vendite di: Ducati Motor Holding S.p.A. alla società Audi AG del Gruppo tedesco Volkswagen, che ha assorbito definitivamente l'azienda, e Lamborghini, anch'essa acquisita dal Gruppo tedesco della Volkswagen.