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Dopo Trony, anche Mercatone Uno cede sotto i colpi della crisi (e dell’e-commerce). E a rischiare grosso sono le tremila persone che lavorano nei 74 negozi (di cui 59 attivi) sparsi in tutta Italia. I commissari straordinari e i sindacati potrebbero aver trovato soluzione, escludendo l’ipotesi spezzatino. Ma cosa sta succedendo nello specifico?

In crisi da tre anni

Nato nel 1983 su iniziativa dell’imprenditore Romano Cenni, il Gruppo Mercatone Uno si è affermata come azienda italiana specializzata nella grande distribuzione organizzata di mobili e complementi d’arredo a un costo competitivo e accessibile a tutti. Negli anni la società si è ampliata sempre di più, vantando una presenza capillare su tutto il territorio. Fino ad ora. Il gruppo, infatti, è in amministrazione straordinaria dal 7 aprile 2015. E il rischio è che dopo 3 anni di crisi possa chiudere le saracinesche.

La soluzione: vendita a un unico soggetto

Il 15 marzo commissari straordinari del gruppo (Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari) hanno incontrato, al ministero dello Sviluppo economico, i rappresentanti nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali e delle regioni interessate. Obiettivo del tavolo, trovare ovviamente una soluzione che punti a salvaguardare gli interessi dei lavoratori e della Mercatone Uno. E una soluzione sembra essere arrivata: i commissari hanno spiegato di aver valutato sette offerte vincolanti d’acquisto, e di essere giunti a un’ipotesi di vendita unitaria. Si esclude quindi l’ipotesi spezzatino, con l’obiettivo di mantenere una presenza in tutte le regioni. La procedura dovrebbe concludersi nell’arco di 4/6 settimane e poi dovrebbe partire la trattativa sindacale. A metà aprile, inoltre, è in programma un nuovo incontro al Ministero in cui si entrerà nel dettaglio dell’ipotesi di aggiudicazione.

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Soddisfatti i sindacati

Per la Fisascat Cisl, "la soluzione individuata consentirebbe sia la continuità aziendale che la significativa salvaguardia dei 74 negozi della rete commerciale e dei livelli occupazionali che si attesterebbero oltre le tremila unità nei 59 punti vendita attualmente attivi". I sindacati, inoltre, hanno condiviso la necessità di dotarsi di un piano straordinario di attività che consenta ai negozi di poter operare nel periodo nel quale si svolgerà il trasferimento di ramo aziendale, al fine di preservare la continuità gestionale in tale delicatissimo passaggio. "Il nostro auspicio – ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl, Vincenzo Dell'Orefice – è quello di arrivare a una celere definizione dell'epilogo della procedura amministrativa nel rispetto dell'obiettivo, peraltro dichiarato sempre anche dai commissari straordinari e dagli enti locali, della maggior salvaguardia possibile dei livelli occupazionali".