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(AGI) – Roma, 23 giu. – Il settore vitivinicolo mostra risultati soddisfacenti per gli operatori del settore con una capacita’ di export rilevante, siamo il primo Paese produttore al mondo. Intorno al vino si e’ costruito un asset socio-economico fondamentale. Balzano agli occhi i 5,6 miliardi di euro generati delle vendite all’ estero e i circa 50 milioni di ettolitri di vino prodotti nell’ultima vendemmia. Tale attitudine e’ accompagnata da un buono impianto della OCM (Organizzazione comune di mercato) unica che prevede per il settore vino un Piano costruito su misure nazionali che dovrebbero concretizzarsi pero’ su base regionale. Infatti, quello che manca, ed e’ doverosa una sollecita definizione, e’ proprio la declinazione di come le misure incideranno sulle varie realta’ vitivinicole italiane, tanto diverse tra loro. E’ questo il tema emerso dal Forum vitivinicolo nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, che si e’ tenuto a Montepulciano, ospitando le riflessioni di molti addetti ai lavori, e da cui si e’ sintetizzata l’esigenza di una “Strategia Nazionale Unica per la promozione, valorizzazione e tutela del vino Made in Italy”. Strategia, appunto, che dia valore alle potenzialita’ ed affronti le criticita’. “In primo luogo -ha evidenziato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- c’e’ la questione relativa alla dematerializzazione dei registri di cantina, innovazione opportuna, ma introdotta in un in sistema Sin-Agea che svilisce il ruolo degli operatori del settore”. Accanto a questo chiediamo -ha aggiunto Scanavino- una revisione del funzionamento delle regole sulle accise, che vanno adeguate alle esigenze degli operatori del settore e una Ricerca per il vino non solo privata, per evitare una involuzione, su argomenti cruciali come la transgenesi, i vitigni resistenti, le tecniche di vinificazione”. Il Forum della Cia e’ stato, inoltre, propedeutico per l’avvio di una riflessione sull’opportunita’ di promuovere e tutelare un paniere di prodotti del Made in Italy. Una nuova governance per innovare i Consorzi di Tutela, strumenti questi che hanno fatto la storia delle DO ed IG, ma che potrebbero diventare una criticita’ se viene a mancare il giusto equilibrio, tra gli interessi rappresentati, al loro interno.(AGI)
Bru